L’alloro (Laurus nobilis) è innanzitutto un ottimo complemento per la digestione grazie a cineolo, pinene e un principio amaro nell’essenza, 3-4 foglie aggiunte a minestre, zuppe e umidi durante la cottura aromatizzano e rendono digeribili legumi secchi, carni rosse e cibi grassi in genere, aiutando l’eliminazione dei gas intestinali. Il tannino in esso contenuto stimola i succhi gastrici e ne fa un disinfettante e blando astringente delle vie gastrointestinali. L’acido laurilico combatte l’invecchiamento con capacità antiossidanti.
Con le bacche si prepara un delizioso e aromatico liquore casalingo, il laurino, molto diffuso in Emilia Romagna.
Com'è fatto l'alloro
È un arbusto sempreverde o piccolo albero (fino a 20 m d’altezza), con foglie coriacee, lanceolate, verde lucido sulla pagina superiore e verde glauco opaco su quella inferiore, munite di piccole ghiandole contenenti olio essenziale.
Fiorisce in marzo-aprile con piccoli fiori giallo-verdastri unisessuati portati da piante femminili o maschili.
I frutti a maturazione sono neri, simili a piccole olive (drupe).
Come si coltiva
Piuttosto raro allo stato spontaneo in Italia, è una specie ideale per la coltivazione per via della sua robustezza e rusticità, si adatta ai climi meno aridi del Meridione fino ai rigori continentali delle Prealpi.
Predilige, da buona pianta mediterranea, una posizione soleggiata su terreno calcareo (tanto più quanto più si sale verso Nord) e qualche attenzione solo al momento dell’impianto. Non va potato, se non per ridurne l’esuberanza o per ridurre attacchi di cocciniglie.
Come si raccoglie
Attenzione: le foglie si possono confondere con quelle molto più strette e allungate dell’oleandro, che si distingue facilmente per la fioritura, e soprattutto con quelle del lauroceraso, che però sono più grandi e molto più lucide e chiare sulla pagina superiore. Prestate attenzione sia all’oleandro sia al lauroceraso poiché sono velenosi!
Le foglie dell'alloro si raccolgono per tutto l’anno, da piante che crescono in zone non inquinate, si spolverano una a una con un panno e si utilizzano fresche oppure si possono essiccare all’ombra in luogo aerato, conservandole intere o a pezzetti in vasi di vetro ermeticamente chiusi.
I frutti (“drupe”) vanno raccolti a maturazione completata, verso ottobre-novembre, essiccandoli per 3-4 ore in forno a 60° con lo sportello semiaperto; si conservano come le foglie. Foglie e bacche, ma anche l’olio essenziale, si reperiscono facilmente in erboristeria.
Rimedi naturali con l'alloro
Si utilizzano foglie fresche, lavate e asciugate.
- Per favorire la digestione: infondete 10 g di foglie in una tazza d’acqua bollente per 10 minuti, dolcificate con miele di rosmarino, bevete a fine pasto.
- Contro l’insonnia: infondete 5 g di foglie in una tazza d’acqua bollente per 10 minuti, dolcificate con miele di tiglio, consumate mezz’ora prima di coricarvi (oppure durante il giorno come antiansia).
- Per placare i dolori mestruali: infondete 10 g di foglie in mezzo litro d’acqua bollente per 10 minuti, dolcificate con miele di salvia, assumete due tazze al giorno nella settimana precedente l’arrivo delle mestruazioni.
- Per combattere reumatismi e dolori muscolari: macerate 50 g di foglie (anche secche) spezzettate in 50 g d’alcol a 70° per 24 ore, aggiungete 500 g d’olio d’oliva e cuocete a bagnomaria senza bollire per 6 ore, filtrate e imbottigliate; si usa per frizioni (5-10 gocce) sulla parte dolente 3-4 volte al giorno.
- Il pediluvio defatigante: pestate 30 g di bacche, bollitele in 1,5 litri d’acqua per 15 minuti, filtrate e fate un pediluvio tiepido per 10 minuti.
- Contro le mosche in casa: bruciate nel camino una manciata di foglie essiccate. Spargetele invece fresche nella dispensa e nell’armadio, rinnovandole ogni 3 mesi, per eliminare tarme e tarli.
Fra realtà, storia e leggenda
- Già nell'antichità con i rami dell'alloro o lauro si incoronavano i saggi (donde il termine "laureato") ma anche gli dei, i valorosi generali, e gli atleti, fieri di cingersi il capo a testimoniare la Vittoria.
- In questa elegante pianta si diceva fosse incarnata la bella ninfa Dafne che, per sfuggire alle avance del dio Apollo, chiese al padre divino di essere trasformata in pianta. Ma Apollo si circondò di questi arbusti, che venivano piantati a profusione tutt'attorno ai templi a lui dedicati, e in particolare a Delfi, sede dell'oracolo.
- A Tebe si celebrava la Dafneforia, grande festa ove si portava in processione un ramo d'olivo cinto di alloro, in onore del solare dio Apollo: l'alloro simboleggiava il trionfo della luce sulle tenebre, e dell'apertura del conscio sull'ignoto; bastava infatti dormire sulle lucenti foglie per conoscere il futuro.
(Illustrazione di Rocco Testa)