Sconosciuta nell'antichità, la primula fu consigliata per la prima volta dalla badessa Ildegarda, nel Medioevo, come rimedio alla malinconia; nel XVI secolo il famoso medico e botanico Pietro Andrea Mattioli la suggeriva invece contro l'insufficienza cardiaca.
La farmacopea moderna, oggi, ha stabilito che le primule selvatiche, grazie alle sostanze contenute (in particolare i flavonoli, la primulina, un derivato dell’acido acetilsalicilico e la vitamina C), hanno proprietà calmanti, antispasmodiche, depurative e antinfluenzali.
La scheda botanica
La primula spontanea (Primula veris, P. officinalis) è una piantina erbacea priva di fusto, riconoscibile per il ciuffetto di foglie ovate e bollose, leggermente pelose sulla pagina inferiore, aderenti al terreno. Dal centro del ciuffo di foglie, fra gennaio e aprile, spuntano i fiori, alcuni con un gambo di 5-7 cm, altri senza gambo. I fiori, numerosi e duraturi, sono formati da 5 petali di un bel colore giallo limone più o meno carico.
Come coltivarla
Adatta per essere coltivata non solo in piena terra, ma anche in un vaso, da tenere sul davanzale o sul balcone, la primula durante la fioritura richiede una posizione molto luminosa, anche in pieno sole; mentre in estate preferisce la mezz'ombra. Fornitele un terreno neutro o mediamente acido, con terra di bosco, torba e sabbia in parti uguali; controllate il drenaggio.
Innaffiatela frequentemente, se il terreno non è naturalmente umido e, durante l’estate in vaso, vaporizzate le foglie. Concimatela dopo la fioritura, una volta a settimana, fino all'autunno con un prodotto liquido per piante da fiore, diluito nell’acqua d’annaffiatura; lasciatela riposare fino a metà inverno, quindi ricominciate a fornirle ogni settimana il concime fino alla fioritura.
Pianta perenne, la primula resiste all'inverno senza bisogno di protezioni; solo nelle zone più fredde va ricoperta con foglie secche. Per riprodurla, raccogliete i semi delle specie spontanee e seminateli in aprile-giugno; mettete le piantine a dimora in giardino in autunno o nella primavera successiva, distanziandole di 15-30 cm; in alternativa, dividete i cespi in settembre.
Come si raccoglie
È reperibile in tutta l'Italia, esclusa la Sardegna, dal livello del mare fino a 1.500 m di quota, ma nel Sud si trova solo in montagna. Cresce nei boschi di querce e di faggi, ma anche nei prati ai margini del bosco, se il terreno è leggermente umido. In questi ambienti, i rischi di inquinamento sono quasi inesistenti: fate però attenzione alla presenza di discariche o rottami nelle vicinanze, che possono cedere al terreno (e quindi alle piante) metalli pericolosi per la salute.
Tutta la pianta può essere usata: le foglie giovani e i fiori vanno tagliati alla base con un coltellino affilato; si utilizzano freschi in cucina (periodo di raccolta: da gennaio ad aprile) e secchi in erboristeria (le foglie si raccolgono prima della fioritura, i fiori in aprile): fate attenzione a non sciuparli, nella raccolta e nel trasporto, perché anneriscono facilmente. Per uso fitoterapico si impiegano anche le radici, da raccogliere in autunno: vanno estratte delicatamente scavando tutt'attorno alla pianta con una zappetta. Le radici vanno poi accuratamente lavate, per eliminare il terriccio, e asciugate con un panno senza strofinarle. Foglie e fiori, se destinate a uso erboristico, devono essere solo pulite delicatamente con uno strofinaccio; se invece si usano in cucina, vanno lavate con acqua e asciugate.
Le foglie, i fiori e le radici raccolte per scopo medicinale devono essere seccate: le radici in pieno sole, foglie e fiori separatamente in un luogo ombroso e ventilato. Dopo l'essiccazione, radici e foglie si ripongono divise in sacchetti di carta o tela; i fiori si conservano in un vaso di vetro o di porcellana, da tenere fuori dalla portata della luce.
In alternativa, foglie, fiori e radici già seccate si trovano con facilità in tutte le erboristerie. Non utilizzate le piantine ornamentali appena acquistate dal fioraio o nel garden center, sia perché potrebbero contenere residui di prodotti chimici, sia perché sono prive di poteri fitoterapici. Via libera invece alle primule già coltivate da voi in giardino o in vaso.
Rimedi naturali con la primula
- Quando l’influenza sta arrivando: versate un cucchiaino di fiori secchi in una tazza d'acqua bollente e lasciate in infusione per 10 minuti, filtrate e addolcite con miele. Bevete l'infuso tre volte al giorno, lontano dai pasti, fino alla scomparsa dei sintomi.
- Quando l’influenza è arrivata, con tosse e/o bronchite: bollite per 5 minuti un cucchiaio di radice essiccata e spezzettata in una tazza d’acqua; spegnete e fate riposare per 10 minuti; filtrate e addolcite con miele di timo o di rosmarino. Assumete il decotto due volte al giorno, lontano dai pasti.
- Quando è in arrivo il raffreddore: ponete in infusione due cucchiai di fiori e foglie essiccati in un litro d’acqua bollente per 10 minuti; filtrate e dolcificate con miele di melata o d’eucalipto. Consumatene due tazze al giorno, lontano dai pasti.
- Per depurare l’organismo dopo gli eccessi alimentari natalizi: mettete due cucchiaini di foglie essiccate e sminuzzate in una tazza d'acqua bollente per 10 minuti; filtrate e dolcificate con miele di tarassaco. Prendetene una tazza al giorno, lontano dai pasti (preferibilmente a metà pomeriggio), per almeno una settimana.
- Per depurare l’organismo in primavera: aggiungete una manciata di foglie tritate e fiori freschi e crudi all'insalata, una volta al giorno per almeno due settimane.
La primula fra realtà, storia e leggenda
- Il grande poeta inglese W. Shakespeare, nel suo Racconto d'inverno, descrive “le pallide primule che muoiono nubili”: questa pianta fiorisce in un periodo in cui gli insetti che volano sono ancora pochi e quindi è facile che i suoi fiori non vengano impollinati. La natura però ha rimediato al problema avvolgendo i pochi semi prodotti con una sostanza zuccherina di cui sono ghiotte le formiche: trasportando i semi verso il nido, assicurano la diffusione della pianta.
- In Gran Bretagna viene chiamata bunch of keys, “mazzo di chiavi”, per la somiglianza dei fiori della P. auricula, penduli, dorati e abbondanti, con le chiavi del Paradiso. La leggenda dice che S. Pietro, scoprendo che le sue preziosissime chiavi erano state duplicate e non avevano più alcun valore, le lasciò cadere sulla Terra: nel punto esatto dove caddero, nel Nord Europa, nacquero i primi fiori di primula.
- Una casa che sorge in prossimità di un prato dove fioriscono molte primule è una casa fortunata, dove non arriverà mai la povertà, purché si abbia cura di non falciare il prato finché occhieggiano i fiorellini.
- Nel linguaggio dei fiori, simboleggia l'adolescenza e la gioventù in genere.