Le nostre palme sono sempre più minacciate da insetti pericolosissimi. Tra questi uno poco noto (sicuramente meno rispetto al punteruolo rosso delle palme) è il minatore delle palme (Paysandisia archon).
In Toscana, la stazione più settentrionale, è stato scoperto nel Pistoiese nel 2006, nel fusto di alcune Trachycarpus fortunei: questo nuovo lepidottero fitofago è una farfalla originaria di Argentina e Uruguay, che nel 2001 aveva raggiunto la Spagna (all’interno di palme Trithrinax importate dal Sud America), l’anno dopo la Francia e nel 2003 la Campania, risalendo nel Lazio e nelle Marche e scendendo in Sicilia.
Com'è fatto il minatore delle palme
L’adulto, delle dimensioni di 8-10 cm, presenta ali color verde oliva anteriormente e rossastre con una striscia nera picchiettata di bianco posteriormente; ha un volo pesante e rumoroso.
A fine maggio depone sulle foglie e sui fusti le uova, singole, da cui nascono all’inizio dell’estate le larve (bruchi), lunghe 7-8 cm, dal corpo bianco con testa scura. Si sviluppano nello stipite della palma, scavando gallerie nella parte alta e nutrendosi dei tessuti vegetali, lasciando fuoriuscire una rosura di colore marrone scuro.
A maturità, in profondità nelle gallerie le larve si imbozzolano nella seta color marrone scuro, diventando crisalidi. Lo sfarfallamento avviene nel cuore della primavera successiva e lascia dietro di sé, in prossimità del foro d’uscita, le esuvie, utili a identificare il parassita.
Che danni fa il minatore delle palme
Suoi bersagli sono svariate specie di palme, fra cui Chamaerops humilis (molto attaccata insieme a Trachycarpus), Phoenix e, più raramente, Butia, Washingtonia, Livingstonia, Sabal ecc.
Se l’attacco è cospicuo, provoca un notevole deperimento della chioma che appare anche ripetutamente perforata. Se viene attaccata la gemma apicale, la palma muore immediatamente.
Come combatterlo
Non esiste ancora un rimedio sicuro, ma solo consigli generici: larve, bozzoli e farfalle adulte vanno eliminati, mentre ai primi sintomi sospetti (fori o gallerie sulle foglie giovani, rasure di segatura sullo stipite, deperimento della chioma, foglie secche o "appassite") è necessario segnalare al Servizio Fitopatologico della propria Regione l’anomalia, affinché con i propri esperti valuti il da farsi.
La lotta chimica, effettuata da parte di personale specializzato, si basa sulle sostanze larvicide e ovicide che si utilizzano nella lotta agli altri lepidotteri xilofagi, con le quali si irrora la chioma e lo stipite della pianta, a partire dal mese di maggio, per colpire gli stadi giovanili del parassita.