gerani pelargonium angel
Pelargonium Angel
Sempre nuovi per forme e colori, solo i gerani svettano o ricadono così dalle Alpi alla Sicilia, con pochissime cure, inclusa la farfallina...

Ci ha provato, il Cacyreus marshallii, a distruggere anche la popolarità del geranio (Pelargonium), oltre che le piante, ma non c’è riuscito! Questa robusta pianta spesso suffruticosa (cioè con base legnosa), proveniente dal Sudafrica, è tuttora popolarissima, tanto che le grandi aziende di floricoltura continuano a sfornare ogni anno nuove varietà. Le troviamo in vendita già a metà marzo e sino ad agosto: in vivaio coprono più di metà della bella stagione, un record uguagliato da poche altre specie (dipladenia, Dianthus, Bidens, Coreopsis); a casa nostra possono durare in bellezza da marzo a ottobre, ma possiamo agevolmente traghettarli da un anno all’altro, visto che sono piante perenni. Ecco perché il geranio, oltre a essere il Re dei balconi di montagna nel Nord e dei giardini al mare nel Sud, è la specie più amata in tutto il nostro Paese (e non solo).

Dagli zonali ai profumati

Il più classico è lo zonale (Pelargonium zonale), “rosso geranio”, bianco, rosa, viola chiaro, salmone o screziato (‘Flic Flac’). Ma i floricoltori sono andati oltre: nel secolo scorso ne hanno ricavato i Rosebud (o Noisette), dai fiori doppi simili al bocciolo di una rosa; i Tulip, dai fiori semi-doppi che somigliano a un tulipano; e i Quilled (o Cactus) con petali attorcigliati e arrotolati. E poi hanno elaborato zonali a foglie bicolori (verde e bianco o crema; verde e marrone) e tricolori (verde, crema e bronzo; verde, rosso e oro). Infine si sono dedicati alle ibridazioni con i gerani edera (Deacons) o con P. quinquelobatum (Zonquil o gerani australiani). Attualmente stanno lavorando sull’ingrandimento delle corolle fino a 2 cm e più, e sui petali bicolori.

Altrettanto tradizionale è il geranio edera (da P. peltatum) dai fusti lunghi e sottili (ricordano l’edera), con foglie sempreverdi, carnose, rigide e cerose, a forma di foglia d’edera, in grado di trattenere l’umidità nei periodi di siccità. Ne esistono varietà a foglia piccola e fiore semplice, dai fusti esili e molto allungati (gerani parigini) e anch’essi sono stati recentemente ibridati con gli zonali per conferire la robustezza dello zonale all’esuberanza dell’edera.

Di gran moda da una decina d’anni sono i gerani imperiali (o regali, o macranti), caratterizzati dai capolini molto vistosi di fiori semplici color malva, rosa, viola o bianco, anche bicolori. La maggior parte delle cultivar attuali è il risultato di ibridazioni negli ultimi 50 anni (Pelargonium × domesticum). Sono gli unici fra i gerani da balcone a non fiorire per tutta la stagione: producono solo fra maggio e luglio.

Gli Angel sono simili agli Imperiali, con piccole foglie seghettate, fiori molto più piccoli, e sono più compatti e cespugliosi. Gli Unique ibridi hanno piccoli fiori dai petali chiazzati e piumati; derivano dall’incrocio con i pelargoni Regal ma sono molto più fioriferi.

I Pelargonium a foglia profumata (P. graveolens) ultimamente spopolano, grazie alla fragranza del fogliame: il profumo si sprigiona quando le foglie vengono toccate o pestate. Nell’habitat naturale funge da deterrente per gli animali al pascolo e attira gli insetti impollinatori; noi possiamo utilizzare le foglie profumate per i pot-pourrì o come aromi in cucina. I fiori sono meno eclatanti rispetto ad altri gruppi.

Attenzione alla posizione

I gerani si coltivano bene in tutta Italia, da Capo Passero in Sicilia fino a Gressoney in Valle d’Aosta e a Vipiteno in Alto Adige. Tollerano infatti temperature comprese fra 0 e 45 °C, anche se il loro intervallo ideale sta fra 20 e 32 °C; gli 0 °C li sopportano se il terriccio è perfettamente asciutto, mentre sopra i 32 °C la fioritura rallenta o si arresta.

La posizione deve essere luminosa, ma non colpita a lungo dal sole. Se la temperatura in Sudafrica raramente supera i 25 °C, in pieno sole in Italia sul balcone si possono anche raggiungere i 60 °C, e i raggi ultravioletti bruciano le foglie. Inoltre, gli zonali a mezz’ombra producono foglie più grandi e di un bel verde intenso, contrariamente a quelli in pieno sole che hanno foglie più piccole e un portamento meno compatto. Invece i Parigini e gli Edera, che amano il sole, hanno foglie più piccole e di colore verde chiaro. I gerani a foglia variegata infine necessitano del pieno sole per mantenere intense le variegature.

Per tutti questi motivi, quando acquistiamo un geranio non mettiamolo subito in pieno sole, ma abituiamolo ponendolo per una settimana in una posizione luminosa, ma non colpita direttamente dal sole se non per un massimo di 2 ore al giorno. Questa settimana serve alla pianta appena uscita dalla serra per irrobustire la parte aerea all’aria aperta ed estendersi anche in larghezza. Nella settimana successiva, si possono già raddoppiare le ore di sole; infine, all’inizio della terza settimana possiamo collocarlo nella posizione definitiva.

Vasi e sottovasi

Come contenitore non vanno bene le ciotole perché l’apparato radicale tende a spingersi verso il basso. La presenza della riserva d’acqua è controproducente per gli zonali, mentre può essere utile per edera e parigini coltivati in pieno sole.

Gli zonali preferiscono i vasi in terracotta, che fanno traspirare l’acqua in eccesso; edera e imperiali devono vivere in un contenitore in plastica perché, avendo un maggior fabbisogno d’acqua, la plastica la conserva di più.

Per le dimensioni, regoliamoci con la grandezza della pianta. Se il vaso in cui è stata venduta è di 14 cm di diametro, prendiamo un contenitore da 18 cm. Un vaso da 15-18 cm basta per uno zonale; utilizziamone uno un po’ più grande per un imperiale e uno più piccolo per un parigino. In una cassetta da 40 cm di lunghezza mettiamo due piante, tre in una da 60 cm.

Anche il sottovaso è indicato solo per edera e parigini. Può essere aggiunto anche agli zonali, imperiali, Unique ecc. ma solo durante la piena estate, dal 1° giugno al 20 agosto (nel Sud Italia calcolare 20 giorni prima e dopo) e verificando che non rimanga acqua dopo 30 minuti dall’annaffiatura.

Subito il rinvaso

Le piante appena acquistate vanno rinvasate appena si portano a casa: potrebbero resistere un paio di settimane, ma con un’estrema attenzione nell’irrigazione, perché il vaso è piccolo. Inoltre, dobbiamo rinvasare ogni anno i gerani sopravvissuti all’inverno. Nel Sud costiero si rinvasano all’inizio di marzo, a inizio aprile in Val Padana, a metà aprile sulle montagne alto-appenniniche e sull’arco alpino.

Un terriccio non vale l’altro: se utilizziamo il primo substrato che ci capita sottomano, la pianta non morirà subito, ma vivacchierà per tutta la stagione, producendo pochi fiori, assumendo un aspetto stentato, e probabilmente in autunno ci saluterà. Se invece impieghiamo un terriccio di buona qualità, otterremo più facilmente una fioritura scintillante e una pianta robusta.

Mettiamo sul fondo uno strato di ghiaia grossolana e copriamolo con 2 cm di terriccio. Svasiamo il geranio e appoggiamolo nel vaso nuovo: controlliamo che la superficie del terriccio rimanga per 3 cm sotto il bordo. Se la superficie è al livello giusto, colmiamo col substrato tutti gli spazi vuoti e pressiamo bene. NON versiamo terriccio sulla superficie della zolla: il colletto del geranio deve sempre rimanere fuori terra, altrimenti potrebbe marcire! Annaffiamo bene, facendo scolare l’acqua. Che sia una pianta vecchia o una nuova appena comperata, teniamola a mezz’ombra per almeno 3-4 giorni dopo l’operazione.

Acqua con moderazione

I gerani si devono bagnare poco, anche se, per il calore sempre più intenso e perché molte varietà moderne hanno un maggior fabbisogno, oggi devono ricevere più acqua che in passato.

I pelargoni hanno il massimo assorbimento d’acqua nel periodo primaverile fino a giugno e dalla seconda metà di agosto sino a fine settembre: in piena estate entrano in una specie di letargo, e altrettanto fanno in inverno, assorbendo poco o niente. Tuttavia, nelle settimane più calde è importante bagnare le piante in vaso, sia per impedire il disseccamento della terra, sia perché l’acqua, evaporando, crea intorno alla pianta un microclima più fresco: è anche utile pacciamare la superficie con argilla espansa o corteccia.

L’acqua, a temperatura ambiente, va versata lentamente lungo il bordo del vaso e verso il centro, ma senza bagnare la zona del colletto. In nessun caso deve rimanere acqua nel sottovaso, che va svuotato dopo 30 minuti dall’annaffiatura.

Non è possibile indicare quantità precise perché troppe sono le differenze di specie, varietà, ambiente, coltivazione ecc. Tuttavia è possibile dare un consiglio generale, sempre valido per qualunque pianta: diamo poca acqua per volta, perché così faremo sempre in tempo ad aggiungerne, mentre è impossibile togliere l’acqua in eccesso…

Il concime giusto

Il concime ideale è ad alto tenore di potassio e ridotto contenuto di azoto: per es. NPK 5:5:9. In commercio esistono fertilizzanti specifici per i gerani, consigliabili perché sono tarati sulle esigenze specifiche dei pelargoni da fiore. Si utilizzano da marzo a ottobre, incominciando con metà dose 15 giorni dopo aver riportato all’aperto le piante dopo l’inverno, e continuando ogni 7-10 giorni. Quando arriva la grande calura estiva, è meglio dimezzare nuovamente la dose, per non costringerli a lavorare quando devono rallentare. Si ritorna alla dose intera quando il caldo incomincia a scemare. L’ultima concimazione si effettua a fine settembre nel Nord Italia e a metà ottobre nel Sud.

Talea, facilissima

È possibile moltiplicare il geranio anche da seme, ma in questo caso non si è certi delle caratteristiche delle nuove piante. Il sistema d’elezione è invece la talea, da prelevare tra agosto e settembre oppure tra aprile e maggio. Scegliamo un rametto dell’anno precedente in primavera oppure dell’anno in corso in tarda estate. Utilizziamo un potatoio, non spezziamo il ramo con le mani per non danneggiare la pianta madre. A ogni ramo togliamo tutte le foglie tranne le ultime 4 all’apice; eliminiamo anche i fiori o i boccioli. È sufficiente che la talea sia lunga 10 cm. È preferibile lasciare i pezzetti per un paio di giorni in luogo buio e fresco. Inseriamo le talee in una miscela di metà torba e metà sabbia di fiume appena inumidita, affondandole per circa 3 cm nel substrato. Poniamo i vasetti all’esterno, in un luogo ombreggiato ma con molta luce, fuori dalla portata delle intemperie, e manteniamo il substrato sempre appena umido, vaporizzandolo almeno una volta a settimana. Dopo 30-60 giorni spunteranno nuove foglioline. Facciamo svernare le talee in luogo fresco, vaporizzando di tanto in tanto, e rinvasiamo singolarmente nella primavera successiva.

COME SCONGIURARE LA FARFALLINA DEL GERANIO

Il Cacyreus marshallii, chiamato anche “licenide del geranio”, è giunto dal Sud Africa e ha come bersaglio esclusivo i Pelargonium.

Nelle primavere miti la larva (la forma svernante all’interno dei rami di geranio) si sveglia a metà aprile e la prima generazione appare a fine maggio; se l’estate è calda e l’autunno temperato, compie almeno tre generazioni, sino a fine ottobre-inizio novembre.

La farfallina ha quindi 6 mesi di tempo per fare danni: la fioritura cessa, i boccioli non schiudono e sui sepali si nota un forellino del diametro di 1 mm. Si vedono sui rami analoghi fori e il tratto vuoto compreso fra due fori annerisce e marcisce. Anche i germogli anneriscono, abortendo la formazione di foglioline o fiori. I bruchi possono distruggere una balconata di gerani in meno di un mese: le piante si afflosciano e marciscono progressivamente.

Per prevenirla, in novembre o in marzo potiamo i rami dei gerani colpiti, tagliando almeno 5 cm sotto l'annerimento ed eliminando i residui (non utilizziamoli per ricavare talee). All’inizio di maggio interriamo lungo il bordo del vaso le specifiche pastiglie insetticide nella quantità riportata in etichetta del prodotto.

Se invece non abbiamo messo le pastiglie insetticide, da maggio in poi osserviamo ogni giorno gli apici per eliminare le uova e i bruchi visibili schiacciandoli con le dita, e per tagliare i rami eventualmente già forati. Decidiamoci a inserire nel substrato le pastiglie insetticide che rendono il geranio tossico per i bruchi per un periodo di 3-4 mesi consecutivi. In alternativa irroriamo ogni 15-20 giorni un insetticida chimico, oppure ogni 5-7 giorni il Bacillus thuringiensis, preparato ammesso in agricoltura biologica.

A differenza dei normali bruchi verdi di altre specie di farfalle, questa farfallina è veramente devastante, perché non si nutre delle foglie, bensì delle parti vitali come l’interno dei rami e quello dei boccioli.

Gerani insuperabili sul balcone - Ultima modifica: 2024-05-13T06:06:09+02:00 da Elena Tibiletti