Quasi un simbolo dell'estate, fresco e gradevole, ideale anche per chi è a dieta in quanto poco calorico, il melone (Cucumis melo) è oggi meno coltivato negli orti familiari perché, come l'anguria, il suo ingombro comporterebbe la rinuncia, in caso di piccoli orti, ad altre produzioni orticole.
Di probabili origini africane, furono gli Egiziani, grandi commercianti, a diffonderne la conoscenza anche in Italia: lo racconta il grande studioso e botanico Plinio (I secolo d.C.). I Romani ne erano grandi consumatori e da allora la coltivazione del melone si diffuse in tutta Italia in varietà diverse.
Le cultivar del Meridione sono capaci di maturare fino al tardo autunno, mentre le varietà padane, tipicamente estive, hanno una conservabilità molto limitata ed esprimono il meglio del loro sapore e del loro profumo nel periodo compreso tra luglio e settembre. Oggi i meloni sono presenti al supermercato tutto l'anno dal momento che il mercato globale ne consente la commercializzazione da aree di produzione diverse. Non è raro trovare in qualunque periodo dell'anno frutti che provengono dalla Spagna, dal Marocco e persino dal Costarica.
Le varietà di melone
Esistono tre principali gruppi varietali di melone: il gruppo dei Cantalupi, i meloni retati e i meloni invernali.
Dal punto di vista commerciale, i meloni si distinguono tra le varietà a frutto liscio (i cantalupi) e quelle a frutto retato. Tra le prime si segnala il filone delle varietà derivate o collegate alla Charentais, con la buccia sottile e la polpa molto dolce e profumata, oppure i Tamaris e derivati, a maturazione medio-tardiva. Tra i retati c’è solo l’imbarazzo della scelta tra numerosi ibridi, che coprono un arco produttivo che va dalle raccolte precoci alle tardive. Alcune varietà tardive vengono inoltre classificate come “invernali”: producono frutti piuttosto grossi (possono superare i 2 kg) che si conservano anche fino a gennaio se immagazzinati in un locale fresco e asciutto dove la temperatura non scenda sotto lo zero. Tra le invernali ci sono anche le varietà a buccia gialla e polpa bianca (come gli Amarillo o i Napoletano).
I tradizionalisti sceglieranno senz'altro le varietà locali italiane di questa Cucurbitacea. Tra quelle tipiche del Sud, che apprezzano un clima estivo molto caldo ma anche ventilato, squisitamente mediterraneo, ci sono il Napoletano con frutto a buccia verde e polpa biancastra e il melone di Cosenza a buccia rugosa, con frutti molto grossi (anche 2 kg) e capace di maturare, in clima mite, fino al tardo autunno, tanto che spesso viene proposto anche come frutto natalizio.
I meloni padani hanno invece la prerogativa di una minore sensibilità all'afa e al caldo stagnante tipico della pianura. Il melone mantovano è oggi considerato forse il migliore. La sua produzione è protetta da un consorzio che mira alla nascita del melone mantovano IGP. Il melone è senz’altro “principe” nel Mantovano, al punto da dare il nome a una varietà assai apprezzata, di colore giallo, con striature verdi e forma tondo-ovale. Qui compaiono le documentazioni storiche più antiche, risalenti alla fine del Quattrocento, l’epoca della scoperta delle Americhe. Nell’Archivio Gonzaga sono conservati scritti che mostrano l’importanza della coltivazione di tale frutto in questa zona già 500 anni fa.
Esistono poi molte varietà ibride F1 americane, a polpa gialla o bianca, e anche verde. Il 'Piel de sapo' o 'Pinonet' è una varietà spagnola molto precoce a polpa bianca, dolce e resistente alle malattie, che oggi troviamo spesso anche al supermercato.
Come coltivarlo in 11 punti
- Per coltivare i meloni nel proprio orto si può scegliere di acquistare le giovani piantine o partire dai semi: i risultati saranno gli stessi, ma la soddisfazione sarà sicuramente maggiore sapendo di aver seguito la crescita sin dall’inizio!
- La semina dei meloni va eseguita solo quando non c’è più rischio di basse temperature; in genere nel Nord è consigliabile attendere i primi di maggio, mentre al Sud va bene anche l'inizio di aprile; l'importante è che le temperature si aggirino stabilmente sui 15 °C. Seminando direttamente nell’orto occorre tener conto dello sviluppo: per le varietà a frutto grosso tenere almeno un metro da una pianta all’altra e quasi il doppio fra i filari, perché i tralci crescono con una rapidità sconcertante. Seminando a dimora (il seme va posto con la parte appuntita verso il basso) si pongono 2-3 semi per buchetta, e più avanti si terranno solo le piante più vigorose: 50-100 cm sulla fila, 150-200 tra le file. Si può anche seminare in vasetto verso metà febbraio: dove il clima è più favorevole il trapianto in piena terra e senza protezioni (tunnel di plastica) inizia a fine aprile, mettendo le piantine a dimora col loro pane di terra quando hanno 2-3 foglie vere (oltre i cotiledoni) e non di più, altrimenti potrebbero poi avere uno sviluppo ritardato o stentato.
- I meloni crescono bene in ambienti con alte temperature; temono l’eccessiva umidità atmosferica e del terreno; vogliono terreno ben drenato e profondo, fattore questo che ne impedisce la crescita in vaso, a meno che non si possa disporre in terrazzo di grandi vasche con adeguata profondità (minimo 50-70 cm).
- Il melone ha bisogno di un terreno fertile e mai del tutto asciutto; è fondamentale che in precedenza non abbia ospitato meloni nell’anno precedente, né altre piante della stessa famiglia come angurie e cetrioli, tutte piante sensibili ad alcune malattie fungine e all’azione devastante di minuscoli parassiti chiamati nematodi, difficili da combattere. Il frequente e regolare rinnovo delle colture ne limita la diffusione e quindi la capacità di danneggiare la produzione delle piante.
- Controllate la vostra melonaia per asportare regolarmente le infestanti, meglio se effettuando l’estirpazione manuale, consigliata nei piccoli orti: ciò per evitare danni alle radici dei meloni, che si mantengono piuttosto superficiali e che sono molto delicate nelle loro prime fasi di sviluppo.
- A questo scopo può essere utile prevedere, sotto i meloni, una pacciamatura in telo verde o nero del tipo traspirante e permeabile, in modo da lasciar filtrare nel terreno le irrigazioni: effettuatele con il sistema a goccia o con manichette forate disposte sotto la pacciamatura di telo, che riduce la nascita delle malerbe e preserva la pulizia e l’integrità dei frutti. Evitate di bagnare il fogliame, perché ciò lo rende più facile alle malattie fungine. Nel caso non si adotti la pacciamatura occorrerà periodicamente eliminare le infestanti, sia estirpandole manualmente sia sarchiando con una piccola zappa. Man mano che i frutti ingrosseranno occorrerà irrigare, ma senza eccedere: le irrigazioni termineranno quando i frutti avranno raggiunto la dimensione ottimale.
- In tema di concimazioni, se il suolo è dotato di buona fertilità oppure alla coltivazione precedente è stato apportato letame non è indispensabile aggiungere altro concime organico.
- Quando le piante si sono sviluppate e ogni tralcio ha emesso una decina di foglie, occorre praticare la cimatura: lo stelo principale e gli steli secondari devono essere spuntati lasciando solamente 2-4 foglie; in questo modo si favorisce e si anticipa l’emissione dei fiori femminili, quelli che producono in seguito i frutti.
- Dal trapianto in poi, la pianta di melone si sviluppa aderendo al terreno e proliferando verso l'esterno con ramificazioni a stella. Il momento decisivo per la fruttificazione è l'impollinazione dei fiori che avviene verso fine marzo a opera del vento e delle api i cui alveari sono posti nei pressi delle serre.
- Spesso i frutti vengono appesi in retine, per tenerli rialzati dal terreno ed esporli bene al sole. Attenzione, in fase di maturazione, all'umidità del terreno. Se il suolo è impregnato di acqua, posizionate sotto i frutti delle assicelle di legno, delle pietre o dei mattoni, togliendo le foglie che ombreggiano i frutti.
- Il melone è una specie ortiva piuttosto facile e resistente, ma comunque sensibile ad alcune malattie di natura crittogamica (fungina). Purtroppo si tratta di patologie difficilmente risolvibili, pertanto l'unica strada per proteggere le piante è quella di attuare una corretta prevenzione attraverso metodologie di coltivazione idonee. La fusariosi è una patologia micotica provocate da specie fungine appartenenti al genere Fusarium. La tutela comporta un lungo ciclo di rotazione, anche 3-4 anni, il che vale anche per anguria e cetriolo. Inoltre è opportuno preferire, nei terreni in cui la fusariosi si è manifestata, le varietà meno sensibili, che appartengono alla tipologia F1, oppure i meloni innestati che sono reperibili in piantina pronta al trapianto con il vantaggio di un attecchimento facile e di uno sviluppo rapido. Un altro problema è il mal bianco (oidio), di facile diffusione quando l'ambiente è mite, umido e poco arieggiato. Se sulle foglie appaiono le tipiche macchie biancastre occorre trattare con un prodotto anticrittogamico specifico, a base di zolfo, di mattina presto o al tramonto, e migliorare l'arieggiamento eliminando parte delle foglie se troppo affollate.
Come capire se sono maturi?
- La raccolta inizia 90-110 giorni dopo la semina o in tempi più brevi se si parte da pianticelle sviluppate.
- Prima di tutto annusateli: se il profumo è intenso e appetitoso, probabilmente la maturazione è già ottimale.
- Un altro metodo utile è quello di soppesarlo: fra due meloni a parità di grandezza potrebbe essere migliore quello che pesa di più perché contiene più succo zuccherino.
- Le due estremità devono essere appena cedevoli per dimostrare che il frutto è ben maturo.
- Picchiettando la buccia, a giusta maturazione il suono è sordo e non “vuoto”.
- Al momento della raccolta, se il peduncolo si stacca abbastanza facilmente il frutto potrebbe essere eccellente in quanto a grado di maturazione, profumo e sapore.