Il guado (Isatis tinctoria) è una delle più antiche fra le piante tintorie. Le proprietà coloranti del guado sulla lana infatti erano già citate negli scritti di Galeno, Dioscoride e Plinio. Nel XII secolo la coltivazione del guado era diffusa in diversi Paesi europei, quali Francia, Germania, Inghilterra, Italia, facendovi fiorire un notevole commercio e grande prosperità, tanto da meritarsi l'appellativo di “oro blu”. Quello tratto dal guado fu l'unico colorante blu disponibile in Europa sino al XVII secolo, quando venne in parte sostituito dall'indaco indiano e centroamericano, estratto dall'Indigofera tinctoria.
Nuova fortuna ebbe nel periodo del blocco continentale napoleonico, durante il quale fiorirono in Europa numerose coltivazioni. In Italia in particolare questo avvenne tra Piemonte e Lombardia e in alcune regioni del Centro (Toscana, Marche, Abruzzo).
Coltivazione e raccolta del guado
Questa pianta tintoria biennale, molto forte e rustica, adatta anche ai climi freddi, deve essere coltivata in terreni ricchi, profondi, ben esposti al sole e di media consistenza, non eccessivamente concimati. La terra va ben rivoltata e ben aerata.
Si può seminare in campo aperto sia in primavera che in autunno. Le buone sementi hanno un colore violetto tendente al nero e mantengono la loro proprietà germinativa per due-tre anni dalla raccolta. Il guado va seminato su terreno smosso in profondità, per favorire lo sviluppo della radice a fittone (30 cm circa), nella misura di due-tre silique ogni 20 cm, a una profondità di 1 cm, con file a 40 cm una dall'altra. La germinazione avviene dopo 15-20 giorni.
La pianta non ha bisogno di acqua né di cure particolari. Tranne qualche zappettatura del terreno circostante. Dopo circa 4 mesi il cespo (30-40 cm di diametro) è pronto per la prima raccolta di foglie tintorie, cui possono seguirne altre 3-4 nella medesima stagione. Nella primavera dell'anno successivo si sviluppa in altezza sino a 1 metro, con una stupenda fioritura gialla e la successiva produzione di semi, mentre la pianta ha perso i suoi principi tintorei.
Utilizzo
Ricco d'indigotina, il guado è stato utilizzato soprattutto in campo tessile, come testimoniano gli abiti tradizionali regionali ottocenteschi, gli elaborati tessuti antichi delle corti europee e i bellissimi tappeti anatolici. Le sue proprietà coloranti hanno trovato tuttavia notevole impiego anche nei colori per le belle arti.
Alla pianta vengono inoltre riconosciute virtù medicinali. Sotto forma di cataplasma è in grado di guarire parecchie affezioni della pelle. Le sue virtù antisettiche erano conosciute dai Britanni, i quali usavano tingersi con l'estratto di guado la pelle del capo e del viso, prima della battaglia. Chiamati “Picti” dai Romani, loro avversari, nella convinzione che questa pratica dovesse servire per intimidire l'avversario, essi ne conoscevano invece le proprietà antisettiche e cicatrizzanti, testimoniate anche dagli antichi testi di medicina indiana ed egizia, con riferimento all'indigotina presente nell'Indigofera tintoria. Grazie alle sue proprietà dermatologiche, l'olio di guado viene oggi utilizzato in profumeria e cosmetica.
Ricetta di tintura con il guado
Procedimento adatto per lana e cotone:
- Mettere 500 g di foglie di guado in un recipiente, versarvi sopra 4 l di acqua e portare ad ebollizione. Lasciar quindi scendere la temperatura sino a 50° e mantenerla costante lungo tutto l'arco di una giornata.
- Quando sulla superficie del bagno di tintura appariranno alcune bolle, incorporarvi 6 g di calce spenta, mescolando lentamente ed avendo cura di non far entrare ossigeno nel bagno. In seguito aggiungere 12 g di henné in polvere.
- Mantenere la temperatura a 50° ancora per 2-3 ore, quindi immergervi il materiale da tingere. Lasciarvelo da 15 a 20 minuti, quindi estrarlo dal bagno, tuffandolo in acqua e allargandolo bene per 2-3 minuti.
- Togliere il materiale, strizzarlo e allargarlo bene, lasciandolo ossigenare e asciugare all'aria. A essiccazione avvenuta, otterrete un bel colore celeste. Desiderando tonalità più scure, tornate a immergere nel tino il materiale asciutto una o più volte, avendo cura di asciugarlo perfettamente tra una immersione e l'altra.
(Ringraziamo per la consulenza Rosella Cilano, Natural Color Consultant | www.tinturanaturale.it)