Siete allodole o gufi? Non si tratta di scegliere dei volatili, bensì di appurare qual è la vostra cronobiologia. Tutti noi infatti ci dividiamo fra chi si sveglia spontaneamente alle 5 o alle 6 fresco come una rosa, ma poi scade come una mozzarella alle 21, le “allodole”, e chi necessita di una gru per alzarsi prima delle 9 o le 10 ma poi, caricato a molla, fa le ore piccole senza sforzo, i “gufi”.
Se appartenete alla prima categoria, è inutile che coltiviate il Selenicereus: la sua fioritura, oltre a essere un evento raro, ve la perdereste sicuramente, dato che incomincia verso le 22 e termina attorno alle 4 del mattino… Se invece vi riconoscete nella seconda, scordatevi di ammirare un’ipomea aperta, a meno che non sia quella della buona notte: tutte le altre si aprono alle 5 di mattina, ma prima di mezzogiorno sono già appassite.
Gli orari delle piante
Accanto alla stragrande maggioranza di specie vegetali che non hanno un momento preciso della giornata in cui dispiegare la bellezza eterea dei petali, che inoltre rimangono aperti per giorni, ne esistono altre – poche, ma spettacolari – che “mettono la sveglia” per aprirsi e che fanno poi come Cenerentola, dopo un certo numero di ore, variabile da 4 a 8, si rinserrano, in genere per sempre. Qualcuna, simpaticamente, rimane disponibile dalla mattina alla sera (sconsigliata per chi fa il turno di notte…), ma la maggior parte di esse sceglie l’alba o il tramonto per farsi ammirare.
Ovvio quindi che non siano alla portata di tutti: chi conduce una vita “normale”, con levata alle 7 e buonanotte alle 23, vive entrambe le categorie (se sta in giardino), ma chi adotta – per sua natura, necessità o volontà – altri intervalli di orari per le sue giornate, corre il forte rischio di non godere mai, se non con rare eccezioni, delle fioriture di piante sfalsate rispetto al proprio periodo di veglia.
Ma c’è di più: chi lavora fuori casa tutto il giorno e si gode solo di sera il proprio giardino, dovrebbe insistere sulle piante serotine, e viceversa chi ha il turno di pomeriggio o sera è bene che approfitti delle specie splendide di prima mattina, per trarre godimento dallo spazio verde.
Sulla cronobiologia dell'apertura dei fiori il grande botanico Linneo creò un vero e proprio orologio floreale, l'Orologio di Flora.
Poco prima dell’alba
Sono piante “per super-allodole”, sveglie al primissimo chiarore dell’alba, le ipomee e i convolvoli, nonché l’orchidea Dendrobium amboinense e i fiori di zucca e zucchina (vedi in fondo). Le loro corolle, che durano poche ore, si richiudono per sempre già attorno al mezzogiorno, soprattutto in piena estate, quando il calore del sole è maggiore, e se il sole non c’è rimangono serrate e aspettano l’indomani. A quell’ora hanno già esaurito la loro funzione, quella di consentire la fecondazione, grazie principalmente agli imenotteri (api e vespe di tutti i tipi, purché golose di nettare), unici impollinatori già attivi fin dai primi sprazzi di luce. L’indomani dalle 5 del mattino in poi altri fiori si dispiegheranno, sempre per il breve lasso di tempo loro concesso: al massimo 8 ore di vita!
Le ipomee, annuali o perenni che siano, denunciano la fretta nell’aprirsi nel nome inglese, Morning Glory, “gloria del mattino”, mentre noi Italiani, più colpiti dalla bellezza dei fiori, le chiamiamo “campanelle”. Delle 500 specie esistenti, quelle coltivate per bellezza sono una ventina, tra le quali l’annuale I. purpurea dalle corolle viola di 8 cm di diametro e la varietà ‘Flore Pleno’ dai fiori viola-fucsia semidoppi. Fra le perenni c’è l’imbarazzo della scelta: I. tricolorammantata di trombe di 10 cm di diametro, azzurro cielo appena sbocciate, rosa a metà mattina e purpuree poco prima di chiudersi; I. indica con fiori viola e nervature fucsia; I. aurea giallo oro; I. hederacea azzurro-cielo a gola bianca; I. quamoclit rosso-scarlatti; I. versicolor (= Mina lobata) rosso-carminio che vira sul giallo; e le tuberose I. bonariensis lilla-porpora e I. pandurata bianchi a gola rossa.
Si coltivano in giardino o in vasi grandi (min 28 cm ø) con grigliato, e quasi tutte in un anno crescono di 3-4 m fino a 10 m, ricoprendo ogni tipo di supporto (reti, recinzioni, tralicci, muri ecc.) con il bel fogliame cuoriforme o lobato e poi, tra giugno e ottobre, riempiendosi di corolle aperte dalle 5 alle 12, rinnovate ogni giorno. Desiderano il pieno sole, tanta acqua soprattutto se vivono in vaso e una buona dose di concime per piante da fiore ogni 15 giorni. Le perenni sopravvivono all’aperto solo nel Meridione; nel Nord vanno coltivate in vaso da ritirare in una stanza fresca d’inverno; si possono raccogliere le capsule con i semi da riseminare nell’aprile successivo.
Ugualmente mattutini sono i convolvoli, tipici delle regioni mediterranee, che noi Italiani chiamiamo “belle di giorno”: sono ipomee in miniatura, visto che le campanelle più grandi misurano 4-6 cm di diametro, candide, appartenenti a Convolvulus sepium, dai tralci lunghi fino a 3 m. Tralasciando l’infestante e quasi insignificante C. arvensis, bianco rosato, ugualmente rampicanti ma decorativi sono C. japonicus ‘Plena’, dai bei fiori rosa, adatto al vaso; e C. althaeoides rosso-rosato, anche a foglie argentate. Sono invece tappezzanti, per cuscini su muretti a secco o per il vaso, l’annuale C. tricolor dai fiori blu, gialli e bianchi, e C. cneorum, dal fogliame argentato e peloso con campanelle candide. Anch’essi sopravvivono all’aperto solo nel Centro-Sud, altrove vanno coltivati in vaso grande (min 24 cm ø) con traliccio per le specie rampicanti, con le medesime cure delle ipomee.
Solo di mattina
Se siete “allodole semplici” circondatevi di fiori che hanno bisogno dei primi raggi del sole per schiudersi: tutte le Aizoacee, parecchie Cactacee, le portulacche, le ruellie, le petunie e le surfinie si aprono 1-2 ore dopo l’alba e si chiudono fra le 13 e le 15, risultando inadatte a chi fa sempre il turno di lavoro di mattina… Con la differenza che perlomeno nelle Aizoacee ogni fiore dura circa 3-4 giorni, aprendosi e chiudendosi, mentre le corolle delle altre vivono soltanto 6-7 ore, sostituite l’indomani da altre nuove.
Piante di gran moda perché graziose, molto fiorifere se appartengono a specie rifiorenti, economiche, durevoli, a bassa manutenzione e perfino rustiche (molte di esse), le Aizoacee comprendono numerose specie di Delosperma, e poi il fico degli Ottentotti (Carpobrotus acinaciforme), Aptenia cordifolia (oggi disponibile anche variegata, curiosamente molto più rustica della specie verde, visto che resiste fino a –5 °C contro +3 °C della specie), Lampranthus e Drosanthemum (non rifiorenti), Oscularia ecc. Le corolle, spesso rosa più o meno carico, ma anche bianche, gialle, arancione, rosse e porpora, simili a margherite (da 0,3 a 12 cm di diametro), vogliono essere baciate dai raggi da almeno un’oretta per donarsi al pubblico, per poi richiudersi poco dopo le 15, in un balletto che dura 3-4 giorni. Piante generosissime nella produzione, vanno liberate dei fiori infine appassiti per evitare che producano i dispendiosi semi. Coltivabili in giardino, anche su roccaglie o muretti a secco, e in vaso non molto grande, non chiedono cure, ma per dilatare la fioritura da aprile a novembre le annaffiature appena il substrato si asciuga e le concimazioni quindicinali sono veramente utili. Parecchi Delosperma resistono fino a –10 °C, gli altri generi soffrono attorno a 5 °C, limite che obbliga a ritirare il vaso in una stanza fresca.
Sugli stessi orari troviamo anche le ruellie, gruppetto di specie originarie dell’America centrale, la più nota delle quali è Ruellia grandiflora, la petunia del Messico. Queste Acantacee dai fiori a tubo in tinta che vanno dall’azzurro cielo al pervinca al viola intenso, passando per il rosa e il rosso, li aprono poco dopo l’aurora e non fanno nemmeno la fatica di richiuderli: semplicemente, un paio d’ore dopo pranzo si trovano le corolle già cadute tutt’intorno alla pianta… Generosissime, ogni giorno regalano nuovi bocci, sia in giardino sia in vaso (ø 24 cm per pianta alta 50 cm), purché l’esemplare venga ben bagnato (anche due volte al giorno in vaso in luglio) e nutrito (ogni 10 giorni con un prodotto per piante da fiore). Temono tutte il freddo: soffrono sotto i 10 °C.
Fenomeno quasi inosservato, ma non sempre…
Producono una tale quantità di fiori quotidianamente e nell’intera stagione, da maggio a ottobre, che la loro attitudine mattutina passa quasi inosservata: le portulacche, che siano quelle a foglie aghiformi (Portulaca pilosa), anche nelle varietà ‘Samba’ o ‘Peggy’, o quelle a foglie piatte (P. umbraticula), si disserrano fra le 8 e le 9 e appassiscono miseramente tra le 15 e le 16. Non ci si fa caso più di tanto anche perché sono piante che molto danno e pochissimo chiedono: giusto un po’ d’acqua se vivono in vaso, nemmeno l’eliminazione delle corolle appassite (che cadono da sole dopo pochi giorni), né la conservazione invernale, visto che in genere si allevano come annuali.
Il discorso vale anche per petunie e surfinie: sono talmente prodighe di corolle che difficilmente si nota che, in luglio, si aprono verso le 8-9 e si chiudono circa alle 15-16, per venire sostituite da altre l’indomani. La vita si allunga invece all’inizio e alla fine della stagione, quando un singolo fiore rimane, ben aperto, anche per 4-5 giorni impassibile al suo posto.
Buona parte dei fiori delle Cactacee si comportano da orologini svizzeri, aprendosi fra le 9 e le 10 e richiudendosi poi – per sempre – fra le 16 e le 17: il fenomeno non è particolarmente appariscente nelle specie che producono decine di boccioli per volta e ogni giorno, come le mammillarie e le rebuzie, ma si nota molto bene in quelle che viceversa schiudono 1-2 fiori su un totale di 4-5 all’anno, come Ferocactus, Notocactus, Echinocactus, Gymnocalycium, Epiphyllum ecc. C’è chi, come la sottoscritta, dovendosi assentare proprio nel giorno in cui la corolla tanto attesa dà cenno di spalancarsi, porta con sé il vaso, pur di non perdersi l’evento! Tornando a casa alle 8 di sera, infatti, l’alternativa è quella di aspettare altri 365 giorni…
Da metà mattina a metà pomeriggio
C’è poi un nutrito drappello di piante i cui fiori fanno “orario ufficio”: in giugno-luglio si aprono verso le 9-10 e si chiudono circa alle 17-18. Alcuni durano una sola giornata, come quelli degli ibischi, dei malvoni e degli hemerocallis; altri invece vanno avanti per qualche giorno ad aprirsi e chiudersi, per es. quelli delle ninfee e di moltissime Composite.
Gli ibischi sono forse gli “impiegati” più regolari: si dispiegano verso le 9, raggiungono il culmine attorno alle 13, poi perdono turgore e si avvoltolano entro le 17 per poi cadere a terra come ombrelli chiusi al calar delle tenebre. Nessuno fa eccezione, dall’ibisco di Siria (Hibiscus syriacus) a quello esotico (H. rosa-sinensis), da quello coccineo (H. coccineus) al palustre (H. moscheutos) e all’africano (H. trionum, che è aperto al pubblico per sole 3-4 ore), fino al mutabile (H. mutabilis) che addirittura cambia colore nell’arco della giornata: candido all’alba, rosa confetto a mezzogiorno, rosa carico appena prima di richiudersi. Le varietà di recente creazione puntano proprio sulla durata delle corolle: Jumboliscus®e Newbiscus® hanno fiori enormi che spesso durano per 2-3 giorni… Tranne il siriaco, tollerante fino a –25 °C, tutti gli altri temono il freddo: sotto i 12 °C è bene portarli in casa.
Malvacee come gli ibischi, anche il malvone (Althaea o Alcea rosea) e la malva regina (Lavatera trimestris) seguono gli stessi orari, e anch’essi, per fortuna, sono talmente prodighi di bocci da farsi perdonare la brevissima durata. Il primo è una perenne che sopporta ogni sbalzo termico fra –25 e +40 °C, la seconda è annuale; entrambi non possono vivere in vaso.
L’hemerocallis si annuncia già nel nome, dal greco “bellezza per un giorno” (e Day Lily in inglese, “giglio di un giorno”): nella specie Hemerocallis fulva classicamente dai fiori arancioni o nelle infinite varietà create dai floricoltori, inclusa la splendida ‘Stella de Oro’ color frittata, sempre dalle 10 alle 18 rimane aperto, sostituito il giorno dopo da altri bocci, tra giugno e luglio. Non teme il gelo più rigido, l’estate più torrida, il terreno più secco o l’acqua salmastra; fatica però a fiorire in vaso.
Molte tra le ninfee tropicali hanno fioritura in “orario ufficio”, oltre all’europeissima ninfea gialla (Nuphar = Nymphaea lutea): garantiscono corolle aperte dalle 8 alle 18 in piena estate, per 3-5 giorni consecutivi, purché l’insolazione sia sufficiente (almeno 6 ore al giorno).
Lo stesso comportamento, con orari fissi spalmati su 5 o più giorni, ce l’hanno moltissime Composite: calendola, pratolina, gazania, carlina, cicoria, tarassaco, zinnia, cineraria, alcuni astri, osteospermum ecc. aprono e chiudono le infiorescenze a margherita ogni giorno anche per una settimana, sostituendole poi con nuovi boccioli.
È l’umidità che li comanda
Tutti i fiori ad apertura diurna, dall’alba in poi, agiscono sulla base dell’umidità dell’aria: alla base dei petali presentano particolari cellule dalle capacità igroscopiche, ossia sensibilissime all’umidità che inglobano quando aumenta nell’aria, liberandosi di quest’acqua quando poi l’aria si asciuga. Così i raggi solari determinano la fuoriuscita delle microscopiche goccioline d’acqua, portando alla distensione delle cellule che fa aprire i petali, mentre l’assorbimento dell’umidità pomeridiana determina il corrugamento cellulare che porta alla chiusura. La durata del fiore è invece predeterminata geneticamente, in base alla presupposizione dell’avvenuta fecondazione.
Va da sé che tutte le piante sin qui elencate sono adatte, oltre che ai giardini privati di “allodole”, anche ad arredare l’esterno di locali pubblici con orario d’apertura anticipato, come i bar o i forni con rivendita, dove la clientela soprattutto d’estate arriva presto, prima che il caldo bruci. Sono viceversa sconsigliate per quei locali che lavorano prevalentemente di sera, come pizzerie, ristoranti, pub ecc.: i clienti cenerebbero in un dehor con piante sempre senza fiori…
Solo di sera
Per i locali pubblici serali e per i “gufi” ci sono le numerosissime specie che aprono i fiori nel pomeriggio o di notte e si chiudono di giorno: la bella di notte o Five o’Clock Flower, “fiore delle cinque” (Mirabilis jalapa), i cactus di mezzanotte (Selenicereus e Hylocereus), la regina della notte o Queen of the Night (Epiphyllum oxypetalum), il Midnight Horror Tree, “albero dell’orrore di mezzanotte” (Oroxylum indicum), il trombone d’angelo (Brugmansia suaveolens) e lo stramonio (Datura stramonium, D. metel), la campanula della buona notte (Ipomoea alba = I. bonae-noctis), l’enotera o Evening Primrose, “primula serale” (Oenothera biennis), le cariofillacee spontanee Silene nocturna (=S. noctiflora), S. alba, S. nutans, le ninfee tropicali a fioritura notturna come Nymphaea lotus, e l’orchidea notturna (Bulbophyllum nocturnum, vedi in fondo).
Comunissima ed esuberante nel Meridione, la bella di notte prospera anche sulle Alpi, dove però non supera l’inverno se non viene ricoverata in cantina d’inverno. Facilissima da riprodurre anche da seme, fiorisce in bianco, rosa, giallo, anche mescolati, aprendo alle 17 i fiori dal dolcissimo profumo e richiudendoli definitivamente all'alba.
I tre cactus di mezzanotte fioriscono in età adulta, quando le piante sono già piuttosto ingombranti (si allungano anche per 6-7 m): dopo le 22 le enormi corolle (fino a 12 cm di diametro) si aprono concedendosi, a mo’ di vampiro, fino alle 4-5 del mattino, richiudendosi per sempre poco prima che il cielo schiarisca.
Brugmansie e dature producono enormi campane, che nelle prime sono pendule, rosa, arancioni o gialle, e nelle seconde erette, bianche, viola o gialle; si schiudono dalle 17 in poi diffondendo, man mano che la sera avanza, un intenso aroma dolcissimo (nei pressi della zona pasto potrebbe addirittura nauseare). Esistono anche specie poco odorose, come B. arborea a fiori bianchi, B. sanguinea rosso-arancio-gialli, D. stramonium bianchi.
L’ipomea della buona notte o fior di luna, l’unica campanella che si apre di notte, dalle 20 in poi, ha grandi corolle candide che sanno leggermente di talco, sparse su tralci spinosi lunghi fino a 3 m. Teme il freddo.
Le americane enotere producono vistose spighe in genere di fiori gialli, dal profumo di miele, che si schiudono dopo le 20 e la mattina alle 7 si richiudono per sempre. Non temono né il gelo né la canicola, sono rustiche e robuste, e perfino infestanti (da seme) se si trovano bene.
Quasi tutte le silene si aprono dopo le 20, spandendo un dolce profumo per 4-5 notti consecutive: trovate un’ottima scelta (circa 30 specie e varietà) di semi sul catalogo online www.plant-world-seeds.com.
Tra le acquatiche la tropicale ninfea loto, originaria dell’Africa centro-occidentale, schiude fiori immacolati, grandi fino a 25 cm ed emersi per altrettanto, verso le 20 rinserrandoli alle 5 per 4-5 notti consecutive. Richiede il pieno sole, una profondità di 30-40 cm e il ricovero in tinozza al chiuso d’inverno.
Chiarore e profumo per le falene
Tutte le specie appena descritte emanano anche un sentore intenso, quasi sempre dolcissimo al nostro olfatto, così come fanno altre piante protagoniste nelle ore piccole proprio per il profumo (vedi in fondo). A partire dal gelsomino notturno o Night Blooming Jasmine (Cestrum nocturnum), dai fiori talmente profumati, ancorché insignificanti alla vista, minuscoli e bianco-verdognoli, da essere percepibili a decine di metri di distanza, al minimo refolo di vento. Nell’Ottocento il Cestrum colpì anche il poeta-naturalista Giovanni Pascoli, che gli dedicò la poesia Il gelsomino notturno o dell'erotismo impossibile, con i seguenti versi: “E s'aprono i fiori notturni,/ nell'ora che penso a' miei cari./ Sono apparse in mezzo ai viburni/ le farfalle crepuscolari”.
È proprio il poeta a dare la prima spiegazione a queste insolite fioriture notturne: nei milioni di anni di evoluzione delle specie, alcune piante hanno trovato più conveniente farsi impollinare e fecondare nel momento della giornata in cui sussistono minori distrazioni. Perché correre il rischio di essere ignorati a favore di fiori più belli o dal nettare più gustoso, e quindi non potersi riprodurre, quando di notte gli insetti impollinatori si possono concentrare sulle pochissime corolle aperte? Ecco che tutte queste piante hanno sviluppato una specializzazione spinta nei confronti degli insetti notturni, in genere falene (farfalle notturne), ma anche mosconi nel caso delle Cactacee.
Tuttavia, ammesso e non concesso che questi insetti possano avere una vista più sviluppata per vedere di notte (nel qual caso la predominanza del colore bianco delle corolle serve a “moltiplicare la luce”), i fiori notturni hanno anche dovuto approntare un meccanismo d’attrazione diverso da quello estetico, che è valido solo di giorno quando le tinte e le forme sono apprezzabili alla vista. Così si spiega perché tutti questi fiori notturni emanino un odore marcato e preciso, mirato ad attrarre il preziosissimo impollinatore: dolce e penetrante la bella di notte, quasi nauseante per intensità la datura, squisito e fresco il gelsomino notturno, gradevole e non sfacciato l’enotera, sensuale e appena accennato l’ipomea. E fin qui tutte fragranze piacevoli, che attraggono buongustaie come le falene. Ma provate ad annusare le cactacee che fioriscono al tramonto: l’appellativo più gentile per l’effluvio rilasciato è quello di “odore di carne marcia”, peraltro apprezzatissimo dai mosconi iridescenti che fanno da pronubi…
Infine, l’ultimo vantaggio della fioritura notturna: il risparmio energetico per la pianta, che effettua la faticosa operazione di apertura dei petali con temperature più basse rispetto a quelle della giornata estiva, evitando di traspirare troppa acqua e riducendo la quantità di energia necessaria all’operazione.
Il Moonlight Garden
- Gli Inglesi lo chiamano Moonlight Garden, “giardino alla luce della luna”: è il giardino appositamente progettato per chi se lo vuole o può godere solo dalle 18 in poi. Deriva dai giardini notturni orientali: luoghi di meditazione in Cina e di adorazione in India, dove caratterizza il tempo del Taj Mahal.
- Tra le piante, privilegia quelle che fioriscono di notte, quelle profumate (nei fiori o nelle foglie, come le aromatiche), quelle a corolle bianche o chiare in genere, e quelle con fogliame argentato (che tanto abbondano nella flora mediterranea o alpina).
- Tutte si fanno notare proprio al calar delle tenebre, per i fiori finalmente aperti, per l’aroma che si spande nell’aria spontaneamente o sfiorando la pianta, per i riflessi delle corolle o del fogliame al chiaro di luna (o dei led…).
- Viceversa, l’effetto durante il giorno sarà minimo: tra fiori chiusi, aromi tramortiti dal caldo, il bianco e l’argento che dominano ovunque, lo spettacolo scompare, dando l’impressione di un giardino (o terrazzo) assolutamente disadorno. Tenetelo presente!
- Se non vi affidate a un progettista di giardini, attenzione alla collocazione delle piante, che devono essere visibili di notte (non di giorno!) in base alla posizione della zona relax e all’illuminazione disponibile, così come quelle profumate devono stare nei pressi dell’area soggiorno. Prima di metterle a dimora, fate qualche prova lasciandole nei vasi e spostandole fino alla posizione giusta.
- È preferibile che nel giardino non ci siano alberi d’alto fusto, che ostacolano il passaggio della luce lunare nelle notti di luna piena.
- Completate il disegno con vialetti e sentieri di colore chiaro (pietra bianca, gesso, ghiaia o ciottoli chiari ecc.); con un punto d’acqua munito di cascatella, fontana o gioco d’acqua che si facciano sentire nel silenzio della notte; e con una sapiente illuminazione focalizzata, oltre che sulla sicurezza, sugli angoli densi di piante notturne.
All’aurora in casa e nell’orto
- L’indonesiana Dendrobium amboinense è un'orchidea medio-piccola che, in cima agli pseudo bulbi, in maggio-giugno produce gruppi di 2-4 corolle nivee, filamentose, profumate, grandi (fino a 8 cm) e appariscenti, schiuse ai primi albori del giorno per appassire entro mezzogiorno. Soprattutto gli esemplari adulti, però, ne producono ogni giorno, anche sugli steli degli anni precedenti (che non vanno mai rimossi). Desidera un ambiente caldo-umido, un alloggio in cestello o zattera, un substrato leggero di bark (corteccia), innaffiature abbondanti con sgrondo dell’acqua, concimazioni tra marzo e la fioritura, riposo per due mesi al suo termine.
- I fiori di zucca e zucchina, ma anche quelli delle altre Cucurbitacee da orto, come cetriolo, anguria e melone, approfittano delle primissime ore della giornata, quando il calore non è ancora eccessivo, per schiudersi, attirare api e bombi e far loro compiere il preziosissimo atto della fecondazione. Già prima di mezzogiorno, in piena estate, i fiori maschili sono chiusi: chi li raccoglie (solo quelli di zucchina finiscono in tavola) per la vendita è nel campo attorno alle 4.30-5 di mattina, per portare al mercato un buon prodotto fresco e ancora serrato. Quelli femminili attendono un paio d’ore in più se sono stati fecondati, e il primo pomeriggio se sono ancora vergini, concedendosi un’ulteriore possibilità nel caso ci sia un binomio “fiore maschile-ape” ritardatari…
L’orchidea che fiorisce di notte
Scoperta nel 2011, nelle foreste tropicali sull’isola di New Britain, al largo della costa nord-est della Papua Nuova Guinea, è stata definita la prima orchidea che fiorisce interamente di notte.
Bulbophyllum nocturnum schiude le corolle al calare delle tenebre e le richiude definitivamente alle prime luci dell’alba, a differenza di altre orchidee, come Epidendrum nocturnum, i cui fiori rimangono aperti pure la mattina successiva, anche se l’impollinazione avviene solo nell’oscurità. Questa bellissima non è reperibile in commercio.
Profumi notturni
Non necessariamente sono fiori che si aprono di notte, ma nelle tenebre sprigionano forti aromi: oltre alle piante “gufo” già elencate nel testo, ci sono anche gelsomini veri e falsi, Nicotiana alata, filadelfo, caprifoglio, sambuco, rose, gigli, alisso, pittosfori, tigli, Dianthus plumarius ‘Albus’ o ‘Haytor White’ dal gradevole profumo di chiodi di garofano ecc. tra le specie più comuni.
Fra le più insolite c’è Nyctanthes arbor-tristis, Night-Bloom Jasmine o “gelsomino notturno”, un arbusto o piccolo albero (fino a 10 m d’altezza) originario di Pakistan, Nepal, India e Tailandia, dai fiori lobati, candidi con centro arancione, in gruppi di 2-7, profumatissimi, aperti dalle 20 alle 6 quando cadono. Resiste in piena terra solo in Sicilia, altrove va coltivata in vaso grande da riparare sotto i 12 °C.
Profuma solo di notte Zaluzianskya capensis, Night Phlox o Night Candy, rispettivamente “flox notturno” e “caramella notturna” per la forma del fiore e l’odore intenso che emana. Originario del Sud Africa, è un’annuale alta mezzo metro dai fiorellini piccoli e candidi, aperti dalle 20 alle 6 per più notti di fila.
Di notte, brilla il bianco
Le corolle candide si vedono anche nella penombra, o addirittura si esaltano sotto i raggi della luna (o dei led) perché riflettono i raggi di luce assumendo un aspetto leggermente fosforescente.
L’elenco è lungo: rose ‘Iceberg’ e ‘Alberic Barbier’, stramonio, ortensia (Hydrangea macrophylla) ‘Miharayama o-Yae’, gelsomini veri e falsi (rincospermo), filadelfo, spirea, sambuco, magnolia grandiflora, Solanum jasminoides, pallon di maggio (Viburnum opulus), Cistus albidus, Echinacea ‘White Star’, Salvia coccinea ‘White Nymph’ ecc.
Vi si aggiungono le versioni dalle corolle candide di molte piante appariscenti, come tromboni degli angeli, nicotiane, belle di notte, calle, peonie, gigli, anemoni giapponesi, cosmee, dalie, clematidi, passiflore ecc.