capriolo
Capriolo.
I mammiferi selvatici come caprioli, lepri e cinghiali, possono cercare fonti “facili” di cibo, devastando le coltivazioni. Ecco come difendersi

Cinghiali, daini, caprioli (più raramente cervi), ma anche lepri e, in alcune zone d’Italia, conigli selvatici sono animali selvatici che affascinano i cittadini – perché nel contesto urbano normalmente non li incontrano – ma irritano spesso i campagnoli, soprattutto se coltivatori (professionisti o per hobby), perché frequentemente scorrazzano per campi e giardini in cerca di cibo. E poiché tutti gli animali citati sono erbivori, è evidente che l’alimento che cercano è costituito da vegetali, sotto forma di frutti, cortecce, germogli o radici più o meno tuberizzate. Esattamente tutto quello che è normalmente presente in un giardino, orto, frutteto o campo…

Il problema è particolarmente accentuato per i terreni situati in vicinanza di un’area ad alta densità di questi animali, per es. in una Zona di ripopolamento e cattura, o in un’Oasi faunistica, dove appunto la fauna viene protetta affinché si possa riprodurre.

Va precisato che questi animali fanno parte della fauna selvatica, tutelata dalla legge n. 157/92, che la definisce come “patrimonio indisponibile dello Stato”, che può essere alienato solo a chi è in possesso di idoneo titolo di prelievo, vale a dire di “abilitazione all’esercizio venatorio”. In sostanza, solo i cacciatori possono, con precise modalità di legge, abbattere esemplari di queste specie. Tutti gli altri possono solo avvalersi di sistemi che dissuadano questa fauna dal banchettare, proteggendo il proprio terreno e/o le proprie colture a scopo preventivo.

I danneggiamenti

Inverno e inizio primavera. In queste stagioni la fauna selvatica ha poco o nulla da mangiare, in natura: lepri, conigli selvatici, cinghiali, daini, caprioli e a volte anche i cervi sono più propensi ad avvicinarsi a zone abitate dall’uomo per cercare nelle vicinanze delle loro abitazioni germogli e cortecce di alberi e arbusti o tuberi e bulbi sotterranei.

Naturalmente sono più esposti a danni i terreni molto estesi e mal recintati: il classico giardinetto intorno a casa, cinto da muretti o reti infisse in profondità, non corre pericoli; viceversa i giardini, boschetti, orti e frutteti che si affacciano su aie senza cancello o delimitati da fossi, scoline o barriere di vegetazione naturale (rovi e arbusti), anche nei pressi di piccoli centri abitati, sono in pericolo.

I Leporidi e gli Ungulati, strettamente vegetariani, si accaniscono su germogli e cortecce, preferibilmente di giovani piante: le denudano e ne mangiano gli apici, danneggiandole al punto che difficilmente si riprendono. In alternativa, caprioli & co. strofinano i fianchi e il palco osseo (le “corna”) contro i tronchi di alberi adulti, anche in questo caso talvolta fino a scortecciarli, ma le probabilità di ripresa sono maggiori. Il cinghiale, onnivoro, oltre a strappare le cortecce, scava buche alla ricerca di tuberi, rizomi e bulbi, lasciando voragini e monticelli di terra. È in grado anche di superare le recinzioni, se queste non si approfondiscono per almeno 30 cm nel terreno, penetrando così nei giardini.

Estate e inizio autunno. In queste stagioni, in cui abbondano gli alimenti anche in natura, i Leporidi e gli Ungulati con l’eccezione del cinghiale – che continua a ricercare bulbi e tuberi – appaiono meno pressanti nella loro ricerca di cibo “facile” nei giardini.

Tuttavia, al momento della maturazione dei frutti l’eventualità di un ingresso costante degli Ungulati si ripropone. Verranno danneggiati tutti i frutti entro il raggio della loro altezza, tenendo presente che tutti questi animali sono in grado di issarsi sulle zampe posteriori, appoggiando quelle anteriori al tronco per arrivare a cibarsi anche dei frutti posti più in alto da terra. In questo modo, le piante più esili possono venire gravemente danneggiate dal peso dell’animale, e perfino abbattute.

La prevenzione

Prevenire i danni è possibile, attraverso varie strategie. Per es. si può decidere di fornire alla fauna selvatica un’alimentazione alternativa che li distolga dalle colture, allestendo mangiatoie basse (un vecchio trogolo sorretto da mattoni e assi di legno può andar bene) in una radura riparata o presso una siepe, ove depositare frutta secca oleosa, ghiande, faggiole e altri piccoli frutti selvatici e, se disponibile, erba fresca.

Oppure ci sono i sistemi protettivi. Una recinzione rimane il sistema migliore di protezione: deve però prolungarsi (anche con la sola rete metallica), per almeno 30 cm nel terreno sottostante, in modo da impedire alle specie scavatrici (conigli e cinghiali) di penetrare nel giardino. In altezza è invece sufficiente 1,5 m fuori terra.

Ancora più efficace è la recinzione con un filo elettrificato, collegato a una batteria a bassa tensione: 25 V sono sufficienti a spaventare gli animali senza far male a nessuno, nemmeno ai bambini. In questo caso, però, bisogna controllare periodicamente (almeno una volta al mese) il corretto funzionamento, la carica della batteria e il mentenimento in opera del filo stesso.

Su recinzioni e muretti bassi (quindi facilmente scavalcabili), se sono di piccola estensione si possono spruzzare gli appositi dissuasori, prodotti a base di sostanze odorose sgradite agli Ungulati. Questi si possono erogare anche sul tronco di singole piante. Ne esistono sia versioni in libera vendita, sia altre con obbligo di patentino fitosanitario.

Su un numero anche ingente di piante, per es. avendo in programma di piantare numerosi alberi, ornamentali, da frutto o spontanei della zona, è necessaria una protezione per i giovani tronchi che altrimenti, durante l’inverno successivo all’impianto, verrebbero scortecciati – in genere irrimediabilmente – dagli animali affamati. La soluzione migliore è lo shelter, una striscia rettangolare di plastica flessibile, di rete morbida o rigida, che va avvolta intorno alla base del tronco, lasciando un raggio di 6-7 cm tra involucro e corteccia, fermando il cilindro con filo di ferro. Alto almeno 30 cm (meglio 60 o più con gli Ungulati), evita che i denti rosicchino o tirino i lembi di corteccia, strappandola e denudando, proprio in pieno inverno, i delicatissimi tessuti sottostanti. I modelli in commercio lasciano passare acqua, aria e luce; sono inattaccabili da batteri, muffe e insetti, e resistenti agli agenti chimici, atmosferici e ai raggi UV; non arrugginiscono, durano nel tempo e sono leggeri da trasportare, di facile installazione e manutenzione. Gli shelter vanno rimossi trascorsi i primi 3-6 anni dall’impianto, quando l’albero non è più così delicato, né appetibile da parte della fauna selvatica.

Caprioli e lepri, i danni in giardino - Ultima modifica: 2021-12-27T06:52:24+01:00 da Elena Tibiletti