Sarà tiepido o gelido? L’inverno, naturalmente! Non possedendo la sfera di cristallo, è impossibile azzardare una previsione su questo meteo sempre più pazzo, che dall’Immacolata in poi oscilla fra metri di neve e cieli soleggiati con aria mite…
Ma una cosa possiamo dirla sicuramente: indipendentemente da come andrà la stagione, le piante non rustiche non possono superarla senza il nostro aiuto antifreddo. Aiuto che va differenziato in base al tipo di pianta e, naturalmente, alla zona climatica di residenza, ma anche in relazione alle previsioni meteo giornaliere. La faccenda non è semplice, ma vale un consiglio su tutti: è meglio una protezione in più che una in meno, perché fa la differenza tra salvare la pianta o perderla.
Piante delicate da proteggere
Una specie è definita “delicata” quando resiste fino ai 15 °C circa, ed entra in sofferenza fino poi a morirne scendendo sotto i 12 °C, naturalmente sopra lo zero.
Appartengono a questa categoria, oltre a quasi tutte le normali piante d’appartamento, le piante da fiore esotiche e parecchie succulente. Per fare qualche nome: Allamanda, Aristolochia, Asarina, Banksia, Bauhinia, Calliandra, Cassia (o Senna), Cestrum, Choisya, Clusia, Cuphea, Erythrina, Eugenia, Hibiscus rosa-sinensis, Iochroma, Ipomoea, Jacobinia, Mandevillea, Pandorea, Petraea, Plumeria, Protea, Sesbania, Solandra, Stephanotis, Streptosolen, Thunbergia, Tibouchina, ninfee tropicali e loti, ma l’elenco è del tutto parziale.
Le succulente sono molto freddolose, con l’eccezione di buona parte delle Cactacee, dei Sedum e dei Delosperma e di tutti i Sempervivum.
Sono tutte piante che vanno coltivate in vaso nel Nord Italia e lungo le montagne appenniniche, per poterlo spostare al caldo d’inverno, mentre in zone un po’ più miti può essere ricoverato solo quando si prevedono cali termici, e nel Sud Italia si possono allevare anche in piena terra, seguendo però ogni giorno le previsioni meteo da dicembre a febbraio.
Quando acquistate una pianta che non conoscete, assicuratevi che abbia un cartellino con il nome, oppure fatevelo dire e scrivetelo subito sul cellulare: vi servirà non solo per sapere come trattare la nuova arrivata, ma soprattutto in vista dell’inverno, per fornirle eventuali protezioni.
Piante semirustiche da proteggere
Sono semirustiche tutte quelle piante che sopportano temperature fino ai 5-6 °C, e occasionali discese fino a 0 °C o perfino 2-3 gradi sotto zero, purché per brevi periodi, con substrato asciutto (l’acqua abbassa la temperatura, fa marcire le radici o addirittura le ghiaccia) e in posizione soleggiata e riparata dai venti freddi.
Se non siete in grado di assicurare queste condizioni favorevoli, quando il termometro è previsto scendere sotto i 5 °C, è meglio che le proteggiate, perché il rischio di danni è elevato. E i danni spesso non si manifestano subito, bensì a distanza di una settimana o addirittura alla ripresa primaverile, che diventa ritardata e stentata, costringendo spesso a eliminare la pianta. Anche le semirustiche si coltivano obbligatoriamente in vaso dalla Val Padana in su e sulle montagne peninsulari, mentre nelle zone mediterranee costiere possono anche vivere in piena terra, sempre con un occhio al meteo e una mano sui teli protettivi.
Tra le esotiche semirustiche si annoverano: Abutilon, Anigozanthus (e in generale le piante australiane), bambù esotici, Brugmansia, Callistemon, Cesalpinia, Cycas, Dipladenia, Hardenbergia, Leptospermum, Strelitzia, Zamia e ninfee nostrane, sempre per citare solo le più famose. Tra le succulente semirustiche ci sono quasi tutte le Cactacee.
Piante rustiche da proteggere
La categoria più insensibile al freddo comprende specie che resistono senz’altro fino a –5 °C senza alcun danno: alcune tollerano sino a –25/30 °C, come i rosai e i meli, altre sopportano sino a –10/12/15 °C, ma solo se perfettamente asciutte, al sole e senza vento freddo.
Se l’inverno è “normale”, lo trascorrono all’aperto senza problemi in Val Padana (dove le minime “normalmente” non scendono sotto i –6/7 °C), mentre sulle Alpi per le meno “polari” un calo sotto zero di oltre 10 gradi deve far mettere mano ai teli protettivi o allo spostamento al riparo, se possibile.
Sono rustiche tutte le piante appartenenti alla flora italiana, secondo la tipologia di pianta definita dalla zona climatica d’appartenenza: per es. l’oleandro è una specie naturalizzata nel Meridione da millenni, ma sulle Alpi non può svernare all’aperto, come tutte le piante appartenenti alla stessa tipologia, vale a dire quella delle “piante mediterranee”. Le esponenti di questa specifica categoria, sull’arco alpino e il crinale appenninico, vanno coltivate solo in vaso.
Proteggere le piante in giardino
Nella piena terra del giardino le piante delicate possono sopravvivere solo nel Sud Italia, sempre in collocazioni soleggiate e riparate da tramontana e maestrale, meglio ancora se è possibile all’occorrenza coprirle con un telo di plastica in caso di piogge intense abbinate ad abbassamenti di temperatura.
Il discorso vale anche per le semirustiche, che in analoga collocazione possono farcela anche nelle colline del Sud, mentre sulle montagne del Meridione sono a rischio: è d’obbligo prevedere l’allestimento di protezioni, a partire da un traliccio che sorregga un grande telo plastico per salvare da pioggia e neve.
Le rustiche in genere se la cavano senza gravi danni, ma qualche piccola cautela protettiva si può riservare anche a loro.
Alberi e arbusti, se piantati nella loro zona climatica, di solito non necessitano di protezioni, tranne che nel primo inverno dall’impianto, quando è bene pacciamare la base con erba o foglie secche, paglia naturale o da regalo, corteccia, torba o compost, trucioli, cippato o segatura, pezze di iuta o tela, da fermare con sassi. Fanno eccezione i rosai, imperturbabili anche sulle Alpi.
Le erbacee perenni che nelle zone più fredde seccano o perdono la parte aerea vanno pacciamate alla base; la precauzione vale ancora di più per le piante messe a dimora dalla primavera in poi. Oltre alla pacciamatura basale, l’altro importante mezzo di protezione è dato da stuoie di cannuccia anche abbinate a teli in plastica pesante o pluriball, utili per la protezione di arbusti “fuori zona”, inclusi i banani.
Le piante vanno prima eventualmente potate per ridurne l’ingombro, poi legate con il filo di plastica morbida, cercando di rinserrare i rami e il fogliame senza però stringere troppo. Poi si avvolge la chioma con una o più stuoie di cannuccia, partendo dalla base del tronco, fermandole con il legaccio avvolto a spirale: è un’operazione facile da condurre se si è in due; se siete da soli fermate l’estremità della stuoia in basso legandola sul tronco. Non stringete troppo: la pianta deve respirare, soprattutto in cima, dove la stuoia non deve chiudere il varco. Per sicurezza, oltre alle stuoie potete avvolgere anche un telo in plastica, sempre lasciando libera la cima, che chiuderete con un altro telo se il meteo prevede pioggia intensa o neve, togliendolo dopo che le precipitazioni saranno cessate. Al posto delle stuoie potete utilizzare il tessuto non tessuto scegliendo quello più pesante o mettendolo a doppio. Potete rifinire le chiusure fatte con i legacci fissando gli svolazzi con mollette da bucato.
In caso di piante di particolare pregio, potete allestire una struttura di paletti in legno, ben infissi nel terreno e poco più alti dell’esemplare da proteggere, che recingano la pianta e sui quali stendere i teli di protezione, da fissare bene con la pistola graffettatrice.
Alla fine delle operazioni, in giardino devono rimanere senza alcuna protezione solo alberi, arbusti e piante erbacee adatti al clima della zona. Se dovesse nevicare, togliete subito la neve (con una vecchia scopa) da pergola e gazebo, serra, piante protette e arbusti sempreverdi non protetti (occhio alle siepi!), per evitare che i fiocchi ghiaccino, appesantendo le strutture e le piante e deformandole o danneggiandole.
Proteggere le piante in vaso
Una pianta vive in vaso o perché è una specie delicata o semirustica, che quindi va protetta, o perché è disponibile solo un terrazzo o balcone, e in questo caso le piante rustiche possono svernarvi senza problemi, mentre tutte le altre necessitano di protezione, ritirandole in interni se è possibile, oppure provvedendo in loco se non c’è spazio dentro o se il vaso è ormai inamovibile.
Prima di ogni genere di protezione è bene, ove possibile, potare gli esemplari per riordinarli e ridurne l’ingombro e, per quelli più grandi, procedere alla legatura della chioma come descritto per gli arbusti in giardino.
I vasi di dimensioni contenute si possono ricoverare in serra fredda: i modelli da balcone in commercio sono numerosissimi, a due, tre o quattro piani oppure senza ripiani per piante alte, autoportanti o addossati, con telaio in metallo e teli di copertura in plastica morbida o pannelli in plexiglass, per tutte le esigenze e le tasche. Per l’allestimento vedi oltre.
Se i vasi devono rimanere all’esterno, la protezione più classica si compone di: avvolgimento della base della pianta con paglia, foglie secche o segatura; avvolgimento del contenitore con un telo di juta, di non tessuto o di pluriball; sollevamento del vaso dal pavimento gelido con tavolette di legno o di polistirolo, senza ostruire il foro di drenaggio; telo di plastica pesante trasparente o pluriball o di tessuto non tessuto da avvolgere intorno alla chioma (aperto in cima), fermandolo con filo di plastica e mollette, oppure incannucciato da avvolgere lasciando aperta la sommità per dare luce.
Sono utili anche lo spostamento dei vasi contro la parte più riparata del balcone, contro un muro, magari coperto dal tetto o dal balcone sovrastante, meglio se esposto a sud e dove non arrivino le folate di vento freddo; e l’addossamento fra loro degli esemplari più delicati, in modo da poterli coprire con un telo di plastica (lasciato leggermente aperto) o di tessuto non tessuto (da chiudere bene).
Ricordatevi che le rustiche “meno robuste”, come ciclamini, camelie, azalee e rododendri, se di notte la temperatura scende sotto 0 °C, vanno spostate fra i doppi vetri o sul pianerottolo, per rimetterle fuori l’indomani (se si torna sopra lo zero). Questa precauzione vale anche in caso di pioggia, che rovina le corolle o le gemme e favorisce le muffe. La pioggia abbassa sempre la temperatura della terra e quindi delle radici: solo le piante rustiche possono sopportarla, purché prive di sottovaso.
La neve invece non crea grossi problemi, se rimane per qualche giorno: appena la nevicata termina, passate un dito intorno al fusto per allontanare i cristalli che, ghiacciandosi, potrebbero danneggiare i tessuti; poi, quando si è sciolta, sollevate il vaso e spazzate via l’acqua sottostante. Se però la coltre sale oltre i 20 cm, toglietela il più possibile dai vasi, dai teli di protezione, dalla serra e dal pavimento, per evitare danni alle piante, appesantimenti eccessivi e infiltrazioni sottostanti. Infine il vento gelido che spazza il balcone in certe giornate limpide e freddissime può essere tenuto a bada rivestendo internamente la ringhiera con stuoie o teli di plastica.
Materiali per proteggere le piante
In caso di dubbio sulla resistenza delle piante, passate alla protezione della base delle piante, cioè dell’apparato radicale e del colletto. Bisogna innanzitutto eliminare l’erba che aumenta la superficie disperdente raffreddando il terreno. Poi si deve isolare la terra con materiali vari: torba, paglia foglie secche, ecc. Creare una montagnetta di buono spessore con materiali coibenti attorno al piede della piante,significa sfruttare il calore proveniente dal sottosuolo e nel contempo impedire al freddo di raggiungere profondità pericolose.
Per una buona cura delle piante, bisogna infine proteggere la parte aerea, circondando la pianta con una rete metallica fissata al terreno con paletti, riempiendo poi il cilindro ottenuto con paglia, foglie secche o torba, che isolano anche da venti più intensi.
I film plastici in polietilene o PVC sono preziosi per la loro trasparenza: per costruire una piccola serra attorno agli esemplari da proteggere, conficcate nel terreno alcune canne di bambù di altezza appropriata e incappucciate la struttura con un telo o con un tubolare di plastica, chiudendo la parte superiore con un legaccio e fissano quella inferiore con pietre. In questo caso il piede della pianta va protetto fino a un’altezza di 15-20 cm con torba o paglia collocata all’interno della struttura.
Per consentire un minimo di circolazione d’aria ed evitare un’eccessiva condensa all’interno della protezione, conviene praticare alcuni piccoli fori nel film plastico. Ancora migliore è la coibentazione con fogli di polietilene a bolle (la plastica pluriball per imballaggi).
Un altro materiale molto utile è il TNT (tessuto non tessuto), che è costituito da fibre pressate e incollate tra loro e consente alla pianta una maggiore traspirazione, senza provocare eccessivi surriscaldamenti nelle giornate soleggiate. In questo caso non è necessario lasciare aperture, perché la pianta può respirare. Il tessuto non tessuto può essere utilizzato come il PVC e può anche essere strettamente avvolto alla chioma, per avvicinar i rami al tronco, per esempio dell’oleandro. La forma conica che si ottiene evita, fra l’altro, danni da accumulo di neve e riduce la superficie esposta al vento.
(Di Elena Tibiletti - Pubblicato su Giardinaggio 10/2013)