La noce moscata (il cui nome scientifico, Myristica fragrans, significa "odore fragrante") deriva la denominazione dalle dimensioni del nòcciolo (grande quanto una noce) e dall'odore di muschio.
Originaria dell'isola di Banda nelle Molucche (Indonesia), questa Miristicacea giunse nel Mediterraneo al seguito degli Arabi, venendo poi diffusa su larga scala dai Crociati, per profumare gli ambienti: era così pregiata che veniva conservata in una scatolina d’argento o legno (perché l’aroma tende a svanire rapidamente se è esposta all’aria), insieme a una piccola grattugia. Il monopolio dell’importazione spettò dapprima ai Portoghesi, poi sostituiti dagli Olandesi.
Com’è fatta la pianta della noce moscata
Si tratta di un alberello sempreverde di 6-10 m d'altezza, con piante femminili e piante maschili (specie dioica), in fiore tutto l’anno a partire dai 15 anni d’età.
Ha foglie ovali, appuntite, verde scuro, con la pagina superiore lucida e cerosa, profumate.
I fiori sono poco appariscenti, campanulati, carnosi, i femminili raccolti in piccoli racemi ascellari, quelli maschili singoli.
Ne derivano numerosi frutti piriformi, delle dimensioni di un’albicocca, di colore giallo pallido a maturazione, quando si aprono a metà, rivelando una noce ricoperta da un arillo (“membrana”) di colore rosso acceso. All'interno della noce c’è un unico seme, morbido, che diviene presto legnoso.
Dove e come si coltiva
Oggi si coltiva industrialmente in Indonesia, India, Sri Lanka, Malesia e Brasile. In Italia si può coltivare in vaso ed è reperibile presso vivai specializzati in piante tropicali.
Teme temperature inferiori a 12 °C, quindi va coltivata in vaso anche nel Sud Italia, riparandolo in serra calda o veranda d’inverno.
Il substrato deve essere molto fertile, sempre leggermente umido ma molto ben drenato. È importante anche l’umidità ambientale: è bene vaporizzare la pianta più volte al giorno, soprattutto d’estate.
Le annaffiature devono essere abbondanti e regolari, soprattutto durante la bella stagione. La posizione migliore è pienamente soleggiata.
Si può riprodurre per seme (non quello commestibile!): germoglia facilmente, ma per avere i frutti è necessario possedere sia il maschio sia la femmina…
Come si raccoglie e si conserva
I frutti si raccolgono, a mano o con una canna di bambù, quando si aprono spontaneamente, e si pongono a essiccare al sole. Poi si separa l’arillo dal nocciolo legnoso, grigiastro, rugoso e duro, e si lasciano nuovamente essiccare.
L’arillo polverizzato costituisce la spezia chiamata “macis”, più pregiato e raffinato in quanto dotato di un sapore più rotondo e sottile. Il seme è invece la noce moscata vera e propria.
Entrambe le spezie vanno conservate al chiuso, in un barattolino, e la seconda grattugiata solo al momento dell’uso, per non perdere l’aroma volatile.
Come si usa in cucina
Va grattugiata all'occorrenza dato che perde rapidamente l’aroma. Si sposa ottimamente con il salato (besciamella, salsa di cipolle, polpette e polpettoni, stufati, purè, paté, ragù, uova al tegamino, ripieni di tortellini e ravioli, risotto alla zucca, spinaci e cavoletti di Bruxelles lessati), ma anche con il dolce (budini, creme, gelati, biscotti, torte di mele), per non parlare dei dolci nordici, dove entra addirittura il macis, e ancora profuma le bevande calde speziate (vin brûlé).
Per voi, la ricetta del Cappuccino alla noce moscata.
Proprietà nutrizionali
Contiene un olio essenziale a base di pinene, canfene, terpene, borneolo, sostanze volatili aromatiche con proprietà terapeutiche, e un polifenolo (miristicina).
Un consumo moderato stimola la digestione, placa le infiammazioni dell'apparato digerente, arresta la diarrea, elimina l'aria intestinale, incentiva la diuresi, calma i nervi, e previene i disturbi cardiovascolari.
Per trarre i benefici, va aggiunta solo a fine cottura, possibilmente macinata al momento.
Attenzione: è meglio non abusarne poiché le componenti aromatiche, se assunte in elevate quantità, determinano intossicazioni dell'organismo.
Dai grassi della noce moscata si estrae un burro vegetale (simile al burro di cacao), ampiamente utilizzato dalla farmacopea orientale per pomate antidolorifiche.