Frutto carico di simbolismi, la melagrana viene portata sulla tavola natalizia non solo per la sua bontà e il suo aspetto allegro, ma soprattutto per propiziare la buona sorte: gli innumerevoli chicchi del frutto, infatti, secondo la leggenda sarebbero forieri di abbondanza e fertilità. Aggiunte alle composizioni natalizie da appendere alla porta d’ingresso, le melagrane sono simbolo di rinascita e promessa di prosperità per l’anno nuovo.
Un tempo in Italia molte zone del Sud avevano produzioni di alta qualità, oggi perdute; le produzioni sul mercato giungono in buona parte da Israele e Turchia, e anche dalla Spagna: la città di Granada, protagonista di una canzone resa celeberrima da Claudio Villa negli anni '60 e '70, deve il suo nome proprio ai melograni dai frutti dolcissimi che un tempo crescevano numerosissimi nelle campagne intorno a questa bella città, oggi sostituiti da produzioni di arance. Fortunatamente anche in Italia c'è una ripresa di interesse per questo frutto, per ragioni legate anche alle sue virtù alimentari. Alcuni agricoltori di Marsala e Mazara del Vallo, in provincia di Trapani, e del Messinese e Catanese hanno reintrodotto il melograno come coltura integrativa o alternativa alla vite da vino.
Com'è fatto il melograno
Pianta antichissima, il melograno (il cui nome scientifico è Punica granatum) ha origine nelle terre asiatiche tra l’Afghanistan e l’Iran ed è diffusa da millenni in tutta l’area mediterranea. La sua provenienza geografica indica che ama i climi caldi, sopportando bene le alte temperature estive e patendo le piogge e l’elevata umidità sia del terreno che dell’aria, motivo per cui la pianta tende a spogliarsi precocemente.
Ha la forma di un arbusto a crescita lenta e molto longevo, con rami flessibili, spinosi e rosati; non supera i 5-7 metri di altezza. Le foglie sono piccole e lanceolate, dal rosso virano verso il verde e poi il giallo, in autunno prima di cadere. I fiori sono molto graziosi, dal colore rosso aranciato, compaiono in estate sia sull’apice dei rami che sui dardi. I frutti sono grosse bacche chiamate balauste, con epidermide spessa e legnosa di colore giallo-arancio, che contengono al loro interno semi rosso rubino; si raccolgono in autunno, da settembre a novembre: devono essere colti ben maturi poiché, una volta rimossi dall’albero, non maturano più.
Per la consumazione del frutto fresco si usano i semi, che possono venire impiegati anche per la preparazione di sciroppi, bibite, marmellate e prodotti di pasticceria.
In Italia si coltivano le cultivar Dente di Cavallo, Neirana, Profeta Partanna, Selinunte, Ragana e Racalmuto, tutte agro-dolci o dolci, adatte per il consumo fresco.
Esistono anche varietà di melograno da fiore che non fruttificano, oltre a varietà adatte a ricavare bonsai di melograno. Alcune varietà sono selezionate per fornire una ricca fioritura in colori diversi e con fiori molto vistosi e abbondantissimi, che appaiono da fine maggio alla fine dell'estate, in modo instancabile. Ma molto spesso queste varietà sono sterili e non danno frutti, offerti invece da altre varietà che nei secoli sono state selezionate per ottenere un raccolto abbondante sia in termini di quantità che in termini di qualità.
Proprietà della melagrana
Ippocrate definiva questo frutto un vero e proprio farmaco: ha infatti proprietà antinfiammatorie, disinfetta in caso di ferite infette ed è ricco di flavonoidi, che proteggono il cuore e le arterie.
I frutti hanno inoltre proprietà astringenti e diuretiche. L’epidermide del frutto è costituita per circa il 30% da tannini da cui è possibile ricavare un colorante giallo, che nei Paesi Arabi viene utilizzato per la produzione degli arazzi. Anche dalle radici si ricavano coloranti, utilizzati però nella cosmesi.
In medicina vengono usate la corteccia (per la presenza di alcaloidi), i fiori e i frutti (in cui si trovano tannini e mucillaggini).
La corteccia è un potente tenifugo, ma essendo velenosa è da usare con estrema cautela; i fiori si usano in infuso contro la dissenteria, mentre il tegumento dei semi è astringente e diuretico.
Come si coltiva
Esistono splendidi esemplari di melograno nel Sud e lungo le coste, con i tronchi nodosi, ma perfino a Milano è facile ammirarne la splendida fioritura estiva; pur essendo sensibile al freddo, sopravvive discretamente in Pianura Padana, rigettando i rami dalla base se l'inverno diventa tanto gelido. Sopporta molto bene il caldo estivo, mentre non tollera il freddo, soprattutto associato a umidità e piogge. Resiste bene al calcare, alla salinità e alla siccità e tollera molto bene l’inquinamento. L’esposizione deve essere in pieno sole.
Anche se il melograno cresce bene in vaso, la produzione migliore si ha in piena terra, in suolo gradisce un terreno fresco, profondo, ricco di sostanza organica, ma anche povero e sassoso, sempre ben drenato, con un poco di concime organico a fine autunno e inizio primavera. Le irrigazioni, moderate ma regolari in tutto il periodo estivo, poi diminuite e interrotte circa un mese prima della maturazione dei frutto, sono necessarie per ottenere un buon raccolto, ma in assenza di irrigazioni un melograno adulto resiste perfettamente anche nei nostri climi caldi.
Raramente si verificano attacchi di afidi, cocciniglie e funghi (macchie scure sulle foglie, che poi ingialliscono), facilmente debellabili con prodotti specifici.
La propagazione avviene solitamente per talea a fine inverno utilizzando rami di 1-2 anni ben lignificati, mentre quella per seme è difficile e non consente di mantenere le caratteristiche della pianta madre, per cui deve essere seguita da innesto.
La piantagione si effettua in autunno, mettendo a dimora polloni radicati prelevati da piante con frutti grossi, oppure talee di ramo fatte radicare in vaso o ancora astoni innestati. La produzione inizia solo al quarto anno ma si mantiene poi abbondante anche per 30 anni e avviene nella parte terminale dei rami.
La potatura
Caratteristica della pianta di melograno è quella di essere molto pollonifera, quindi se lasciata crescere naturalmente tende ad assumere la forma di un cespuglio.
Sui melograni da frutto, la potatura va eseguita prima della ripresa vegetativa e quindi in ottobre-novembre e deve permettere alla pianta di fruttificare. A questo scopo è importante che il sole riesca a colpire tutti i frutti, che altrimenti non giungerebbero a maturazione. Sarà quindi sufficiente eliminare i rami secchi. Con un’eccessiva potatura ci sarà una vigorosa crescita vegetativa a discapito della produzione di frutti. Al contrario, una scarsa potatura porterà alla rottura dei rami a causa dell’eccessiva fruttificazione.
Prima di procedere con la potatura, scegliere i rami principali che diventeranno la struttura portante della pianta; solo in un secondo momento eliminare i rami secchi, quelli che non hanno dato frutti e quelli che si incrociano tra di loro, tenendo a mente che i fiori e i frutti andranno a formarsi sui rametti delle ramificazioni laterali. I rami lunghi e dritti andranno quindi accorciati per impedire lo sviluppo del melograno in altezza. L’angolo di taglio per effettuare la potatura deve essere di 45°. I polloni basali vanno tagliati se preferite che la pianta diventi un alberello. Quest’operazione, inoltre, permetterà una vegetazione più ricca.