La fragola che mangiamo oggi è ben diversa dalle varietà antiche. Vi raccontiamo quali sono, com'è nata la fragola di oggi, e quali trovare in commercio
La fragola fa parte della nostra vita gastronomica: chi potrebbe mai rinunciare a gustarla, rossa, profumata e invitante? Ma sapete come sono nate le fragole che oggi portiamo in tavola? E quali sono le loro antenate? Ve lo raccontiamo noi qui.
Dalla fragola di bosco in poi
Alla fine del Cinquecento la fragola non aveva ancora trovato una sicura collocazione sistematica né una valorizzazione agronomica. In Europa erano spontanee tre specie di Fragaria: F. vesca o fragolina di bosco; F. moschata, dal gusto moscato e caratterizzata da una maggiore dimensione del frutto rispetto alla fragolina di bosco, e F. viridis. Quella più comune era la F. vesca propagata tramite stoloni e trapiantata dai boschi direttamente nei giardini.
Erano note due sottospecie di F. vesca identificate come la fragola bianca (F. v. sylvestris var. alba) e la fragola rifiorente (F. v. sylvestris var. semperflorens). La fragolina di bosco veniva, in genere, impiegata nelle bordure delle aiuole, evidentemente per valorizzare più la fioritura che la produzione del frutto. Dalla fine del 1600, pur trattandosi sempre di materiale originato nei boschi, si iniziò a dare un senso “orticolo” alla pianta, anche se utilizzata prevalentemente come elemento iconografico e di prelibatezza della tavola.
Si può quindi affermare che la fragola coltivata è una coltura degli ultimi trecento anni. Se si volesse individuare l’avvenimento che più di ogni altro ne ha influenzato lo sviluppo e l’evoluzione, questo va ricercato nell’interesse da parte degli agricoltori di tutta Europa nei confronti della fragola proveniente dal Cile, ossia Fragaria chiloensis (cilena).
La fragola cilena
Il carattere che la distingueva da tutte le specie presenti nel Vecchio continente era una insolita dimensione dei frutti, mentre tutti gli altri caratteri rientravano in una conosciuta normalità. Il volume dei frutti era un carattere capace di catalizzare l’attenzione sia degli studiosi sia dei coltivatori, come anche di chi non aveva specifiche competenze al riguardo.
Infatti, questo carattere impressionò un militare francese ufficiale del Genio, tale Amédée François Frézier, personalità dai molteplici interessi e dalla singolare cultura, il quale, trovatosi in Cile per tutt’altri scopi, verso il 1712, raccolse e conservò alcune di queste piante.
Furono i pochi esemplari che egli portò con sé al ritorno in patria il caposaldo della fragolicoltura moderna. Frézier descrisse i frutti di questa fragola come grossi quanto una noce o addirittura quanto un uovo di gallina, anche se aveva giudicato il frutto meno gustoso di quello della fragola dei boschi. Egli lo descrisse come: “fragola del Cile con frutto grande, con foglie irsute e coriacee, comunemente chiamato frutilla”. Così infatti lo chiamavano gli Spagnoli.
Quando queste poche piante, siamo nel 1714, giunsero in Europa, si cominciò a coltivarle, ma per molto tempo la produzione della Fragaria fu incerta, anzi addirittura casuale; in ogni parte d’Europa e fino alla metà del ’700 la specie fu considerata poco più di una curiosità botanica.
Dagli studi di Duchesne alla ananassa
Il primo a dedicarsi al suo studio con assiduità e progressiva competenza fu un giovane francese, Antoine Nicolas Duchesne, divenuto in seguito giardiniere del re di Francia Luigi XVI. Gli studi di Duchesne, siamo nel 1766 ed egli era appena diciannovenne, portarono a una singolare scoperta: le piante di fragola potevano avere fiori ermafroditi, come tutti ritenevano, ma anche unisessuali.
Egli individuò piante unisessuali sia nelle fragole aventi il gusto moscato, cioè nella F. moschata, sia in quelle di F. chiloensis provenienti dal Cile. In seguito, a metà dell’800, un ricercatore creò il primo incrocio tra una varietà di Fragraria virginica del Nord America e la chiloensis bianca cilena a frutto grosso, creando la prima Fragraria ananassa progenitrice ti tutte le fragole moderne.
Dagli inizi del '900 ai giorni nostri la quasi totalità delle varietà in commercio di fragole derivano da ibridazioni create dall’uomo. La maggior parte di queste sono state create e selezionate solamente per produttività e dimensione del frutto a discapito della vigoria della pianta e del gusto dei frutti.
La maggior distinzione oggi si fa tra varietà unifere, cioè che fruttificano una sola volta l’anno, e le rifiorenti che producono più fioriture (e frutti) durante l’anno.
Le varietà antiche di fragola
Risulta molto difficile, di conseguenza, reperire oggi varietà selvatiche o ceppi madre che mantengano le caratteristiche organolettiche e nutritive del frutto.
Le varietà selvatiche reperibili ancora oggi da piccoli vivai specializzati sono:
- Fragraria chiloensis lucida / chiloensis lucida perfecta (bianca)
- Fragraria moschata
- Fragraria virginiana
- Fragraria nilgerrensis
- Fragraria vesca
- Fragraria ananassa 'Pineberry' (bianca).
Esistono infine anche varietà di fragole molto scure, quasi nere a piena maturazione, create da incroci in Germania agli inizi del '900.
Facebook @ortantigh2