Tutti noi giornalisti del verde vi stiamo raccontando da circa una decina d’anni le “piante a bassa manutenzione”. Ci scervelliamo a trovare per voi le specie che potete “dimenticare perché tanto fanno tutto da sole”, che potete trascurare, abbandonare, fare finta che non esistano o che siano un soprammobile vegetante. Senza acqua, senza concime, senza rinvasi, senza umidità, con il caldo e con il freddo, senza forbici… Piante “di plastica” che rimangono lì, verdi (sempre-verdi), da contemplare come un quadretto in cornice.
Ma poi sorge un dubbio: ma perché desiderare di avere una pianta che non dà segno di vita, se non il fatto di rimanere verde con il niente? Allora, veramente, è meglio comprare una piantina di plastica o di stoffa: ne esistono tantissimi modelli, uno più bello e verosimile dell’altro…
Se si vuole una pianta che non ha bisogno di cure, qual è esattamente la differenza rispetto a un libro nello scaffale?
Prendersi cura
Perché le piante sono per eccellenza il prototipo della cura, del Care all’inglese, dell’accudimento ben prima del surreale Tamagochi degli anni’90.
Si incominciava da bambini, con il classico fagiolo nella bambagia: «Se lo annaffi ogni giorno, vedrai come crescerà» dicevano le insegnanti o le mamme, e noi bambini correvamo ogni mattina a controllare il seme riottoso, consci che da noi, e solo dalle nostre cure, dipendesse la nascita della nuova pianta.
Poi, i meglio disposti passavano ad altre piantine a scelta, dalle primule ai tulipani, imparando comunque il significato della parola “accudimento”. Era il preludio, spesso, a un quattrozampe, cane o gatto, delle cui esigenze diventava responsabile l’adolescente di casa: «Se lo prendiamo, ricordati che poi ci devi pensare tu a dargli la pappa». E così si cresceva avendo introiettato che gli esseri viventi per stare bene devono essere seguiti, curati, accuditi. Ed era più facile prendersi poi cura dei figli oppure dei genitori o altri parenti anziani, nonché delle piante in casa o in giardino.
Piante a bassa manutenzione, inanimate
Ora è tutto il contrario: i sedicenti “appassionati di giardinaggio” cercano piante a bassa manutenzione: che non vanno bagnate, concimate, potate, rinvasate. Devono entrare in casa e accontentarsi del posto più infelice, buio o troppo caldo, perché “sta così bene lì a coprire quel vuoto”, e sopportare che l’acqua arrivi se va bene una volta al mese. Oppure stare sul balcone o terrazzo accontentandosi della pioggia che (non) cade dal cielo, rifiorendo magicamente senza una stilla di concime, magari per anni nello stesso vaso.
Esistono piante a bassa manutenzione?
Poi è vero che esistono piante che effettivamente hanno bisogno di meno cure rispetto ad altre: una pianta grassachiede acqua ogni 15-30 giorni e non in tutte le stagioni, mentre una primula o una camelia almeno 2 volte a settimana, e una surfinia in piena estate anche 2 volte al giorno. La succulenta non richiede eliminazione dei fiori appassiti (cadono da soli), né potature, la surfinia invece va privata dei fiori appassiti ogni sera e potata man mano che si svuota, almeno un paio di volte durante la stagione.
Ma ciò non significa che la grassa possa essere abbandonata a se stessa: in primo luogo perché, se non viene annaffiata almeno un minimo, e concimata, probabilmente non fiorirà, e in secondo luogo perché vive con il costante agguato delle cocciniglie che, una volta instauratesi, sono difficilissime da debellare.
Spiare le foglie che si aprono
Quindi, tenere le piante significa seguirle, controllare se emettono una nuova foglia o un bocciolo, sbirciare ogni giorno lo srotolamento della lamina e la schiusa della corolla, bagnare quando il terriccio si sta asciugando e concimare a cadenza regolare per irrobustire la pianta, e ora anche trattare preventivamente con corroboranti contro malattie e parassiti. È una cosa che dà piacere, anche facendola ogni giorno. È tanto bello spiare le nostre piante per cogliere i cambiamenti, apprezzare la crescita, osservare i comportamenti: certo, la fioritura è importante, ma non è il solo motivo d’interesse verso i vegetali.
Chi vuole solo piante a bassa manutenzione si perde tutto questo, anzi, probabilmente non gli importa proprio. Ma allora che non si definisca “appassionato di piante”, ma semmai “cultore di soprammobili”…