Il frutto del fico fu nell'antichità uno dei primi alimenti per i popoli del Mediterraneo, ma soprattutto una potente medicina perché, come testimoniato da Plinio, aumenta la forza dei giovani, migliora la salute dei vecchi e riduce le rughe. Già usato nella medicina mesopotamica ed egiziana, il fico vive secoli di gloria in Grecia come "alimento per filosofi": Platone, soprannominato "mangiatore di fichi", lo raccomanda ai colleghi perché rinvigorisce l'intelligenza, mentre Aristotele lo consiglia per cancellare le macchie della pelle, e per curare la raucedine.
Il pensiero aristotelico fece scuola: l'uso nella cura delle infiammazioni cutanee era comune presso gli Ebrei e, un millennio più tardi, presso la medievale Scuola Salernitana; fino al secolo scorso invece la gola traeva giovamento dal famoso sciroppo emolliente ai quattro frutti zuccherini (oltre al fico secco, anche dattero, giuggiolo e uva passa).
Nelle campagne emiliano-romagnole una pianta vicino casa non mancava mai, come simbolo di fecondità e per la generosità in frutti. Chi si doveva spostare da un podere all’altro portava sempre con sé un pollone radicale o almeno una talea di una pianta particolarmente produttiva.
Com'è fatto il fico
Il fico (Ficus carica) è un albero che può diventare anche di grandi dimensioni (7-8 m d’altezza e 10 m di diametro), con tronco grigiastro e rami giovani marroni, con corteccia lucida e liscia.
Ha foglie grandi, lobate (da tre a sette lobi), raramente intere, abbastanza consistenti e ruvide al tatto, color verde scuro nella pagina superiore e più chiaro in quella inferiore, con un odore piuttosto marcato.
I fiori sono monoici, non visibili all’esterno, piccoli. Quelli femminili sono chiusi all’interno del ricettacolo, erroneamente chiamato frutto (botanicamente “siconio”). I fiori maschili sono collocati presso la bocca del ricettacolo, sempre all’interno, e hanno il compito di fecondare quelli femminili dando luogo ai veri frutti (“acheni”), erratamente definiti semi.
Si distinguono cultivar bianche o nere a seconda del colore, unifere o bifere a seconda del numero di fruttificazioni in un anno (le bifere sono adatte solo a zone calde).
Come coltivarlo
Non sopporta gli inverni troppo rigidi, teme le gelate e le brinate improvvise in primavera: vegeta al meglio nella zona mediterranea e non dovrebbe mai superare i 600 m d’altitudine, ma può produrre anche in Val Padana e perfino sulle Alpi, se ben riparato e soleggiato.
Ama sempre le esposizioni soleggiate, anche al Sud. Su Alpi e Appennini è obbligatorio collocarlo in posizione protetta dai venti freddi e pienamente battuta dal sole.
Accetta qualsiasi tipo di terreno (purché non bagnato), anche se preferisce quello calcareo, sciolto, anche sabbioso, permeabile, sassoso e arido.
Si annaffia solo nel primo anno dopo l’impianto. Non è necessario concimarlo, perché resiste bene e fruttifica anche su terreni molto poveri, e non ha bisogno neppure di potature, se non per l’eliminazione dei rami spezzati. Non servono nemmeno i trattamenti antiparassitari o anticrittogamici, visto che non ha nemici specifici.
Per qualche anno si può coltivare anche in vaso.
Come si raccolgono i frutti
Cresce spontaneo nelle zone costiere del Meridione, dove lo si può incontrare dalle rive del mare fino ai 600 m d'altitudine. In passato, quando questa pianta era una costante delle case di campagna, lo si trovava spesso in prossimità dei muri esposti a mezzogiorno.
I fichi vanno raccolti a mano, con molta delicatezza per non danneggiarli, scegliendo quelli di volta in volta maturi. I frutti si possono seccare anche in casa, raccogliendoli a metà mattina, pulendoli con uno strofinaccio, tagliandoli a metà e ponendoli a seccare al sole su assi di legno, ritirandoli di notte, fino a essiccazione avvenuta. Si conservano in scatole di legno o barattoli di vetro.
Proprietà nutrizionali dei fichi
Freschi o secchi che siano, i fichi trattano l’organismo con grande delicatezza, grazie alle mucillagini, che li rendono espettoranti, combattendo le infiammazioni dell'apparato respiratorio, e poi lassativi (soprattutto secchi), emollienti delle mucose e della pelle.
Al tempo stesso, grazie all'ottimo contenuto in sali minerali (964 mg di potassio per 100 g di polpa), vitamine (15 µg di vitamina A) e zuccheri (66 g) i fichi secchi sono ottimi remineralizzanti, tonificanti ed energetici; infine, in virtù degli enzimi sono digestivi e combattono la gastrite.
Rimedi naturali con i fichi
Con i fichi freschi: i frutti si tagliano a metà; le tisane si filtrano ed eventualmente si dolcificano con miele (ma sono già dolci di per sé), indi si bevono ancora calde.
- Per attenuare il raffreddore: bollitene 40 g in una tazza d'acqua per 20 minuti, bevete 3 tazze al giorno.
- Per ridurre la raucedine: bollitene 10 g in una tazza di latte per 10 minuti, assumete 3 tazze al giorno.
- In caso di bronchite o catarro: bollitene 50 g per 15 minuti in una tazza d'acqua, prendete 3 tazze al giorno.
- Contro i foruncoli: scaldatene uno in poca acqua tiepida, tagliatelo a metà e applicatelo per 20 minuti.
Con i fichi secchi: i frutti si tagliano a pezzi; dato l'elevatissimo tenore di zuccheri, le tisane hanno gusto gradevole anche senza aggiunta di miele. Sciacqui e gargarismi si effettuano con il liquido tiepido filtrato.
- Per placare il mal di gola: bollitene 100 g in un litro d'acqua per 20 minuti, fate dei gargarismi almeno 4 volte al giorno e bevetene 2 tazze.
- Per calmare la tosse: bollitene 10 g per 15 minuti in un bicchiere d'acqua, prendete 2-3 bicchieri al giorno.
- Come espettorante: bollitene 20 g per 10 minuti in una tazza d'acqua, bevete 3 tazze al giorno.
- In caso di irritazioni della bocca: bollitene 60 g in mezzo litro d'acqua per 20 minuti, fate degli sciacqui 4 volte al giorno.
- Come lassativo: mettetene 6-7 interi a bagno in acqua tiepida alla sera, mangiateli la mattina dopo a digiuno.
- Se c’è un ascesso: bollitene 2-3 aperti a metà in mezzo litro di latte per 20 minuti, applicate una metà ancora calda (non bollente) direttamente sul dente rinnovandola dopo mezz'ora.
- Per attenuare irritazioni della pelle: bollitene 10 g per 15 minuti in un bicchiere d'acqua, applicate degli impacchi con il liquido tiepido.
Attenzione al lattice!
Il lattice che foglie e frutti emettono quando vengono staccati contiene sostanze leggermente caustiche: va utilizzato con molta cautela, e mai sul viso, perché spesso provoca irritazioni simili a bruciature; le ustioni sono certe se ci si espone al sole.
Gli unici utilizzi consentiti sono questi: 2 gocce alleviano il dolore delle punture di api e vespe; 3 gocce applicate su verruche e calli 2 volte al giorno li seccano.