Il ciliegio è una pianta maestosa, bella in ogni stagione: in primavera quando diventa una nuvola bianca di fiori, alle soglie dell'estate quando rosseggiano le ciliegie, in autunno quando le foglie diventano un incendio di gialli e di rossi prima di cadere, e in inverno per l'architettura solida e leggera al contempo, e per la corteccia lucida e grigio-rossastra.
Merita un posto "spazioso" in giardino: la bellezza e l’eleganza di quest’albero, insieme con la produzione dei frutti, lo rendono splendido anche come pianta da giardino.
Dove mettere il ciliegio
Il ciliegio vive bene in tutte regioni d’Italia: dal Trentino alla Puglia, dal Nord al Sud, dalla pianura alla collina. Infatti, la pianta selvatica ha una diffusione molto elevata: i semi vengono dispersi grazie agli uccelli che si nutrono dei suoi frutti e l'uomo ha sempre usato le piante di ciliegio non solo per i frutti ma anche per il legno.
Il ciliegio è poi ampiamente usato nei giardini e nei parchi nelle sue varietà da fiore, spettacolari in primavera e nuovamente in autunno quando il fogliame diventa vivacemente colorato di rosso e di giallo.
In coltivazione bisogna solo tenere presente che teme le gelate tardive che anneriscono i fiori o i frutticoli compromettendo il raccolto, così come fanno anche le piogge prolungate che, in più, spaccano i frutti già maturi (il cosiddetto "cracking"). Non teme invece il gelo invernale né la neve.
Si adatta facilmente a qualunque tipo di terreno, anche argilloso (purché senza ristagni d'acqua) o sabbioso, anche se preferisce terreni sciolti, profondi, pure sassosi.
I portainnesti per il ciliegio
È una pianta vigorosa e “ingombrante”, soprattutto se innestata sul franco (il selvatico): l’elevata dimensione dell’albero (anche 15 m d'altezza per 8 m di diametro) rende la raccolta un’operazione non molto semplice. Sul franco infatti il ciliegio tende ad espandersi, richiedendo quindi ampio spazio e diventano un grande albero alto.
Innestato su amareno, invece, mantiene un portamento limitato e può essere condotto anche a spalliera, il che richiederà però potature attente e regolari.
Il portainnesto migliore oggi disponibile di vigore limitato è il Maxma: per tutti gli altri portinnesti le distanze di piantagione (sesto d'impianto) da adottare sono elevate (almeno 6 m), poiché l'albero può raggiungere altezze dai 4 ai 7-8 m.
Se invece si utilizzano i portainnesti più robusti, come franco e Colt, si ottengono piante vigorose e con apparato radicale molto ampio.In questo caso però, le esigenze idriche e nutritive sono limitate, poiché la pianta è in grado di esplorare una vasta area di terreno.
Irrigazione e concimazione
Le irrigazioni non sono necessarie per le piante adulte, se non si incorre in un’estate particolarmente siccitosa, ma sicuramente sono importanti nei primi due anni dopo l’impianto, abbondanti.
Anche la concimazione, su piante ben sviluppate e con produzione normale, può essere ridotta al minimo, per esempio distribuendo alla ripresa vegetativa circa 1 kg per pianta di concime con rapporto di 1:1:1,5/2 di azoto:fosforo:potassio, oppure in autunno 3 kg di letame o stallatico secco. Negli anni di forte produzione si potrà integrare con un'eventuale distribuzione d'azoto dopo la raccolta, distribuendone 50-60 g per pianta.
La potatura del ciliegio
Generalmente il ciliegio non ha bisogno di laboriosi interventi di potatura, soprattutto sulle piante giovani: ogni taglio in giovane età ritarda l'inizio della fruttificazione e il ciliegio è lento a produrre. Non è raro attendere i sette-otto anni d'età per ottenere il primo vero raccolto di ciliege. Quindi, lasciatelo crescere indisturbato, soprattutto quando si trova su terreni fertili e con portinnesti vigorosi.
Se è necessario qualche taglio per guidarne lo sviluppo è consigliabile ricorrere alla potatura verde, poiché i tagli eseguiti durante l'estate non stimolano la crescita di nuova vegetazione vigorosa.
La potatura di produzione sulle piante adulte è limitata a tagli di ritorno e diradamento, almeno per le varietà tradizionali.
Ricordate che il ciliegio fruttifica solo sui rami dell’anno precedente, i quali producono frutti una volta sola ma, a loro volta, sviluppano poi rami a legno, polloni e rami a frutto, riconoscibili perché portano grossi dardi con gemme a fiore riunite in mazzetti. I fiori infatti sono portati in mazzetti, i cosiddetti “mazzetti di maggio”, verso l’apice dei rami.
Malattie e parassiti del ciliegio
Il ciliegio non richiede numerosi trattamenti per la difesa dalle avversità, quindi si può inserire anche nell'area riservata al giardino. Anzi, è consigliabile che non stia vicino ad altri fruttiferi come le Pomacee (melo e pero), che richiedono trattamenti con insetticidi proprio quando le ciliegie sono ormai mature.
Poche sono le avversità che possono attaccarlo, contro le quali bastano due-tre interventi nel corso della stagione.
La mosca delle ciliegie è un insetto specifico di questa specie e sicuramente il più dannoso. Particolarmente attaccate sono le varietà a maturazione media e tardiva: nelle aree infestate dall'insetto, basta piantare varietà precoci che non necessitano di trattamenti insetticidi. Se le varietà sono medie o tardive, bisogna appendere le apposite trappole di cattura per la mosca della ciliegia.
Da qualche anno si è aggiunta anche la Drosophyla suzuki o moscerino della frutta, che colpisce anche le varietà precoci. In questo caso l'unico sistema consiste nell'avvolgere, se possibile, l'intera pianta con reti antiinsetto. Al momento, infatti, non sono ancora state messe a punto trappole efficaci.
L’afide nero colpisce le cime dei rametti giovani deformandoli e accartocciando orribilmente le foglie. Si combattono con il piretro naturale irrorando alla fine della fioritura. Attenzione: non irrorate mai nessun prodotto, nemmeno autorizzato in agricoltura biologica, durante la fioritura, per non uccidere le api e gli altri insetti impollinatori!
Le malattie fungine, come il corineo e la monilia, possono colpire le piante e i frutti quando la stagione è particolarmente umida. Contro di esse si provvede con un’irrorazione di prodotti a base di rame al primo rigonfiarsi delle gemme, cioè all'inizio della ripresa vegetativa.
Gli impollinatori per il ciliegio
La stragrande maggioranza delle varietà di ciliegio non è autofertile, quindi per fruttificare necessita di varietà impollinartici (che fioriscano contemporaneamente o quasi) poste in prossimità.
Per es., per ottenere un buon raccolto da piante di duroni in varietà pregiate, come la celebre Durone Nero di Vignola, occorre prevedere nelle vicinanze una varietà da utilizzare come impollinatore, per esempio Sunburst, che dà frutti ottimi e matura un po’ prima, ai primi di giugno: in questo modo si riesce ad allungare la stagione del raccolto, considerando che il ciliegio purtroppo tende a maturare completamente nell’arco di pochi giorni e non consente quindi una lunga raccolta scalare.
Poche sono le varietà interessanti autofertili, ideali dove si può piantare un solo esemplare: le api e gli altri insetti impollinatori svolgeranno egregiamente il loro lavoro portandosi da un fiore all’altro senza aver bisogno di coltivare altri esemplari nelle vicinanze.
Ciliegi autofertili di buona qualità sono l’amarena nera piemontese, le francesi Belle Magnifique e il Bigarreau de la Saint Jean, mentre l’altra celebre varietà Bigarreau Burlat ha bisogno di un impollinatore.
Le varietà antiche di ciliegio
Negli ultimi anni sono apparse in coltivazione molte varietà antiche e locali, grazie al lavoro di vivaisti collezionisti che hanno riportato all’attenzione generale specialità come le piemontesi ciliegie di Pecetto (Matinera, Gariolina…), Isabella, il durone Ferrovia. Conviene documentarsi e consultare un vivaista locale per trovare qualcosa di specifico della propria regione.
L’Italia infatti è una vera “miniera” di ciliegie locali, come quella dell’Etna che matura sui terreni vulcanici della zona di Giarre, nel Catanese e dintorni.
Ciliegie speciali crescono anche in Puglia, soprattutto nella zona barese di Turi dove viene coltivato il grande albero delle tradizionali ciliegie Ferrovia, e in Campania, nella zona di Gragnano già famosa per la pasta di alta qualità.
In provincia di Verona le ciliegie sono una tradizione nei comprensori intorno alla bella cittadina di Soave.
Se siete particolarmente incuriositi dalle ciliegie meno note, provate la ciliegia Lapins, con frutti molto grossi e una insolita lunghezza dell’arco di raccolta, oppure la ciliegia gialla Bigarreau Stark Gold, una varietà pregevole e insolita che ha un pregio in più: non piace agli uccelli che solitamente sono i peggiori nemici delle ciliegie mature.
Come raccogliere le ciliegie
La raccolta per il frutto da consumo fresco è manuale, anche perché occorre dotarsi di scale, per arrivare anche molto in alto sulle piante di una certa età, e inoltre occorre agire con grande cautela per non danneggiare i frutti; ecco perché le ciliegie e i duroni sono così costosi, arrivando a superare i 10 euro al chilo. Si usano scuotitori solo per le varietà destinate alla trasformazione, che possono quindi essere anche un poco ammaccate.
La maturazione avviene entro giugno, almeno in pianura: tradizione vuole che la scadenza per gustare le ciliegie sia il 24 giugno, giorno di San Giovanni, per cui i bachi che si trovano nei frutti maturi vengono detti “giovannini”.
Procedete con la raccolta dei frutti tra maggio e luglio, quando hanno raggiunto dimensione e colorazione tipica della varietà (le ciliegie acide devono avere la buccia trasparente). Staccatele ruotandole verso l’alto, facendo attenzione a non portare via dal ramo la gemma alla base dei piccioli, altrimenti niente ciliegie l’anno successivo! Se il gambo rimane attaccato al ramo, il frutto deperirà rapidamente.
Le ciliegie devono essere raccolte ben mature e non si conservano allo stato fresco se non per pochi giorni, in frigorifero; alcune varietà, soprattutto le amarene, durano pochissimo e temono molto l’umidità. Queste sono ideali per la trasformazione in confetture e marmellate, canditi o preparazioni sotto spirito e sotto zucchero da far macerare in barattoli esposti al sole per almeno 40 giorni.
Si conserva a temperatura ambiente, in una cantina fresca, in cassetta di legno in unico strato per 5-6 giorni; in frigorifero per 10-14 giorni. Conservate anche i gambi: fateli seccare all’ombra e in un luogo ventilato: sono utili in erboristeria.