Il vero tesoro fitoterapeutico del pungente ginepro sono i frutti, che contengono un olio essenziale a base di borneolo, isoborneolo, pinene, canfene, junene, cadinene e terpineolo, con proprietà diuretiche (tanto da essere utilizzato in preparati farmaceutici), analgesiche (contro reumatismi e artrite) e disinfettanti delle vie urinarie. Sono inoltre ricchi di tannini, sostanze astringenti con proprietà aperitive e digestive (nel piatto accompagnano di solito la cacciagione, notoriamente difficoltosa da digerire), battericide, e aventi capacità sinergiche (cioè di collaborazione positiva) con l'olio essenziale. Contengono anche una resina, sostanza balsamica a base dell’olio essenziale che disinfiamma le vie respiratorie e le libera dal catarro.
Essendo così ricco di princìpi attivi, il ginepro va assunto con moderazione, soprattutto se fresco, perché ad alto dosaggio determina un effetto opposto, irritando i reni e l'apparato urinario in generale. Inoltre è assolutamente vietato in gravidanza perché stimola le contrazioni uterine, ed è sconsigliato durante l’allattamento perché le sostanze fitoterapeutiche attraverso il latte raggiungono anche il neonato, esponendolo a un’azione che il giovane organismo non è in grado di gestire.
La coltivazione del ginepro
È una pianta molto longeva, anche se la crescita è pure lenta, ma in compenso non teme i venti, né quelli alpini (ginepro comune) né quelli salmastri (ginepro ossicedro e fenicio). Richiede una posizione soleggiata e un terreno calcareo. Attenzione: solo le piante femminili producono i frutti. Gli esemplari di almeno 1 m d’altezza si possono impiegare come siepe divisoria contro le intrusioni di estranei o di animali.
L’ampia diffusione allo stato selvatico ne fa una specie poco coltivata nei giardini. Desiderando però godere delle sue proprietà aromatiche e medicinali o dell’effetto ornamentale, non riproducetelo per seme, poiché la sua crescita è, appunto, molto lenta. Piuttosto rifornitevi presso un vivaio di giovani piantine che abbiano almeno 2 anni e che ben si adatteranno a qualsiasi tipo di terreno (se è troppo arido, lo sviluppo sarà rallentato), purché ben drenato.
Al terzo o quarto anno di età il ginepro femmina (con una pianta maschio nei dintorni) produrrà i primi frutti che matureranno l’anno seguente. Non richiede alcuna cura colturale particolare, salvo qualche annaffiatura nella prima estate dopo l’impianto. Il concime non è necessario, ma gradito in autunno.
Come si raccoglie
In natura il ginepro comune si trova nei pascoli e nei boschi di conifere soleggiati dalla pianura alla montagna, su terreni calcarei fino a 2.500 m d’altitudine, mentre l’ossicedro e il fenicio sono tipici di zone costiere, della macchia mediterranea e dei boschi sempreverdi sino ai 2.000 m slm.
I frutti si raccolgono manualmente con un paio di guanti a fine estate, tagliando i rametti che li portano; si essiccano in strati sottili in un ambiente aerato smuovendoli spesso per evitare che si formino muffe. Si conservano in un barattolo ben chiuso e all'asciutto.
In erboristeria con il ginepro
- Come espettorante: infondete 40 g di bacche schiacciate in un litro d'acqua bollente per 15 minuti, filtrate e bevete 3 tazze al giorno.
- Contro la bronchite: fate suffumigi con 40 g di bacche infuse per almeno 15 minuti in 2 litri d'acqua bollente, senza filtrare.
- In caso di asma: macerate 40 g di bacche in un litro di vino bianco per 10 giorni, filtrate e bevete un bicchierino durante gli attacchi (max 3 al giorno).
- Per placare la cistite: macerate 100 g di bacche in un litro di vino bianco per 8 giorni, filtrate, bevete 3 bicchierini da liquore al giorno.
- Contro i dolori reumatici: macerate per 10 giorni 10 g di bacche in 100 cl di alcol a 60°, filtrare e aggiungere pari quantità di olio d'oliva, all'occorrenza massaggiare la parte con 5-10 gocce di preparato.
- Per mitigare l’alitosi: infondete 5 g di bacche in una tazza d'acqua bollente per 10 minuti, filtrate e bevete dopo i pasti.
- Per aiutare la digestione lenta: bollite 100 g di bacche con un pezzetto di scorza di limone in un litro d'acqua fino a ottenere uno sciroppo, filtrate e aggiungete 2 cucchiai di miele d'acacia, fate bollire per 10 minuti, poi imbottigliate e conservate in frigo; prendete un cucchiaio prima dei pasti.
- Come antisettico intestinale: lasciate 15 g di bacche schiacciate in un litro d'acqua bollente per 10 minuti, filtrate e bevete 3 tazze al giorno.
Fra realtà, storia e leggenda
- Le bacche durante il Medioevo e il Rinascimento erano considerate una sorta di panacea universale, in virtù del sapore acre che ha dato il nome alla pianta (da un vocabolo celtico che significa appunto “acre”).
- Oggi s’impiegano in distilleria (se ne ricavano il gin e i liquori aromatizzati), ma anche in cucina per marinate di cacciagione, paté, ripieni, stufati, per condire i crauti e aromatizzare il brodo di carne. L’industria le utilizza per affumicare e profumare il prosciutto e lo speck, assieme ai rami fogliosi che vengono bruciati durante l’affumicatura.
- Le bacche ancora verdi, lasciate macerare in acqua e ammoniaca, tingono le stoffe di color nocciola.
- Dopo aver acceso il fuoco nel camino, quando si sono formate le braci, spargendo una manciata di bacche di ginepro si ottiene un’azione disinfettante dell'aria.
La scheda botanica
Il ginepro è spontaneo in Italia con tre specie diverse: Juniperus communis, tipico delle Alpi e dell’Appennino settentrionale, J. oxycedrus e J. phoenicea lungo la Penisola. Le caratteristiche sono molto simili per tutte e tre le specie, che si differenziano, oltre che per l’habitat, sostanzialmente per le dimensioni e i colori di frutti. Si tratta di arbusti alti dai 50 cm ai 6 m, con tronco rugoso e grigiastro, molto ramificato. Le foglie sono aghiformi, acute e pungenti, color verde glauco a gruppi di tre sul ramo. È una specie dioica, per cui vi sono piante maschili con fiori poco appariscenti, giallastri, che appaiono in maggio-giugno; e piante femminili con fiori a tre squame che si trasformano in “bacche” (nel vocabolario tecnico si chiamano “galbuli”) sferiche carnose, dapprima verdi e poi nero-bluastre e piccole (ginepro comune), bluastro-marrone (ginepro ossicedro) o rosso-bruno e grosse (ginepro fenicio) a maturazione, che si compie in 2-3 anni, e ricoperte da una patina opaca, sulle quali sono visibili le tre squame sull’apice.