orto in montagna
L'orto in montagna richiede accorgimenti particolari.
Fare l'orto in montagna richiede qualche attenzione diversa da quelle per la pianura. Ecco a cosa badare e le tempistiche giuste

Per l'orto i consigli di coltivazione che in genere si leggono sulle riviste di settore o sui libri di orticoltura, soprattutto riguardo ai tempi, sono relativi all’ambiente della Pianura Padana e del Centro Italia. Ma nel Nord, sull’arco alpino dai 600 m di quota in su, e sull’Appennino dagli 800 m in su nella sua parte settentrionale e dai 1.000 m d’altitudine nelle regioni del Sud Italia le condizioni climatiche variano sensibilmente rispetto alla pianura, imponendo una serie di accorgimenti particolari per riuscire ad avere un congruo raccolto.

In particolare è la temperatura a costituire un fattore limitante: le piante da orto si sviluppano al meglio e producono in abbondanza solo quando la minima notturna non scende sotto i 12-15 °C. A quote elevate il periodo che rispetta questa condizione va all’incirca da metà maggio a metà settembre, salvo singole notti più fredde.

Quindi, non tutte le orticole sono in grado di svilupparsi a sufficienza: sono soprattutto quelle che richiedono temperature elevate e stabili a essere penalizzate, come peperone, melanzana, finocchio così come quelle a ciclo lungo, come la zucca commestibile, specialmente se di grandi dimensioni. Queste specie sono sconsigliate, perché non riescono a portare a maturazione i prodotti e il raccolto sarà nullo o irrisorio.

Naturalmente, è impossibile anche ottenere un qualche raccolto invernale: i tunnel o la serra fredda non sono in grado di assicurare una minima termica sufficiente allo sviluppo, nemmeno ai radicchi e alle insalate, in genere le orticole più resistenti al freddo. Solo allestendo una serra riscaldata si può pensare di avere successo, ma il costo del riscaldamento rende decisamente anti-economica la coltivazione in montagna, soprattutto se l’inverno è gelido.

Esistono poi alcuni piccoli accorgimenti per sfruttare al massimo i pochi mesi favorevoli agli ortaggi: la semina deve essere posticipata il più possibile, tra l’ultima decade di aprile e la prima di maggio, e non bisogna avere fretta, perché una gelata all’inizio di maggio può vanificare una semina anticipata, costringendo a riseminare in seguito. Meglio scegliere varietà a ciclo breve, che assicurano il raccolto con una ventina di giorni di anticipo rispetto alle varietà normali, e precoci, che sopportano maggiormente le basse temperature. Per avere la massima sicurezza verso i ritorni di freddo, si può aspettare la metà di maggio e procedere invece con piantine trapiantate, sia create in proprio sia acquistate.

La posizione dell’orto deve essere sempre ben esposta a sud (non a est o ovest), in modo da sfruttare al massimo il notevole riscaldamento prodotto dai raggi solari.

In montagna poi sono più frequenti i temporali e le grandinate: ciò significa che le irrigazioni potranno essere ridotte, ma si rischia di compromettere il raccolto sia a causa dell’insorgenza facilitata di malattie fungine, sia a causa di spaccature dei tessuti vegetali. Il consiglio è quello di allestire, al momento della preparazione dell’orto, un traliccio di pali di legno o di metallo sulle singole parcelle, su cui tirare all’occorrenza un telo di plastica pesante trasparente, da fermare con lacci, in modo da proteggere le piantine. Verrà utile anche nelle notti di settembre, quando conserverà una temperatura un po’ più alta che permetterà di portare a maturazione gli ultimi ortaggi di stagione.

 

Orto in montagna: piccoli trucchi per buone verdure - Ultima modifica: 2020-06-09T08:05:12+02:00 da Elena Tibiletti