Uno stupendo tappeto erboso, denso, compatto, rigoglioso e di un bel verde intenso è il sogno di tutti i possessori di un giardino. La sua realizzazione è relativamente più semplice nel Nord Italia e laddove non esistano condizioni ambientali oggettivamente sfavorevoli. Tuttavia, anche nelle aree meno baciate dalla fortuna climatica o fisico-chimica è possibile ottenere buoni risultati, avendo l’accortezza di scegliere la specie più adatta all’impianto in relazione alla situazione ambientale presente.
Le zoisie
Al gruppo delle zoisie, piante stolonifere e rizomatose, in genere robuste e rustiche, appartengono tre specie: Zoysia japonica, la più diffusa, Z. matrella e Z. tenuifolia, poco note e ancor meno utilizzate per i manti erbosi. Z. japonica è una graminacea che, con le sue foglie mediamente larghe (4-5 mm), garantisce un folto tappeto, non eccessivamente grossolano, color verde scuro intenso che in inverno tende ad assumere sfumature marrone-rossastre. E’ adatta per prati residenziali e sportivi (ha un’ottima tolleranza al calpestamento) collocati preferenzialmente in aree temperato-calde, dato che è in grado di vegetare fino a 40 °C. Inoltre, durante l’inverno, pur andando in dormienza, è la macroterma che resiste meglio al freddo, sopportando la discesa della colonnina di mercurio fino a -15 °C. Anche la siccità estiva non la spaventa, purché non si prolunghi oltre il mese e mezzo: del resto, per averla bella rigogliosa dovremmo fornirle circa 25 mm d’acqua per mq a settimana, somministrati attraverso un paio di irrigazioni profonde. Naturalmente, è adatta ai suoli salini, così come a quelli poveri e calcarei, e sopporta splendidamente l’ombreggiamento.
Con la zoisia in giardino, possiamo quasi dimenticarci della manutenzione, ridotta a uno sfalcio ogni dieci giorni all’altezza di 3-5 cm, a una sfeltratura annuale in autunno, e alle concimazioni (una in primavera con un fertilizzante ternario, due in estate con azoto e una in autunno con potassio per migliorare il colore). L’unico neo, se così vogliamo chiamarlo, è l’accrescimento piuttosto lento, che la rende poco idonea a ricoprire velocemente le zone diradate.
Lo stenotafrum
Quando il terreno da destinare a tappeto erboso è completamente esposto a nord, e quindi perennemente in ombra, l'unica possibilità di riuscita ci viene dallo stenotafrum (Stenotaphrum secundatum), una graminacea macroterma che, fra tutte le specie prative, si merita l’oscar per la resistenza all’ombra (cresce fin a ridosso del colletto di alberi e arbusti). Le sue foglie, larghe e corte, creano un manto denso, spesso e morbido, verde carico, di elevato valore ornamentale e piuttosto adatto all’uso ricreativo, ma non a quello sportivo, perché il calpestamento intenso provoca la morte delle piantine. Anch’essa richiede poca manutenzione: irrigazioni bisettimanali per un totale di 30 mm/mq, un taglio ogni 7-10 giorni a 4-6 cm d’altezza (non è molto veloce nella crescita), l’asportazione annuale del feltro e una concimazione similare a quella della zoisia. Si adatta abbastanza al terreno ma predilige suoli neutri o leggermente alcalini, tollerando comunque egregiamente i terreni salini. In caso di siccità estiva resiste per un mese, mentre in inverno, sotto i 5 °C, entra in dormienza assumendo un color giallo paglia, ma se il gelo si fa prolungato, corre il rischio di soccombere.
Il pennisetum
Pennisetum clandestinum, a fogliame mediamente grossolano ma compatto, verde brillante anche in inverno, purché non geli, e a rapido accrescimento, sopporta magnificamente il calpestio, ma in inverno ingiallisce se la temperatura si abbassa al di sotto di 10 °C. A suo favore la scarsissima manutenzione richiesta, l’adattabilità a terreni calcarei, argillosi, sabbiosi o salini, la resistenza a siccità prolungate e al caldo afoso, e la tolleranza a tagli bassi (2-3 cm). Viceversa, non sopporta l’ombreggiamento.