Tra l’inizio e la fine di aprile nel Nord Italia e più in generale nelle zone fredde, non mediterranee, la temperatura finalmente si addolcisce e anche le minime notturne salgono stabilmente (o quasi) sopra i 10-12 °C: è il segnale che ci consente di “riaprire” terrazzi e balconi, liberando le piante protette e riordinando l’ambiente esterno.
TOGLIERE le protezioni
Il primo passo consiste nel liberare le piante da esterni semi-rustiche dalle protezioni di cui le avevamo munite. Partiamo dai contenitori più grandi, srotolando i teli di plastica o di tessuto non tessuto: siamo ordinati nella dismissione, arrotolando le corde, sbattendo i teli per eliminare foglie e residui e ammucchiandoli in un punto pulito del terrazzo, per poi lavarli (vedi in fondo). Togliamo anche eventuali zeppe sotto i vasi, e la paglia o altro materiale da pacciamatura sul terriccio. Con una spugnetta e una bacinella d’acqua, puliamo i vasi da ragnatele e resti vegetali.
Eliminiamo tutte le foglie e i rami secchi o spezzati, poi controlliamo se ci sono chiazze strane o muffe, nel qual caso dovremo togliere tutte le foglie malate e trattare con un anticrittogamico, anche naturale come il sapone molle o la propoli. Osserviamo anche se ci sono animaletti come gli aleurodidi, minuscoli moscerini candidi che stanno sotto le foglie, o le cocciniglie, cioè scudetti neri, grigi o marroncini attaccati a rami e foglie, o fiocchetti bianchi che si spostano: trattiamo rispettivamente con un insetticida o un anticocciniglia.
Infine bagniamo leggermente e con lentezza l’esemplare liberato: al momento non è ancora tempo di rimettere il sottovaso.
Proseguiamo così con tutte le piante avvolte, dalle più grandi alle più piccole, ripulendo con scopa, paletta, straccio e detersivo la zona dove erano ricoverati gli esemplari, che nel frattempo vanno addossati dal lato opposto.
DISMETTERE la serra
Se abbiamo anche la serretta da balcone, già da metà marzo avremmo dovuto aprirla di giorno e richiuderla la sera: adesso è venuto il momento di dismetterla del tutto. Estraiamo i vasi uno per uno e sottoponiamoli alle stesse pulizie e controlli appena elencati: sono ancora più importanti perché nella serra si crea l’ambiente più favorevole sia ai funghi che ai parassiti animali.
Una volta svuotata la struttura, possiamo decidere se pulire adesso il telo di plastica, con una spugnetta intrisa di detersivo neutro, sia all’esterno sia all’interno; oppure se lavarlo nella doccia o nella vasca. In ogni caso va ripulito dalla polvere che si accumula sull’esterno, e da eventuali uova o spore di parassiti che si fissano sul lato interno. E anche in questo caso va lasciato asciugare bene prima di essere piegato e messo via.
Nel caso in cui la plastica sia lacerata, se si tratta di piccole aperture, dopo il lavaggio e l’asciugatura rabberciamo lo strappo con uno scotch trasparente da pacchi, alto 5 cm. Se invece si tratta di spaccature molto lunghe, o se si è staccata la cerniera lampo dalla plastica, non è possibile riparare il telo, che quindi va buttato nei rifiuti plastici. Provvediamo subito a comprare nel garden center il ricambio (controllando che il numero di piani della serra corrisponda), così saremo pronti per novembre.
Poi laviamo eventuali altri teli di non tessuto o di plastica pluriball. Quindi, con la spugnetta e il detersivo neutro puliamo anche la struttura tubolare, senza smontarla o dopo averla smontata, a seconda di come preferiamo.
Infine riponiamo la serra smontata con il telo di copertura e gli eventuali altri teli protettivi in un luogo asciutto per l’autunno che verrà.
Oppure, lasciamola montata, ma senza la copertura, per utilizzarla come scaffale per piante.
Un mese di OSSERVAZIONE
Potrebbe capitare di trovare piante “morte” o vasi vuoti. Gli alberelli o arbusti o erbacee sempreverdi con foglie seccate potrebbero aver patito un freddo eccessivo o la siccità (le piante vanno bagnate anche d’inverno, se non piove, anche sotto protezione!). Tagliamo una cima di un rametto con il potatoio e osserviamo l’interno del rametto: se è verde la pianta è viva, quindi va liberata del seccume e annaffiata; se è secco, tagliamo un po’ più giù, fino a un massimo di un terzo del ramo: se non troviamo del verde, non disperiamo ancora. Lasciamo l’esemplare all’aria e alla pioggia, e aspettiamo 30 giorni: se non germoglia, sarà veramente morto e andrà eliminato.
Il concetto vale anche per alberelli, arbusti ed erbacee spoglianti: prima di defenestrarle ritenendole morte, attendiamo un mese durante il quale, in questo mese, una pianta viva germoglia sicuramente.
Altrettanta attesa va concessa ai vasi vuoti: evidentemente contenevano piante erbacee che hanno perso la parte aerea, che troviamo secca dopo l’inverno. Ma se si tratta di perenni, saranno le radici ad avere svernato e a emettere nuovi germogli entro fine mese. Dunque, non facciamoci prendere dal “magico potere del riordino”, ma aspettiamo con pazienza gli sviluppi.
Quando una pianta è sicuramente morta, bisogna eliminarla così: se è di grandi dimensioni, con il potatoio va “affettata” in modo da farla entrare in un sacco dell’immondizia. Al termine della riduzione, tirando il moncone con il colletto uscirà anche la zolla di terra, che va gettata interamente. Conferiamo tutti i pezzi nel cassonetto dell’organico, svuotandovi dentro il sacco (che è di plastica sintetica e quindi deve andare nel bidone della plastica). Poi laviamo il vaso con acqua e candeggina 2%, sciacquiamo bene e facciamo asciugare.
Lavaggio dei teli
I teli di plastica si lavano nella vasca da bagno o nella doccia, con un detergente neutro e risciacquandoli molto bene; poi si appendono a un gancio in terrazza ad asciugare e infine si ripiegano per l’autunno prossimo. I teli di non tessuto vanno in lavatrice (senza residui di foglie o rametti) con programma max 30° e detersivo per delicati; si ripongono quando sono ben asciutti.