Nei liberatori anni ’70 spopolò un film del grande Woody Allen, Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso e non avete mai osato chiedere, grande fonte di “informazione” per una popolazione, quella italiana, mantenuta spesso nell’ignoranza a causa di superiori veti religiosi e sociali. Oggi sembra incredibile, ma c’era un tempo in cui il sesso, e tutto ciò che lo riguardava anche da molto lontano, era un tabù assoluto.
Diventavano allora preziose anche le informazioni “trasversali”, cioè non riguardanti direttamente il genere umano: ecco allora che le uniche lezioni, a scuola, che destavano un vivo interesse negli studenti erano quelle di scienze, in particolare quando l’insegnante affrontava il “piccante” argomento dell’ape (o farfalla) che vola di fiore in fiore imbrattandosi di appiccicoso polline per depositarlo sul “peccaminoso” organo femminile, il pistillo, che suscitava visioni proibite in alcuni compagni di classe... Così la margherita o la rosa si trasformavano in “film a luci rosse”, circondate da un’allure vagamente proibita.
Oggi, per fortuna, tutto è cambiato, e già ai bambini delle scuole primarie vengono spiegati, a volte esagerando nei dettagli, i meccanismi della riproduzione del genere umano, abbattendo anche l’ultimo residuo d’interesse verso i poveri stami e pistilli del mondo vegetale.
Peccato, perché la fisiologia della riproduzione vegetale è un mondo affascinante, soprattutto se si percorre tutta la scala evolutiva: ci sono gli oogoni e gli anteridi (rispettivamente le strutture riproduttive femminili e maschili) delle alghe, le ife ascogene e le basidiospore di alcuni funghi, i gametangi dei muschi, gli sporofiti delle felci, le megaspore aploidi delle Gimnosperme (le piante senza fiori, come le Conifere) e – finalmente – i decisamente più comprensibili pistilli e stami delle Angiosperme (le piante superiori, con fiori visibili). E abbiamo sorvolato sulla gemmazione o blastogonia e sulla scissione o schizogonia che caratterizzano la moltiplicazione dei preziosi lieviti, come quello di birra o da pane…
Un’evoluzione lunga e complessa
Certo, il fascino della riproduzione vegetale non è per tutti: non si tratta infatti di “sesso”, argomento che intriga grandi e piccini, ma di meccanismi evolutivi messi in atto dalla Natura: ogni categoria di vegetali ha sviluppato nel tempo i mezzi riproduttivi più funzionali alla sopravvivenza. Così le alghe sfruttano ovviamente l’acqua come mezzo di trasmissione, e con esse anche i muschi, tipici abitanti di zone umide esposte a nord; mentre i licheni hanno elaborato un sistema che conserva l’acqua solo per le fasi di bisogno.
Funghi, equiseti e felci, invece, finalmente si affrancano dal mezzo liquido: il vantaggio è intuitivo, visto che così possono riprodursi in qualunque situazione essi si trovino, e non solo se si trovano vicino a una fonte d’acqua.
Salendo lungo la scala evolutiva, le strutture e i meccanismi riproduttivi diventano sempre più complessi ed efficienti, quindi affascinanti, ma ancora molto distanti da una facile comprensione: avete mai visto una conifera fiorita? Certamente no, visto che pini e abeti non presentano i fiori che siamo abituati a conoscere, con petali dalle tinte sgargianti o profumi intensi. Ma sicuramente, se abitate vicino a qualche pianta di cedro (Cedrus deodara, C. libani, C. atlantica) avrete notato, in ottobre-novembre, quella patina gialla che ricopre le piante e il pavimento del terrazzo, come le macchine parcheggiate e l’asfalto: è il polline (le cellule riproduttive maschili) che viene distribuito in quantità di milioni di granuli per ogni albero, nella speranza che il vento ne trasporti anche solo una minima parte sugli organi riproduttivi femminili, i coni, che poi, se sono stati fecondati, si trasformeranno in pigne ben visibili.
Bisogna proprio arrivare all’apice della scala evolutiva per trovare sistemi riproduttivi assimilabili a quelli del mondo animale superiore, e quindi anche dell’uomo: sono infatti le Angiosperme, le piante con fiori visibili e più o meno appariscenti, ad aver sviluppato le tecniche più raffinate e affascinanti, che non finiscono mai di stupire l’appassionato.
Dal vento agli insetti
Non suscita meraviglia che, come avviene per le conifere, molti alberi decidui abbiano mantenuto il “primitivo” sistema di impollinazione anemofila, cioè mediante il vento: i fiori di aceri, faggi, olmi, carpini ecc. possono così permettersi di essere insignificanti, piccoli, senza colori né petali, perché l’aria non ha occhi. Il refolo di vento deve solo soffiare fra i rami nudi, catturare i granuli di polline e depositarli sui fiori femminili (spesso questi alberi “semplici” hanno sessi separati, con fiori solo maschili o solo femminili, chiamati “monoici” o addirittura piante solo femminili o solo maschili, dette “dioiche”) in modo che vengano fecondati. In tempi di rovesci economici come sono quelli attuali, viene da pensare allo spreco, perché di decine di milioni di granelli di polline prodotti solo qualche migliaio va a buon fine…
Ma basta pensare ai fiori con petali colorati e profumati e davanti all’appassionato si schiude un mondo intero di sorprese: colori e profumi sono nati, durante l’evoluzione, per chi li sa apprezzare, quindi per il mondo animale. Ma non poniamoci al centro del mondo: non siamo noi i destinatari di tali meraviglie! In genere sono gli insetti il bersaglio da colpire: le tinte sgargianti e le fragranze percepibili a chilometri di distanza da questi minuscoli esserini, dotati di un olfatto ben più sviluppato del nostro, li attirano irresistibilmente.
Api, bombi, farfalle, coleotteri ecc. sanno che dove c’è colore e profumo troveranno anche il cibo, il nettare, racchiuso alla base del fiore: per raggiungerlo con la loro lingua devono strusciarsi sugli stami, che portano il polline, e sul pistillo, l’organo femminile che contiene l’ovulo da fecondare. In pratica, gli insetti vanno al ristorante e il conto lo pagano fecondando il cuoco!
La raffinatezza della Natura
Ai fini riproduttivi, ci sono fiori “banali” e fiori “sofisticati”. Banali sono tutti quelli che si limitano a offrire petali facilmente raggiungibili e colorati uniformemente e basta: margherite, rose selvatiche, primule, ranuncoli, anemoni, papaveri ecc. A seconda della forma e del colore, differenti saranno i loro impollinatori: le api, se possono scegliere, snobbano i fiori rossi, amati invece dalle farfalle, mentre i coleotteri come le lucenti cetonie prediligono fiori larghi e ben piantati, come i ranuncoli o le rose canine.
Salendo nella scala, troviamo i fiori dai colori screziati: avete fatto caso alle righe che si vedono al centro delle corolle della Viola tricolor o dell’ippocastano? Equivalgono alle nostre strisce bianche di parcheggio o ai segnalatori di parcheggio degli aerei nei terminal degli aereoporti: “venite proprio qui, seguendo le righe, e troverete una leccornia”.
Poi si passa ai profumi: alcuni sono, per noi umani, gradevolissimi, basti pensare a rose, caprifogli, gelsomini, glicini, lillà e via elencando; altri, al contrario, ci appaiono terribili, come quelli dei fiori di lingua di suocera, di gigaro, di aristolochia ecc. Ovviamente attirano insetti differenti: i primi fanno presa su api e farfalle, i secondi su mosche e mosconi… I coleotteri invece, il cui olfatto non è sviluppato, si accontentano di fiori inodori.
Infine, la Natura ha sviluppato le forme, raggiungendo a volte il massimo della specializzazione tra fiore e impollinatore: lo scopo è quello di permettere solo a certi animali di entrare, e non ad altri, che potrebbero danneggiare la delicata struttura del fiore. Così le corolle papilionacee delle Leguminose e quelle simili delle Labiate (a cui si aggiunge la bocca di leone) sono così strette da consentire l’ingresso solo di insetti aggraziati e di piccole dimensioni, come le api, e nel contempo di costringerle, nel raggiungere il fondo della corolla dove sono posti i nettarii, a sporcarsi il dorso con il polline e a strusciare l’addome contro lo stigma (la parte apicale del pistillo), compiendo la propria missione involontaria.
Molte orchidee, anche spontanee nella flora italiana, hanno sviluppato fiori le cui struttura e colori imitano l’addome delle femmine di determinati insetti, attirando così irresistibilmente i maschi della stessa specie, risparmiando perfino sulla produzione di nettare: l’ape-maschio si accoppia con l’orchidea, non mangia, ma feconda il fiore!
E terminiamo la veloce rassegna con alcuni fiori tropicali che, vivendo in zone dove la percentuale di insetti è molto bassa, hanno pensato bene di attirare gli uccelli come i colibrì, producendo un nettare molto più abbondante e nutriente: il dispendio energetico per il vegetale è molto maggiore, ma ottiene la certezza di continuare la propria vita attraverso la discendenza.
Le piante aiutano il sesso
Chi si aspettava qualcosa di più pruriginoso, nel descrivere il sesso fra le piante, forse fin qui è rimasto deluso. Ma sarà soddisfatto nel sapere che, da sempre, l’attenzione dell’uomo per la sessualità delle piante rappresenta una curiosità stuzzicante verso le “piante per il sesso”, cioè verso i vegetali cosiddetti “afrodisiaci”. Prima di spingerci tanto in là, sottolineiamo comunque che i fiori aiutano veramente i rapporti amorosi umani (o più semplicemente una buona socialità): chi non ha mai inviato o ricevuto un mazzo di rose rosse, inequivocabile dichiarazione d’amore?
Come fanno l’amore…
- I funghi: in generale, possiedono miceli (“cordoncini” costituiti da ife, cioè filamenti) positivi e negativi che si saldano a formare le spore (ascospore, basidiospore e altre).
- I muschi: sotto forma di gametofiti (quelli che vediamo di solito), producono gametangi maschili (anteridi) dai quali fuoriescono i gameti che raggiungono, in ambiente umido, i gametangi femminili (archegoni) contenenti le oosfere da fecondare. Ne nascono gli sporofiti contenenti le spore.
- Le felci: sotto forma di sporofiti (le comuni fronde), producono le spore da cui nascono i gametofiti contenenti gameti maschili e femminili, dalla cui unione scaturisce lo sporofito.
- Le conifere: la pianta (sporofito) produce all’interno degli strobili (“pigne”) i tubetti pollinici che depositano i nuclei spermatici presso le oosfere, dalla cui fecondazione nasce il seme (il cui tessuto di riserva è il gametofito).
- Le rose e tutte le Angiosperme: all’interno dei fiori il polline raggiunge gli ovuli (attraverso il vento o gli animali) dalla cui fecondazione nasce il seme.