Greci e Romani, che consigliavano l’origano per lenire i dolori mestruali e placare il nervosismo, avevano ragione: i fiori infatti, grazie all'olio essenziale aromatico (a base di timolo e carvacrolo) ad azione spasmolitica, sono analgesici ed emmenagoghi (favoriscono cioè il flusso mestruale), e al tempo stesso tonificano il sistema nervoso placandone le tensioni ingiustificate; inoltre svolgono un’azione espettorante e parassiticida. Il buon contenuto in tannini e resine lo rende anche disinfettante e antisettico, impedendo le fermentazioni gastro-intestinali e facilitando l'espulsione dei gas.
Attenzione però a non abusarne, nemmeno in cucina su pizza, focacce e pizzaiole: agendo sul sistema nervoso, in dosi eccessive (ma anche in soggetti particolarmente sensibili) provoca una sovraeccitazione che conduce a nervosismo e insonnia.
Dell’origano esistono diverse specie, tutte coltivabili, che si utilizzano poi in maniera differente: per esempio, Origanum heracleoticum, tipico del Meridione, è il migliore in cucina per l'aroma più intenso; O. onites, spontaneo in Sicilia, è l’“origano bianco”, a causa dei fiori candidi; O. vulgare, spontaneo dal Sud in su fino all’Appennino emiliano-romagnolo è quello più adatto all'uso erboristico.
Com'è fatto l'origano
L’origano (Origanum vulgare), appartenente alla famiglia delle Lamiacee o Labiate, è una pianta perenne con fusti lignificati alla base ed erbacei in alto, che raggiunge i 50 cm d'altezza, ramificandosi fittamente. I rami sono pelosi, color rosso-amaranto, al Nord scompaiono in inverno. Le foglioline, opposte e picciolate, hanno colore verde grigiastro e sono ovali e appuntite. I piccoli fiori sono raccolti in pannocchie apicali di colore variabile da bianco-rosato a rosa porpora, compaiono tra luglio e agosto, e sono molto frequentati dalle api.
Come si coltiva l'origano
Cresce senza difficoltà sia al Nord sia al Sud, dal mare alla montagna (con l’esclusione delle Alpi), ma predilige i climi temperato-caldi e le posizioni ben esposte al sole, soprattutto nel Nord Italia: le piante delle zone meridionali sono infatti più ricche di aroma. Coltivatelo in piena terra nel Centro-Sud, in vaso dalla Val Padana in su e, nelle zone più gelide, ricoveratelo in cantina d’inverno.
Non ha esigenze particolari riguardo il terreno, se non quella di evitare i ristagni idrici: può essere anche povero ma sempre ben drenato. In vaso utilizzate un normale terriccio universale o per piante da orto, con un ottimo drenaggio sul fondo.
Va annaffiato con moderazione d’estate solo se vive in vaso, mentre in piena terra non ha bisogno d’annaffiature, se non in fase di semina e trapianto. Non serve la concimazione, nemmeno sul terreno prima dell’impianto.
Si moltiplica per divisione dei cespi, per stoloni o per seme; in quest’ultimo caso si semina in inverno in semenzaio e poi si trapiantano le piantine a dimora a primavera inoltrata, lasciando circa 25 cm di distanza tra l’una e l’altra. Non asportando tutti i fiori subito dopo la fioritura, la pianta si riprodurrà facilmente da sola all’interno del giardino (attenzione però che non diventi infestante, anche a causa degli stoloni che radicano subito ai nodi!).
Come si raccoglie
Pianta spontanea dalla pianura costiera, cercatela in luoghi soleggiati e secchi, anche sassosi, fino alla montagna (1400 m slm), dove predilige pendii soleggiati ma freschi e relativamente umidi. È comunque più facile da reperire spontaneo nel Sud.
In cucina si utilizzano prevalentemente le foglie, mentre in fitoterapia servono le sommità fiorite. Raccogliete le prime tra maggio e settembre, e le seconde tra luglio e agosto, prima o durante la fioritura, tagliando alcuni rametti non troppo in basso per non impoverire la pianta. Appendete gli steli a testa in giù in luogo ombroso e ventilato per l'essiccazione. Staccate poi le foglie aiutandovi con una forchetta da passare tra i rametti, mentre le sommità fiorali si lasciano intere. Conservate entrambi, separatamente, in vasi di vetro ben chiusi. In zone a clima mite, le foglie in cucina si utilizzano fresche, dato che permangono per tutto l'anno.
Rimedi naturali con l'origano
Sarebbe preferibile non dolcificare le tisane, salvo diversa indicazione, anche se il sapore è leggermente amarognolo.
- Per stimolare i succhi gastrici, come aperitivo o digestivo: macerate 50 g di fiori freschi in 1 litro di buon vino rosso per 10 giorni, filtrate e assumete un bicchierino da liquore rispettivamente prima o dopo i pasti.
- Contro l’aerofagia: infondete 5 g di fiori secchi in una tazza d'acqua bollente per 5 minuti, filtrate e bevete una tazza d'infuso ancora caldo dopo i pasti.
- In caso di tosse: infondete 5 g di fiori secchi in una tazza d'acqua bollente per 10 minuti, filtrate, dolcificate con miele di rosmarino o eucalipto o melata di pino, e bevete 3 tazze al giorno lontano dai pasti.
- Se s’instaura una tracheite: bollite 10 g di fiori secchi in una tazza d'acqua per 5 minuti, filtrate, dolcificate con miele di acacia, e bevete 3 tazze al giorno
- Per placare afte in bocca: fate degli sciacqui, fino a 5 volte al giorno, con l'infuso di 20 g di fiori secchi lasciati in un litro d'acqua bollente per 5 minuti, filtrato e fatto raffreddare completamente.
- Contro una nevralgia facciale da freddo: applicate un cataplasma, interponendo una garza sottile, con 50 g di foglie e fiori secchi bolliti per 5 minuti in un bicchiere di vino rosso, lasciati raffreddare e filtrati per eliminare il liquido (si applica la poltiglia di erbe).
- Se vi tormenta il torcicollo (non da cervicale): applicate fino a raffreddamento un cuscinetto di cotone imbottito di fiori freschi scaldati per 2 minuti in padella; ripetete al bisogno, senza limiti.
- In caso di piedi gonfi e stanchi: bollite 30 g di fiori secchi in un litro d'acqua per 5 minuti, lasciate raffreddare, filtrate e aggiungete il liquido all'acqua fredda del pediluvio, immergete i piedi per 15 minuti.
- Per un bagno tonificante: bollite per 10 minuti 40 g di fiori secchi in un litro d'acqua, lasciate in infusione per 20 minuti, filtrate e aggiungete all'acqua del bagno calda ma non bollente, rimanete immersi per 20 minuti
Con l'olio essenziale
- In caso di raffreddore: due volte al giorno, fate dei fumenti con acqua bollente in cui avrete versato 5 gocce di essenza.
- Per placare crampi colitici intestinali: 4-6 gocce di essenza su una zolletta di zucchero al momento del bisogno.
- Per alleviare distorsioni e contusioni: massaggiate la parte con un cucchiaio d'olio d'oliva in cui avrete versato 4 gocce di essenza.
Fra realtà, storia e leggenda
È diffuso sin dall’antichità in Asia e in Europa fino alla Gran Bretagna, ma nel Nord perde buona parte del profumo. In Grecia si riteneva fosse una creazione di Afrodite, dea dell’amore, la quale aveva donato alla piantina il profumo soave e al tempo stesso piccante. Tuttavia, l’aspetto dolce e delicato lo collega a un lenimento morale, tanto che veniva regalato alle ragazze che avevano patito pene d’amore e agli uomini depressi. A Roma invece, veniva apprezzato per le proprietà terapeutiche: Dioscoride, Columella e Plinio narrano che si utilizzava per stimolare i succhi gastrici e le funzioni epatiche.
È la pianta aromatica non tropicale commercialmente più importante a livello mondiale, e l'Italia ne è il maggior produttore e consumatore, anche se in realtà, soprattutto al Sud, il commercio riguarda la produzione delle piante spontanee.
Viene chiamato anche "erba acciuga, acciughera", perché si usa tuttora per aromatizzare la pasta d'acciughe.