In dicembre cade il solstizio d’inverno, ossia la giornata più corta dell’anno: l’alba è alle 7.48 e il tramonto alle 16.38, con 8 ore e 50 minuti di luce. Dal 22 dicembre le giornate ricominciano ad allungarsi, un minuto alla volta…
Che cos’è il solstizio d’inverno
Scientificamente il solstizio d’inverno è il momento in cui il Sole raggiunge, nel suo moto apparente lungo la circonferenza che l’astro sembra percorrere attorno alla Terra (la circonferenza si chiama “eclittica”), l’altezza minima rispetto all’orizzonte terrestre. A causa dell’inclinazione dell’asse di rotazione terrestre rispetto all’eclittica, il solstizio d’inverno è il giorno in cui il Sole illumina per meno ore l’emisfero nord del nostro Pianeta. Nel 2024 si verificherà sabato 21 dicembre 2024 alle ore 10.19.
Ma non sempre accade il 21 dicembre: l’anno solare su cui è basato il calendario gregoriano è diverso dall’anno siderale che dura 365 giorni, 6 ore, 9 minuti, 10 secondi. Il calendario gregoriano, che utilizziamo, dura 365 giorni per semplificare, ma ogni anno vengono accumulate 6 ore di differenza, che vengono recuperate ogni 4 anni con il 29 febbraio e che portano anche a un’oscillazione di equinozi e solstizi (quello d’inverno può variare fra il 21 e il 22 dicembre).
Cosa significa “solstizio”
È interessante anche il significato della parola solstitium, dal latino sol, sole, e sistere, stare fermo, ossia una fermata obbligata del Sole lungo il suo cammino attraverso la volta celeste. Durante questa giornata infatti il Sole smette di discendere rispetto all’equatore celeste, facendo una pausa e invertendo, in seguito, il suo cammino, iniziando un moto di avvicinamento.
Dunque, il Sole sembra stia tramontando, ma in seguito risorge tornando alla stessa posizione. Una giornata particolare che, fin dalla notte dei tempi, è stata caricata da significati legati alla vita, e da leggende più o meno fantasiose.
Significato simbolico del solstizio d’inverno
Nella tradizione popolare il solstizio d’inverno segna l’inizio di una stagione, l’inverno, che, nell’apparente morte, nasconde dentro di sé i semi di rinascita della primavera. Si lasciano alle spalle l’oscurità e il caos dell’anno passato e ci si prepara ad accogliere un nuovo anno ricco di prosperità. La notte del solstizio d’inverno è il simbolo della rigenerazione, la natura si sopisce, si riposa per ricaricare le energie e lo stesso dovrebbero fare gli uomini per rinnovare le proprie forze.
Le feste del passato…
Per celebrare la nascita delle diverse divinità nel mondo e la vittoria del Sole sulle tenebre, il 21 dicembre si tenevano celebrazioni a Stonehenge (Gran Bretagna), a Newgrange (Irlanda), a Bohuslan (Iran) e anche in Val Camonica (Lombardia). A Stonehenge tuttora si radunano “druidi moderni” per celebrare riti fra la rievocazione storica e il folklore.
In Egitto si celebrava il dio Horus, nel Messico pre-colombiano il dio inca Inti e gli dei aztechi Huitzilopochtli e Bacab, in Grecia il dio Bacco, Ercole e Adone, nel Nord Europa il dio Freyr figlio di Odino e di Freya, in Azerbaigian Zaratustra, in Estremo Oriente Buddha.
I romani celebravano il Sol Invictus e i Saturnalia (dove gli schiavi erano al pari dei padroni), i Cristiani il Natale, alcuni afroamericani il Kwanzaa, e i Celti lo Yule (o Juul), una festa dove il protagonista era un ceppo di legno che veniva bruciato tutta la notte per propiziare il ritorno della luce e del calore.
… e le celebrazioni attuali
Attualmente in Cina si celebra il ricordo degli antenati durante il festival Donghzi; a Brighton (Gran Bretagna) va in scena il Burning the clocks, un festival in cui le persone sfilano in costume per le strade della cittadina, trasportando lanterne di carta; in Iran si tiene la festa di Yalda (“rinascita”).
La pianta simbolo del solstizio d’inverno
La pianta simbolo di questo giorno è la quercia, simbolo di forza, di vittoria sull’oscurità e di rinascita della luce dopo il buio. Presso i Celti e i Greci era considerata l’albero Cosmico, l’asse del mondo in grado di unire il cielo alla terra. L’albero della dea Demetra, con le sue ghiande, è stato il primo cibo degli uomini: dalle ghiande infatti si otteneva una farina con cui si preparava un pane.