Proviene dall’Estremo Oriente (Cina, Giappone, Corea, Taiwan, Indonesia) e scava gallerie nei rami degli alberi: per questo è stato chiamato tarlo asiatico, quando è arrivato in Italia nel 1997, inizialmente nella zona tra Milano e Varese ed estendendosi poi a macchia di leopardo in tutta la Val Padana.
Il suo nome scientifico è Anoplophora chinensis ed è un coleottero cerambicide xilofago, vale a dire mangiatore di legno: non ha preferenze e si nutre di latifoglie sia arbustive che arboree, costituendo un grave pericolo non solo nei giardini e parchi, ma anche nei boschi e nei vivai, perché erode i tessuti legnosi di oltre 50 specie, fra cui aceri, betulle, faggi, platani, noccioli, salici, carpini, ontani, agrumi, melo, pero, gelso.
Com'è fatto il tarlo asiatico
L’adulto ha una livrea nera con macchie bianche. La femmina misura circa 35 mm, mentre il maschio può superare i 25 mm, ambedue sono muniti di lunghe antenne che misurano da 30 a 70 mm.
Il ciclo biologico si svolge in un anno. L’uovo, di forma allungata e colore bianco panna, può raggiungere i 5 mm di lunghezza; viene deposto singolarmente dalla femmina, che incide con le mandibole il legno, alla base del fusto e sulle radici affioranti.
Le larve sono anch’esse bianco panna; il capo è leggermente appiattito e brunastro; a maturità raggiungono 45-55 mm di lunghezza. Si nutrono di legno scavando gallerie nel fusto e sulle radici, inizialmente in superficie e poi approfondendosi nei tessuti legnosi delle parti basali del fusto.
L'impupamento avviene nelle zone più alte delle gallerie di alimentazione. Con lo sfarfallamento (che si svolge da inizio giugno a fine agosto), appaiono i fori d’uscita, di notevoli dimensioni (15-20 mm), localizzati in prevalenza a livello del colletto o subito al di sopra. Gli adulti si nutrono di corteccia, su cui lasciano erosioni longitudinali lunghe 1-7 cm, e di parti vegetali dell’anno. Ogni femmina depone 60-70 uova.
Che danni fa
È evidente che il danno è meccanico: alberi parzialmente cavi al loro interno risultano indeboliti, esposti a rotture e schianti con il vento, la pioggia e la neve, ma anche a infezioni fungine, che trovano “la porta aperta” nei fori delle gallerie.
Come si combatte
Contro questo insetto è stato emanato un decreto di quarantena (D.lgs. 19/08/2005) e di lotta obbligatoria (D. Min. 9/11/2007), il che significa che ogni sintomo sospetto va immediatamente segnalato agli uffici di competenza (Servizio fitosanitario regionale, Comuni ecc.) e, se il parassita è effettivamente presente, la pianta va abbattuta con le modalità imposte dal Servizio fitosanitario.
Fanno eccezione gli alberi importanti, per i quali si effettua un’indagine di stabilità, e solo in caso di forte compromissione dell’albero, si procede con l’abbattimento, mentre in caso di condizioni di stabilità meccanica accettabili si prendono opportune precauzioni per limitare la diffusione dell’insetto e tutelare il vegetale da ulteriori problemi fitosanitari.
In Lombardia vige inoltre il divieto d’impianto delle specie più appetite dal coleottero. Infatti, il tarlo asiatico non è un parassita qualunque, perché crea pericoli per l’incolumità delle persone se non vengono tempestivamente individuate le piante attaccate e indebolite. Inoltre, la buona capacità di volo e la commercializzazione di materiale vegetale infestato ma non ancora individuato (finché non sfarfallano gli adulti, i fori non ci sono) ne favoriscono la propagazione. Ecco il perché della lotta obbligatoria, alla quale devono partecipare i tecnici del settore, le istituzioni e i cittadini, segnalando le anomalie.
Soprattutto chi abita in Lombardia, Piemonte e Veneto deve monitorare tra giugno e agosto i germogli e soprattutto i colletti di alberi e arbusti per individuare rosure superficiali, che indicano la presenza di adulti, quindi la possibilità di deposizione delle uova e di consistente aggravamento del problema nelle stagioni successive. In questa fase è ancora possibile intervenire ostacolando la deposizione o cercando di colpire le giovani larve, trattando con prodotti a base di imidacloprid, che agisce contro gli adulti (intervenendo tra giugno e fine agosto) e contro le larve (irrorando i tronchi da marzo a dicembre).
Si sta lavorando (per esempio all'Ars Usda, European biological control laboratory di Montpellier in Francia) per accertare se esistano parassitoidi con i quali effettuare la lotta biologica.