La cuscuta è una pianta parassita che già i Romani conoscevano e che è stata ribattezzata nel Medioevo con un nome che già dice tutto: “rete del diavolo”. Altri la chiamano “ragno malefico”, soprannome anche questo pienamente meritato, visto che estende i propri tralci come una ragnatela su tutte le piante che incontra.
Com'è fatta la cuscuta
La cuscuta (Cuscuta europaea e C. epithymum sono le due specie presenti in Italia) è una pianta parassita, come denotano i suoi tralci bianchi, gialli o rossi, ma mai verdi perché non possiede la clorofilla e quindi non è in grado di procurarsi autonomamente le sostanze nutritive.
Priva anche di radici, per vivere insinua una porzione (gli “austori”) degli esili tralci dentro i fusti e le foglie delle piante verdi, succhiando la linfa elaborata direttamente dal sistema linfatico della pianta parassitata causandone un rapido deperimento.
I tralci si allungano e si ramificano in continuazione fra maggio e settembre, in cerca di nuove piante da parassitare, in genere erbacee o arbustive, coltivate o spontanee senza differenza: per questo motivo si formano estese “ragnatele” di tralci, come se si trattasse di una piovra che allunga i suoi tentacoli malefici.
Può risultare molto dannosa poiché, se si sviluppa in notevole quantità, è in grado di determinare la morte delle piante colpite, soprattutto di quelle erbacee. Si propaga attraverso il seme che, molto piccolo, una volta liberato nel terreno, si insinua nelle crepe del terriccio, rimanendo in grado di germinare per una decina d’anni e più.
Come difendersi dalla cuscuta
Combatterla non è semplice perché, essendo priva di clorofilla, gli erbicidi non hanno effetto su di essa (agiscono tutti bloccando la fotosintesi clorofilliana o altri processi da questa dipendenti). Gli unici ad avere effetto sono quelli a base di propizamide, che però si acquistano solo con il patentino e sono autorizzati solo su poche colture, come le insalate. Si tratta comunque di erbicidi ad azione disseccante, il cui utilizzo non è consigliabile nei giardini domestici (a meno che la presenza del parassita non sia tale da compromettere la vitalità delle piante sulle quali si sviluppa).
In alternativa, si può provare con il pendimetalin, altro erbicida in vendita solo con patentino, attivo prima della germinazione dei semi (è un cosiddetto “antigerminello”): va irrorato su aiuole che ospitano solo piante adulte.
Sempre valida – e caldamente raccomandabile – è l’eliminazione manuale dei tralci appena si notano: è l’unico modo per salvare una parte delle piante e soprattutto per impedire la produzione degli “eterni” semi, riducendo l’infestazione nella stagione successiva.