Una parte degli ortaggi che portiamo comunemente in tavola era sconosciuta in Europa prima del 1492. Guardati inizialmente con molto sospetto, ora non ne potremmo più fare a meno…
L’Oscar dell’attesa spetta di diritto alla patata (Solanum tuberosum), coltivata dal 7000 a.C. e impiegata stabilmente come alimento dal 3500 a.C. in poi. Dalle natie Ande peruviane e cilene (dove era allevata dagli Inca) fu portata nelle Isole Canarie dagli Spagnoli nel 1562, diffondendosi prima in Spagna, poi in Italia (1587), in Gran Bretagna e Irlanda (1588), in Francia (1600) ecc. L’ortaggio venne chiamato tartouffli, per la sua somiglianza con il tartufo, e solo in seguito patata, derivante da papa, denominazione degli Inca-Quechua sudamericani.
La patata arriva in Europa
Il successo europeo fu pari a zero: l'alimentazione basata sul frumento e sui cereali in genere; la somiglianza con la velenosa erba morella; le presunte proprietà afrodisiache derivanti dalla forma del tubero; l'accusa di provocare la lebbra per la rugosità della buccia; l’affermazione nell’Encyclopédie del 1765, che fosse "cibo flatulento"; i casi di intossicazione causati dall'esposizione prolungata dei tuberi alla luce (che fa sviluppare la tossica solanina); la decisione di costringere i galeotti o i soldati ad alimentarsi di patate, perché a disposizione a buon prezzo; tutte queste ragioni la relegarono alla stregua di ornamento reperibile negli orti botanici (a Bologna fin dal 1657) o di ottimo cibo per i maiali!
I primi ad apprezzarla furono i poverissimi Irlandesi (che però ci misero più di un secolo): fra il 1700 e il 1750 la patata divenne il loro alimento principale, coltivata in un’unica varietà tanto che quando, nel 1845, arrivò dall’America la terribile peronospora, tutte le piante vennero distrutte e il Paese andò incontro a una devastante carestia che uccise oltre un milione di persone e ne costrinse il doppio a emigrare negli Usa. In tale occasione prese il via l'azione di miglioramento genetico per ottenere nuove cultivar.
In Francia bisogna aspettare il 1787, quando viene descritta come cibo principale degli abitanti della campagna; mentre in Italia l'avvocato e agronomo cuneese Giovanni Vincenzo Virginio, per diffonderla in Piemonte, pubblicò nel 1799 a Torino il Trattato della coltivazione delle patate o sia pomi di terra volgarmente detti tartiffle […], distribuendo gratuitamente patate al popolo a scopo promozionale.
Furono però le carestie dell’inizio del XIX secolo, dovute alle diverse guerre europee (in Italia quelle Napoleoniche), a spingere definitivamente il popolo alla fame verso questi tuberi. Non ce ne siamo mai pentiti…
(A cura di Elena Tibiletti - Pubblicato su Giardinaggio 5/2014)