Attualmente molti Paesi risultano avere consumi estremamente elevati rispetto alla produzione dei loro ecosistemi. Pertanto è indispensabile adottare modelli di vita decisamente più sostenibili con lo scopo di arrestare questa situazione che risulta sempre più difficile da gestire, e per cercare di ripristinare, il più possibile, lo stato di salute degli ambienti naturali.
Stile di vita sostenibile
Il primo passo per la tutela della natura risulta essere l’adozione di uno stile di vita sostenibile evitando gli sprechi e le diseguaglianze, in particolare le energie non recuperabili, sempre più scarse.
Se non si adottano quanto prima misure di risparmio energetico si verificheranno impatti catastrofici. Nello specifico le emissioni serra stanno crescendo in modo esponenziale creando un aumento repentino delle temperature che produrrà, in un breve periodo, l’innalzamento del livello dei mari, l’incremento delle ondate di calore, dei periodi di siccità, delle alluvioni e la maggiore frequenza di tempeste e uragani.
Il cambiamento climatico
Si sta assistendo allo scioglimento dei ghiacciai e all’innalzamento della quota neve, alla comparsa di specie tropicali nel Mar Mediterraneo, al cambiamento della flora nelle foreste, senza tralasciare il fatto che risultano sempre più frequenti le inondazioni e le emergenze smog. Fenomeni, questi, di tipo globale che minacciano l’esistenza del nostro Pianeta.
Dal 1979, anno in cui i satelliti iniziarono a tenere sotto controllo la zona artica, si è potuto registrare una ritirata dei ghiacci pari al 12% ogni 10 anni con una accelerazione continua, a dimostrazione che eventi catastrofici come desertificazione, inquinamento e scomparsa dei ghiacciai sono già una realtà.
È fondamentale, pertanto, che le fonti di energia pulita prendano subito piede. L’Occidente ha il dovere di ricercare, con il mercato, l’industria e la scienza, nuovi fonti pulite di energia. Anche il Papa è intervenuto facendo compiere alla Chiesa una svolta verde non prevedibile fino a qualche tempo fa.
Le contromisure globali
Se da un lato è aumentata la sensibilizzazione, non cresce invece in modo proporzionale l’impegno nel modificare il proprio impatto sulle risorse della Terra. Infatti, in occasione del vertice di Rio de Janeiro tenutosi nel 1997, si è dimostrato che l’impronta ecologica della popolazione a livello mondiale analizzata tra il 1961 e il 1999, è aumentata di circa l’80%. In pratica è come se utilizzassimo la produttività biologica di 1,2 pianeti terra.
Le misure finora adottate non sono sufficienti, senza contare che il protocollo di Kyoto adottato ha finito per avvantaggiare l’industria nucleare permettendo ai maggiori inquinatori di continuare a emettere veleni nell’ambiente.
Anche l’idea di creare sementi e alberi geneticamente modificati non sembra poter risolvere alcun problema, anzi provocherebbe ulteriori rischi anche alla sopravvivenza delle popolazioni indigene.
La sensibilizzazione di Greta Thunberg
Dunque, visto che le azioni dell’uomo sull’ambiente risultano sempre più distruttive ed è evidente che senza la sua conservazione l’uomo non potrebbe vivere, si è assistito alla nascita di molte organizzazioni che si interessano della conservazione ambientale. In particolare ultimo nato è il movimento giovanile che vede in prima linea ragazzi sempre più giovani che scendono in piazza a manifestare contro le azioni degli adulti non sufficienti a salvare l’ambiente. Per molti la protesta è diventata un appuntamento fisso, ogni giovedì e venerdì per protestare in difesa del clima.
Il messaggio che la generazione di adolescenti vuole comunicare agli adulti è molto chiaro: “State giocando con il nostro futuro”. Con il passare delle settimane sono aumentati i cortei e i sit-in organizzati in un numero sempre maggiore di città europee.
I video e le foto delle manifestazioni sono condivisi sui social e in particolare sui profili della studentessa sedicenne svedese Greta Thunberg, che ha ispirato il movimento internazionale dando vita ogni venerdì alla protesta settimanale all’esterno del Parlamento di Stoccolma.
Cosa possiamo fare noi
Ogni singolo individuo deve collaborare a questa nuova sfida per il genere umano.
Le nostre abitudini devono cambiare e seguire accuratamente delle regole precise per lo smaltimento dei rifiuti differenziati, usare tecnologie per i termovalorizzatori, evitare di inquinare terra, acqua e aria.
Limitare tutti gli sprechi di cibo e di consumi inappropriati e abolire la pessima abitudine dell’“usa e getta” della plastica.
L’impegno di tutte le nazioni dovrà portare a cambiare leggi e regole in modo da salvare il pianeta e rimediare progressivamente ai danni ambientali fatti in modo irresponsabile in questi ultimi 70 anni. Dobbiamo farlo per le generazioni future e per i giovanissimi che si stanno rendendo conto che non c’è un piano B e tantomeno un pianeta di riserva. È fondamentale l’impegno di tutti per rendere questa emergenza prioritaria e irrevocabile.
(Turingarden, www.turingarden.it)