lapillo
Lapillo, presente nel terriccio per alleggerirlo e trattenere l'acqua.
Nel terriccio non c'è terra, bensì tanti altri materiali che, miscelati, lo compongono, ciascuno con una funzione ben precisa e utile.

Che cosa c'è dentro un sacco di terriccio, secondo voi? La terra? Sbagliato: tutto fuorché la terra! Tanti altri sono i materiali più comuni, tutti importanti per il benessere delle radici delle piante.

Torba

La torba è una sostanza organica derivata dalla decomposizione di alcuni tipi di muschi, in particolare dallo sfagno (Sphagnum). Quando il muschio muore, le fibre che lo compongono si accumulano formando, nei secoli, letti di torba alti parecchie decine di metri. A seconda delle condizioni di accumulo esistono torbe giovani, vecchie, più o meno decomposte, e con diversi pH; a seconda della provenienza ci sono torbe irlandesi, canadesi, lituane ecc.

La torba è in vendita in sacchi da 20 a 500 litri in consorzi agrari, garden center e vivai, con diversi nomi commerciali: la torba migliore in genere reca la dicitura “Torba acida di sfagno” o “Torba bionda acida di sfagno”. Per capire se il prodotto che state per acquistare è di buona qualità, leggete l’etichetta, e in particolare alcune voci importanti.

Nella scheda tecnica controllate il valore del pH: una buona torba è acida per eccellenza, dunque meglio  un pH 5 o inferiore che un pH 6 (tendente alla neutralità). Poi verificate l’indice di Von Post, dato da H seguito da un numero che indica lo stato di decomposizione della torba contenuta: le migliori hanno valori compresi fra H1 e H3, le peggiori superiori a H6. Infine, il valore delle ceneri deve essere inferiore a 5%, quello della sostanza organica superiore a 90%.

Attenzione: poiché le torbiere sono sì rinnovabili, ma nell'arco di centinaia d'anni, adesso sarebbe meglio scegliere sacchi di terra peat free o senza torba.

Sabbia

Per sabbia si intende nel giardinaggio la “sabbia di fiume”: non utilizzate quella di mare perché troppo ricca di sali (sodio in particolare) che nuocciono a quasi tutte le piante coltivate. Non fatevi tentare dalla facilità con cui la sabbia di mare si può procurare: il carico salino non si prede nemmeno dopo ripetuti lavaggi con acqua. In alternativa potete però avvalervi della sabbia di cava.

La sabbia di fiume si ricava, come dice il nome, dal greto dei grandi fiumi: si tratta di un sedimento detritico di granulometria media, derivante in origine dalla disintegrazione della roccia per azione chimica o meccanica, trascinato a valle dall’acqua e depositato nel letto fluviale. È facilmente reperibile presso i rivenditori di materiali edili; in alternativa nei garden center specializzati in bonsai potrete trovare sacchetti preconfezionati di piccole dimensioni.

La sabbia è un materiale inerte (non assorbe sostanze né le cede, se di fiume) che serve per arieggiare la composizione del terriccio, evitandone il compattamento e facilitando lo scorrimento dell’acqua. Non va mai utilizzata da sola, tranne che come substrato per le talee di arbusti. In tutti gli altri casi va miscelata ad altre componenti (terra, torba ecc.) in varia proporzione a seconda della destinazione finale (vedi tabella): semine, piante d’appartamento, piante grasse, piante da fiore, piante da orto in vaso…

Un discorso diverso merita invece la sabbia destinata alla coltivazione delle piante carnivore, che necessitano di un substrato acido: l’unica sabbia idonea è la sabbia di quarzo, reperibile presso i negozi di acquariofilia. La vera sabbia di quarzo ha un colore grigiastro o rosato, vitreo, e tutti i granelli hanno una colorazione omogenea; se invece è composta da granelli colorati o tutti diversi, il quarzo è ben poco. La dimensione dei granelli di quarzo deve essere compresa tra quella del sale grosso e quella dei granelli di sale fino.

Ghiaia

La ghiaia è costituita da ciottoli del diametro di 0,5-1,5 cm: anch’essa si ricava in prevalenza dalle sponde dei grandi fiumi, avendo la medesima origine della sabbia ma, ovviamente, con granulometria più grossolana. È ugualmente reperibile presso i rivenditori di materiali edili, ma anche presso i garden center più riforniti. Prima dell’uso, si consiglia un lavaggio con abbondante acqua corrente, per rimuovere la polvere che ricopre i ciottoli.

Anch’essa è un materiale inerte, ma non va miscelata al terriccio: data la grossezza e irregolarità dei granelli, potrebbe causare lesioni alle radici. Viene invece utilizzata come materiale drenante, da posare sul fondo del vaso (in uno strato variabile da 1 a 5 cm, secondo le dimensioni del contenitore e della specie vegetale ospitata) o della buca d’impianto in piena terra (strato di 5-10 cm). Consente così un facile deflusso dell’acqua in eccesso, che non viene trattenuta dal terriccio a stretto contatto con le radici, bensì scivola fuori dal vaso o nella profondità del terreno.

In alternativa, può essere impieegata anche come materiale per pacciamatura, sia nei vasi, sia sul terreno per aiuole fiorite o, classicamente, come materiale per vialetti sterrati.

Argilla espansa

L’argilla espansa è un aggregato che si estrae da cave a cielo aperto e che si ottiene, a seguito di alcune operazioni meccaniche (frantumazione, mescolazione ecc.), attraverso la cottura di particolari tipi di argille in forni rotanti e alla temperatura di 1200 °C. Il prodotto che ne deriva si presenta in granuli semisferici di colore rosso-bruno, caratterizzati da una dura scorza esterna (che conferisce resistenza alla compressione e inattaccabilità da parte di agenti chimici e atmosferici) e da una struttura interna, costituita da piccole celle chiuse e vetrificate (da cui derivano leggerezza e isolamento termico).

L’argilla espansa impiegata nel giardinaggio è costituita da palline di 5-15 mm di granulometria, rotonde, solide, gradevoli al tatto, chimicamente neutre, sterilizzate e prive di batteri dannosi per le piante. Al momento della scelta, optate per confezioni che presentano le palline di maggior diametro (che in genere sono anche meno polverose: eventualmente, lavatele con il getto della canna prima dell’uso): svolgono meglio le funzioni sottoelencate. I sacchetti (da 10 l in su) sono reperibili un po’ ovunque: ipermercati, ipergiardinerie, centri brico, garden center…; è per fortuna un prodotto molto economico, perché può capitare di doverne utilizzare notevoli quantità.

Molteplici sono gli impieghi di questo prodotto jolly: l’utilizzo classico è come drenante in vaso e in piena terra, secondo quanto già indicato per la ghiaia. Le palline di diametro inferiore a 10 mm possono venire miscelate al substrato (in quantità di circa il 10% del volume totale) per arieggiarlo, impedirne il compattamento, favorire il passaggio dell’aria necessaria alle radici, ma anche per alleggerirlo (fattore importante nel caso di vasi collocati su balconi e terrazze). Come la ghiaia, sparsa sulla superficie del vaso o nelle aiuole costituisce un’eccellente pacciamatura, che diviene anche elegante e decorativa scegliendo l’argilla espansa colorata (reperibile nei migliori garden center). Infine è fondamentale per le piante allevate in idrocoltura, poiché costituisce il substrato che dà loro il sostegno all’interno del vaso.

Perlite e vermiculite

Perlite e vermiculite sono substrati minerali di tipo micaceo resi inerti perché preparati in forni ad altissime temperature: risultano completamente disidratati e privi di elementi nutrizionali.

Perlite

La perlite deriva dalla lavorazione di rocce vulcaniche sottoposte ad alte temperature, e la graniglia che ne deriva, di colore grigio-biancastro (somiglia al polistirolo), è molto leggera e ricca di macropori (80% di porosità nel volume). Se miscelata a terriccio e altre componenti (ottimo l’abbinamento con la torba), offre una buona aerazione del substrato, permettendo all’acqua in eccesso di percolare in profondità, senza però appesantire il vaso (come invece fa la sabbia) né occupare troppo spazio (a differenza dell’argilla espansa).

Ora la perlite si trova in vendita anche in sacchetti da 10 l. Lasciate perdere la perlite in vendita presso i grossisti di materiali edili: ha subito processi diversi (e quindi ha caratteristiche differenti) rispetto a quella per uso agricolo, ed è sconsigliabile per le piante.

Poiché nel maneggiarla libera polvere (nociva per le vie aeree), proteggete occhi, naso e bocca mentre la versate; la polverosità scompare appena il materiale viene bagnato.

Vermiculite

La vermiculite proviene dalla lavorazione di rocce sottoposte ad alte temperature; è un materiale molto leggero, con notevoli capacità di assorbire e trattenere l’acqua. Si presenta infatti sotto forma di scaglie che funzionano come piccole spugne: la capacità di ritenzione idrica arriva fino a 5 volte il suo peso. Le scaglie sono costituite da piccoli pezzetti minerali luccicanti, derivanti da una mica idrata ricca di ferro, magnesio, potassio, silicio e con tracce di altri elementi utili.

Nel giardinaggio il suo impiego è duplice: mescolata al substrato in modica quantità (non oltre il 10% del volume totale) funge da serbatoio idrico, consentendo di dilazionare notevolmente l’annaffiatura dei vasi. È quindi consigliabile per esempio in fioriere e contenitori situati sul tetto o su solette e in cortili non calpestabili. In seconda battuta, viene utilizzata anche per apportare piccole quantità di microelementi senza modificare il pH del substrato: è utile per esempio nella coltivazione delle piante carnivore.

Il reperimento non è agevole: viene commercializzata con il nome di “Germisol”, in sacchi da 100 o 200 litri. Difficilmente potrete reperire piccole quantità presso i consorzi agrari, più facile convincere il proprio vivaista a cedervene un secchio. Anche in questo caso si sconsiglia una sostituzione con la vermiculite a uso edile: è troppo grossolana e contiene parecchie impurità, alcune della quali potrebbero essere nocive per le radici dei vegetali.

Maneggiate anche questo prodotto con maschere per occhi, naso e bocca: la polvere liberata allo stato asciutto è nociva.

Lapillo vulcanico e pietra pomice

Sono ambedue materiali derivanti da rocce vulcaniche, caratterizzati da microporosità (che trattiene l’acqua) e leggerezza in termini di peso.

Lapillo vulcanico

Il lapillo vulcanico è una roccia eruttiva, effusiva, di colore rossastro, composta da silicati misti a sodio, potassio e alluminio: si tratta di un materiale assolutamente naturale che nel tempo rilascia piccole quantità dei minerali in esso contenuti, non è solubile al contatto con l’acqua, ma la assorbe in notevoli quantità con le sue particelle a superficie ruvida e all’interno dei propri micropori.

L’alto contenuto di microelementi, associato alla porosità e all’incoerenza tipica dei materiali vulcanici (non formano aggregati, blocchi), rendono i granuli di lapillo insostituibili nella preparazione di terricci sciolti, con buona ritenzione idrica (data l’assorbenza) e nello stesso tempo con eccellente potere drenante. Si usa miscelato in ragione del 10-30% sul totale del substrato.

Viene commercializzato con granulometria variabile da 0,1 a 15 mm: è consigliabile una misura media (3-5 mm) per non appesantire troppo il substrato senza però danneggiare le radici (vedi Argilla espansa, a pag…). È reperibile anche in piccole confezioni (da 1-10 litri) ed è particolarmente consigliabile per tutte le piante che necessitano di un ottimo drenaggio, come le succulente o le aromatiche perenni legnose (salvia, rosmarino, lavanda, timo ecc.).

Pietra pomice

La pietra pomice è un magma vulcanico dalla cui massa in via di solidificazione i gas contenuti sono sfuggiti in un tempo brevissimo. Ciò ha portato alla formazione di blocchi di una pietra estremamente porosa e leggera, di colore chiaro e molto friabile. In Italia ne esistono grandi giacimenti, principalmente presso le Isole Eolie e soprattutto a Lipari, da dove proviene la pietra pomice più pregiata del mondo.

È un materiale con un pH 7,5, molto leggero, con ottime capacità igroscopiche: oltre a trattenere l’acqua, cedendola su richiesta delle radici, ha la capacità di saturarsi di soluzioni di sostanze fertilizzanti per poi cederle lentamente al terreno. Inoltre, nel tempo cede i minerali di cui è costituita (è infatti un silicato complesso contenente boro, potassio, magnesio, calcio ecc.).

Per uso agricolo, si trova in commercio sotto forma tritata più o meno finemente (da 0,1 a 20 mm), in sacchi da 1 a 200 litri; si utilizza miscelata al terriccio in quantità del 10-30% sul totale. È particolarmente utilizzata per la preparazione di terricci speciali, come quello per bonsai o per succulente, ma il pH neutro la rende adatta a qualunque tipo di coltura.

Serve per migliorare il drenaggio in vaso, con conseguente miglioramento dell’aerazione e, indirettamente, del fissaggio dell’azoto presente nell’aria mediante la microflora del terreno; anche interrata ai piedi delle radici delle piante in piena terra ne assicura il ricambio d’aria. In ambedue i casi funge poi da “spugna” naturale per lo scambio di umidità nel substrato. Ne discende un’agevolazione della radicazione e della crescita delle radici, con miglioramento dell’assorbimento delle sostanze nutritive.

Polistirolo

Il polistirolo (o polistirene) espanso è una sostanza ottenuta per polimerizzazione dello stirene o etilbenzene. Se ottenuto per estrusione (per azione di un agente gonfiante), si presenta con piccole celle poliedriche che, nel giardinaggio, vengono utilizzate divise, sotto forma di palline del diametro di 0,1-3 mm.

È un materiale del tutto inerte che si aggiunge alla miscela di terriccio in ragione del 10-30% del volume totale. L’unico scopo è quello di alleggerire il peso del substrato, favorendone nel contempo l’aerazione. Viene utilizzato in particolare per le orchidee (in blocchetti) e per le piante grasse.

Non è reperibile in vendita, se non chiedendone un po’ ai grossisti della floricoltura (difficile reperirlo perfino nei vivai). In alternativa, potete scalfire un blocco di polistirolo per ottenerne piccoli pezzetti.

Terriccio, quali materiali contiene? - Ultima modifica: 2025-06-29T06:28:21+02:00 da elena.tibiletti@lupino07.it