La fioritura della plumbago è spettacolare: innumerevoli ombrelle color azzurro cielo o lavanda o bianco (più raro) che durano ininterrottamente da maggio fino a ottobre, da Nord (anche sulle Alpi) a Sud (fino a Capo Passero in Sicilia). Una splendida nuvola di fiori celesti che le ha fatto meritare il nome comune di “gelsomino azzurro” (sebbene non profumi affatto), mentre quello scientifico è Plumbago capensis perché è originaria della Regione del Capo in Sudafrica (donde anche "gelsomino del Capo").
Come coltivare la plumbago
Nelle zone più miti (anche lungo le coste del Nord Italia) può vivere in piena terra in giardino, dove forma grossi cespugli (2 ø x 1 h m) dai rami ricadenti o folte coperture sempreverdi e fiorite su muri o pergolati. Sì, perché la plumbago è una sarmentosa, cioè una pianta che produce lunghi rami (anche 2 m) flessibili, incapaci di sostenersi da soli: quindi ricadono dolcemente, oppure si possono indirizzare su sostegni dove si “aggrappano” grazie a una sostanza vischiosa emessa da rami, foglie e infiorescenze. Nelle zone più fredde si coltiva senza problemi in vaso, ritirandolo in una stanza fresca se la temperatura scende vicino a 0 °C.
Attenzione: nel Nord perde le foglie con il freddo e in primavera si sveglia a metà maggio; nell’attesa, non buttiamola via credendola morta...
Diamole un vaso medio-grande (almeno 32 cm ø per un esemplare) inserendo un traliccio su cui adagiare i rami. Sul fondo servono 4 cm di ghiaia e poi un buon terriccio per piante fiorite. Rinvasiamola ogni anno in primavera, prima della fioritura, fino alla misura massima che possiamo accogliere. Al sole fiorisce di più che non in mezz’ombra. Tollera il caldo intenso, il vento, la salsedine, mentre trema a partire dai 5 °C.
Annaffiamo sempre quando il terriccio si è asciugato fra aprile e settembre; negli altri mesi bagniamo ogni 10-15 giorni in zone miti, ogni 15-20 nella stanza fresca, ogni 25-30 se rimane fuori (magari in serra) in aree fredde (ma non gelide): il substrato deve rimanere appena leggermente umido. Concimiamo da aprile a settembre con un prodotto liquido per piante da fiore ogni 10 giorni nell’acqua d’annaffiatura.
Sarebbe meglio non potarla, ma un po’ l’esuberanza dei rami, un po’ la possibilità che si sia attaccata a supporti fissi proprio quando la dobbiamo spostare per ricoverarla in serra o in stanza fresca fanno sì che i tagli si debbano praticare: il momento migliore nel Nord è proprio l’autunno, quando la pianta è già andata a riposo (cadono le foglie). Al Sud, invece, se proprio dobbiamo, potiamola in dicembre-gennaio, tagliando i rami a un terzo della lunghezza. In primavera i tralci ricresceranno velocemente.
Per moltiplicarla, preleviamo talee semilegnose in primavera (rami dell’anno precedente) o estate (rami dell’anno), mettendole in vasetti con metà torba e metà sabbia, da tenere inumidita, proteggendoli in inverno se fa freddo.
Moltiplicare la plumbago in 5 mosse
- Tagliamo un ramo semilegnoso che abbia rametti laterali della lunghezza di 8-10 cm.
- Con un coltello affilato tagliamo i rametti laterali in modo che abbiano una porzione del fusto.
- Piantiamo le talee in un vaso riempito con un miscuglio di torba e sabbia in parti uguali e annaffiamo.
- Copriamo il tutto con un sacchetto di plastica forato e teniamo il vaso all’ombra a circa 20 °C.
- Dopo un mese, quando le piantine cominceranno a crescere, trapiantiamole con il pane di terra.
Come utilizzarla
- Sul balcone utilizziamola con un grigliato inserito nel vaso in modo da poterla spostare per l’inverno.
- Sul terrazzo usiamola anche per rivestire pareti su cui avremo steso una rete metallica o perfino per creare un arco.
- In giardino via libera alla fantasia: come cespuglio singolo, a gruppi, all’interno di siepi fiorite, come rampicante su pergolati, recinzioni o muri.
- Al piede mettiamo erbacee da fiore di taglia media o bassa, bulbose primaverili ed estive di piccole o medie dimensioni; in alternativa sempreverdi che facciano da quinta dietro di lei.