Dire “cardo mariano” equivale a dire “fegato sano”; grazie alla silimarina, un “fitocomplesso” cioè una miscela di flavonolignani (silibina, silidianina e silicristina), questa pianta è in grado di migliorare la funzione epatica, depurare l’organo, proteggere il fegato da eventuali danni e accelerare la rigenerazione delle cellule epatiche danneggiate (capacità antiossidante).
In particolare, ha un effetto protettivo contro molti tipi di tossine chimiche, fra le quali l'alcol, i farmaci come acido acetilsalicilico e paracetamolo, i chemioterapici e gli anestetici, i funghi velenosi come Amanita phalloides e le micotossine in generale, i composti chimici nocivi usati in agricoltura ecc. Tradotto, significa che è efficace contro la degenerazione grassa (steatosi) del fegato, le epatiti di qualunque origine, la cirrosi, l’insufficienza epatica e ogni tipo di intossicazione del fegato, ma anche la calcolosi biliare e l’insufficienza renale. Partecipano a questa benefica azione anche flavonoidi (apigenina, quercetina, kaempferolo), tocoferolo, steroli (sitosterolo, campesterolo), tannini, sostanze amare, oli (acidi linoleico, oleico e palmitico) e mucillagini. Invece la presenza, oltre all’istamina, della tiramina ne sconsiglia l’assunzione da parte degli ipertesi: è una sostanza che alza la pressione.
Com'è fatto il cardo mariano
Il cardo mariano (Silybum marianum) è un’erbacea biennale della famiglia delle Asteracee, con un fusto eretto, robusto e vigoroso, alto fino a 1,5 m, abbastanza ramificato. Le foglie grandi, lobate e dai margini spinosi, hanno lamina verde lucida reticolata e chiazzata di bianco. Le infiorescenze a capolino (diametro 3 cm), in maggio-giugno del secondo anno di vita, sono di un rosa fucsia o porpora, vistose. Ne deriva un’infruttescenza di acheni muniti di pappo (la parte eterea) che a maturazione volano via con il vento.
Per coltivarlo
Non esistono sementi in vendita, mentre le piantine si possono abbastanza facilmente reperire presso vivaisti specializzati in piante aromatiche. Il consiglio è quello di riprodurlo mediante i semi, da raccogliere nei campi in luglio-agosto, prelevando i capolini ben maturi, cioè di colore bruno, ma ancora dotati dei frutti (cioè dei pappi).
Nel Centro-Sud potete procedere in febbraio alla semina, mentre nel Nord è bene aspettare marzo. Le piantine vanno poi trapiantate in piena terra o in vaso (diametro minimo per una pianta 24 cm) in maggio, su qualunque tipo di substrato purché non acido e sempre molto ben drenato. Le annaffiature sono necessarie in vaso, le concimazioni non sono indispensabili. Teme temperature inferiori a 5 °C. Essendo biennale, i semi vanno sempre raccolti per avere nuove piante.
Come si raccoglie
È spontaneo in tutta Italia dalla Toscana in giù, dalle coste fino ai 1.100 m d’altitudine, prediligendo zone incolte, margini di campi abbandonati e bordi di strade campestri, ma anche aree di scarico di rifiuti, scarpate stradali, massicciate ferroviarie ecc. Scartate naturalmente le piante cresciute in zone inquinate, o anche solo “sospette”.
Si utilizzano le foglie e i semi, le prime raccolte in maggio-giugno e i secondi in luglio-agosto, recidendo i gambi con le cesoie (usate i guanti: tutta la pianta punge!). Si seccano all’ombra e all’aria e si conservano in sacchetti di carta o barattoli di vetro al buio e al fresco.
Gli erboristi professionisti raccolgono anche le radici, dalle proprietà più spiccate.
In erboristeria sono facilmente reperibili la tintura madre e le capsule di estratto secco, comode e pratiche.
Rimedi naturali con il cardo mariano
• Per depurare il fegato: infondete in una tazza d’acqua per 10 minuti un cucchiaino di semi, filtrate, addolcite con miele di tarassaco, lasciate intiepidire e bevete 2 tazze al giorno a stomaco vuoto.
• In caso di epatite, insufficienza epatica o intossicazioni: aggiungete alla tisana 10 gocce di tintura madre. Nei casi più seri, alzate la dose a 3 tazze al giorno.
• Per depurare l’organismo, soprattutto in primavera: infondete in una tazza d’acqua per 10 minuti un cucchiaino di foglie sminuzzate e mezzo di semi, filtrate, addolcite con miele di tarassaco, corbezzolo o acacia, lasciate intiepidire e bevete 2 tazze al giorno a stomaco vuoto.
• Per favorire la digestione e la funzionalità biliare: infondete in una tazza d’acqua per 10 minuti un cucchiaino di foglie sminuzzate, filtrate, addolcite con miele di acacia, lasciate intiepidire e bevete 2 tazze al giorno prima dei pasti principali.
• Contro le verruche: fate delle toccature con il succo lattiginoso della pianta fresca.
In cucina, al posto dei carciofi
In passato, dal Lazio in giù il cardo mariano (e gli altri cardi selvatici) veniva raccolto come ortaggio: le radici bollite, infatti, ricordano nel sapore la barba di becco (Tragopogon pratensis), i capolini ancora chiusi sono un ottimo sostituto dei carciofi, i fusti e le foglie, dall'aroma di spinaci, venivano cotti e utilizzati come questi ultimi o consumati in insalata, naturalmente dopo esser stati accuratamente liberati dalle spine.
Con le radici si preparano tuttora liquori e infusi alcolici dalle proprietà digestive e “depurative” (nonostante l’alcol!).