noce
Il noce, albero sempre solitario.
Il noce, albero imponente, è sempre solitario: attorno a lui non crescono mai altre piante. Vi sveliamo il perché di questo mistero

Il noce (Juglans regia, J. nigra) è un albero maestoso, con i suoi 20 e passa metri d’altezza e 12 di diametro, e molto longevo (ne esistono esemplari centenari), grazie alla crescita lenta: necessita quindi di spazio e di tempo, non è una pianta per gli impazienti, ma induce piuttosto alla meditazione. È quindi abbastanza coerente che la si trovi normalmente in condizioni di “solitudine”. Provare a mettere due noci vicini sarebbe infatti controproducente e uno dei due perirebbe, provare per credere. Scopriamo insieme perché ciò accade…

Piantare un noce, mai due

Dal Medioevo fino alla seconda guerra mondiale il noce segnalava la presenza di una casa, nelle campagne di tutta Italia, dove non mancava mai: forniva legna da ardere ma anche legname per mobili (veniva piantato d’abitudine tutte le volte che nasceva una figlia: tagliandolo al momento del matrimonio e vendendone il legno, se ne ricavava la dote per la ragazza); regalava una refrigerante ombra estiva, e donava i frutti; infine, con i gusci vuoti si accendeva il fuoco nel focolare.

L’albero era di norma uno solo: chi provava a piantarne un secondo nelle vicinanze, rimaneva presto deluso, perché il nuovo arrivato si seccava miseramente entro pochissimi anni dall’impianto, invariabilmente. Lo avevano notato già i Romani, che infatti non tenevano in grande considerazione l’imponente ma inutilmente solitaria pianta: le noci erano ritenute responsabili del colera e si davano ai maiali oppure si gettavano come fossero riso sugli sposi, per abituarli al fastidio delle nuove responsabilità assunte con il matrimonio.

Poi, in secoli di grande ignoranza e superstizione, venne naturale pensare a fenomeni "paranormali", di stregoneria e affini che, in epoche poco rispettose della vita, portarono anche alla condanna al rogo di vittime innocenti, ree solo di difendere un albero ostinatamente solingo. Infine, nell’Ottocento, la scienza botanica ha risolto il mistero.

Noce, un albero allelopatico

Nel mondo vegetale, infatti, è relativamente frequente la capacità, da parte di alcune specie, di produrre sostanze in grado di inibire lo sviluppo di altre piante. Lo scopo è evidente: tenersi tutte per sé le sostanze nutritive, godere di maggiore spazio, di più ossigeno e della migliore illuminazione.

Questo fenomeno, chiamato "allelopatia", è determinato dalla produzione a livello radicale di sostanze metaboliche (le rizotossine) che risultano velenose per piante della stessa o di altre specie, inibendo la germinazione dei semi o intossicando le radici di esemplari già grandicelli che vengano trapiantati nella zona limitrofa. L’azione è efficace in un raggio variabile dai 40 cm delle piante erbacee fino ai 20 m nel caso degli alberi come, appunto, il noce.

L’allelopatia è appannaggio di molte Labiate (fra cui il genere Salvia), del noce, dell’eucalipto, della robinia, di Hieracium pilosella, del tartufo nero pregiato (Tuber melanosporum) e delle aghifoglie (dove però la sostanza repellente proviene dagli aghi e non dalle radici). Nel caso del tartufo, che non desidera altre piante nelle vicinanze del proprio albero o arbusto simbionte, l’allelopatia fa letteralmente “terra bruciata”: laddove è presente sottoterra il fungo, agganciato alle radici del simbionte, la porzione di terreno sovrastante il micelio fungino rimane perfettamente nuda, priva perfino di fili d’erba, un segnale molto comodo per capire dove scavare per trovare questa prelibatezza…

 

Noce, pianta SOLITARIA. Perché? - Ultima modifica: 2019-08-23T07:56:03+02:00 da Redazione GI