Da tempo immemorabile i medici si sgolano per convincerci dell'importanza del banale succo d'arancia, spesso senza spiegare che, oltre alla famosissima vitamina C, contiene parecchie altre sostanze utili, come acido citrico e malico, zuccheri, vitamina A, B ed E, aminoacidi, pectine e sali minerali. Quindi non serve solo a scacciare influenze e raffreddori: durante l'estate ripristina l'equilibrio salino dell'organismo molto meglio degli integratori sintetici in commercio; disseta e nutre; stimola i succhi gastrici alcalinizzando l'ambiente dello stomaco (poiché non dà reazioni acide, è tollerato anche dai malati di ulcera); protegge le pareti dei vasi sanguigni (è quindi indicato per gli emofiliaci); contrasta il rachitismo ed è adatto ai diabetici per il suo contenuto in fruttosio.
Buona parte di queste proprietà valgono anche per le foglie, i fiori e l’olio essenziale ricavato dalla buccia.
Com'è fatto l'arancio
Si tratta di un alberello sempreverde di 2-6 m con foglie picciolate a lamina più o meno ovale, poco profumate; mentre intensamente odorosi sono i fiori, formati da 5 petali bianchi, che compaiono (a seconda delle cultivar) tra aprile e ottobre. Gli spicchi che compongono il frutto sono costituiti da peli derivanti dalla parte bianca della buccia, trasformati in cellule giganti a polpa commestibile. La buccia invece è cosparsa di sacche vescicolose contenenti grandi quantità di olio essenziale, che sprizza fuori sbucciando il frutto e diffonde il tipico profumo di agrume.
La coltivazione
Da buona pianta mediterranea, l’arancio non sopporta il freddo: per fruttificare, e talvolta anche per vivere, ha bisogno di un clima mite, come si trova in Liguria, Campania, Calabria e Sicilia. Nel Nord sopravvive nella zona dei grandi laghi, se viene protetto dai rigori dell'inverno in un'apposita serra, chiamata "arancera", dotata di vetri mobili che vengono tolti durante la bella stagione.
La coltivazione casalinga non può prescindere, dove il clima è freddo, da una serra fredda vetrata, in cui la pianta sverna, avendo cura di bagnarla ogni 2-3 settimane con acqua decalcificata, e solo se il terriccio appare asciutto. Anche allevato in mezzi barili o in grandi vasi di terracotta, l’agrume si svilupperà in altezza per almeno un paio di metri. Necessita di un terreno lievemente acido e di concimazioni abbondanti durante la bella stagione. Se la pianta non fruttifica, può darsi che non sia stata impollinata, tocca allora a voi il ruolo degli "insetti pronubi": con un pennellino "spolverate" delicatamente ciascun fiore, in modo da trasferire il polline da un fiore all'altro!
Come si raccoglie
Le foglie vanno raccolte tra maggio e luglio, tagliando il picciolo, senza spogliare la pianta; si puliscono con un panno umido e si pongono a seccare su vassoi in strato sottile, in luogo ombroso e arieggiato. I fiori si colgono in aprile-maggio e si essiccano allo stesso modo.
La raccolta dei frutti va effettuata quando hanno raggiunto un grado di maturazione sufficiente: al contrario di altre specie, infatti, le arance dolci non maturano dopo lo stacco dalla pianta; si tagliano i piccioli per non privare i frutti della rosetta; si serbano in ambienti freschi, asciutti e bui per un tempo variabile ma non superiore ai due mesi.
Rimedi naturali con l'arancio
- Contro l'insonnia: infondete 2 g di foglie fresche in una tazzina d'acqua bollente, dolcificate con miele di tiglio e bevete 15 minuti prima di coricarvi; oppure versate 3-5 gocce di essenza in una tazza di latte caldo da bere mezz’ora prima di andare a dormire.
- Per calmare il bruciore di stomaco dell'inizio della gravidanza: frantumate 10 g di foglie secche in una tazza d'acqua bollente, lasciate in infusione per 10 minuti, filtrate, fate intiepidire, dolcificate con miele d’acacia, bevete all’occorrenza.
- In caso di cefalea: infondete 5 g di buccia o foglie o fiori (a seconda della disponibilità, comunque essiccati) in una tazza d'acqua bollente per 10 minuti, filtrate, fate raffreddare, bevete senza addolcire.
Fra realtà, storia e leggenda
Le più lontane notizie sull'arancio provengono dalla Cina, sua terra d'origine, dove veniva coltivato molto prima del II sec. a.C.: noi europei abbiamo dovuto aspettare fino all'XI secolo per vedere il primo arancio amaro (Citrus aurantium), introdotto dagli Arabi (che già disponevano dell'arancio dolce, e se lo tenevano ben stretto) in Sicilia e in Spagna. Essendo il frutto immangiabile, l'Europa si accontentò di ammirarne i fiori e di annusarne l'intenso profumo fino al 1520, quando gli intraprendenti navigatori portoghesi trafugarono direttamente ai Cinesi (che l'avevano selezionato dalla pianta selvatica) anche l'arancio dolce (C. sinensis). Data la difficoltà di acclimatazione della freddolosa pianta, le arance rimasero però costosissime fino all'inizio del secolo scorso, quando incominciò la coltivazione su vasta scala.
Tutta la pianta è ricca di olio essenziale, contenuto in vescicole nelle foglie e nei petali, da cui si estrae appunto l'essenza di fiori d'arancio: dato che per avere 1 g di olio è necessario 1 kg di petali freschi, è più comune l'utilizzo delle foglie (da cui si ottiene il cosiddetto petit grain) e della buccia, il cui aroma è però meno pregiato (difatti viene impiegato nell'industria dolciaria, ad esempio nelle acque toniche, o nella cucina ligure e francese). La vera essenza di fiori d'arancio viene usata quasi solo in profumeria.
L'arancia sulla pelle
La polpa va schiacciata e il succo filtrato; le maschere si eliminano con acqua tiepida.
- Tonificante: applicate degli impacchi preparati con 3 parti di succo e una parte di acqua di rose.
- Rassodante: applicate per 10 minuti il succo.
- Rughe: applicate per 15 minuti la polpa.
- Pori dilatati, punti neri: applicate una volta a settimana la polpa per 10 minuti.
- Pelle grassa: fate impacchi con la polpa o con il succo, per 20 minuti.
- Ulcerazioni, ascessi: applicate cataplasmi di polpa cotta e intiepidita, per 30 minuti.
Con la buccia
Poiché la buccia degli agrumi è utilissima come medicinale (contiene infatti sali minerali, pectina, acidi organici, flavonoidi e olio essenziale), è indispensabile utilizzare quella di agrumi non trattati (si riconoscono dal ciuffo di foglie verdi). Mangiata cruda, risveglia l'appetito grazie alle sue sostanze amare; inoltre una buccia intera mangiata ogni mattina a digiuno allontana la gotta. L'elisir di buccia d'agrume è l'ideale per combattere la debolezza, la malinconia, il nervosismo e anche la cattiva digestione: macerate per 3 giorni 30 g di buccia di un frutto maturo in 200 g di alcol a 60°, prendetene un cucchiaino prima dei pasti.