C'è una pianta perenne che caratterizza i giardini dell'Alto Adige così come quelli della Sicilia, colorandoli in estate dall'alto del suo fusto erbaceo: è il malvone o malvarosa (Althaea rosea o Alcea rosea), facilissimo da coltivare in qualunque località italiana (e non solo).
Com'è fatto il malvone
Chiamato anche “malvarosa”, è un’erbacea perenne, che crea, da una rosa basale di grandi foglie tondeggianti e ruvide, alti fusti (fino a 2 m) “autoportanti” (ma è consigliabile inserire alti e robusti tutori a cui legarli, per scongiurare piegature in caso di vento forte), ramificati, che portano infiorescenze a spiga di grandi fiori a ombrello, bianchi, rosa, gialli, salmone, rossi, porpora, anche semidoppi o doppi, prodotti tra giugno e settembre ininterrottamente. La fioritura avviene a partire dal secondo anno. L’autodisseminazione può creare infestazioni, se il terreno si confà alla specie.
Dove coltivarlo
Vive bene in tutta Italia, anche sulle Alpi oltreché nel Meridione costiero. In inverno la parte aerea muore, per poi rispuntare spontaneamente nella primavera successiva. Sopporta quindi il gelo, il caldo torrido, la salsedine, ma non i venti forti, che appunto piegano e spezzano l’alta spiga fiorale. Desidera un terreno leggero, sciolto, mediamente fertile, anche arido o sassoso, sempre ben drenato, e un’esposizione in pieno sole.
Come coltivarlo
Le annaffiature si limitano a interventi regolari ma non particolarmente abbondanti durante i periodi più caldi. La concimazione consiste in un apporto autunnale e uno primaverile di un prodotto a lenta cessione.
Non sono adatti alla coltivazione in vaso perché l’apparato radicale, ampio e robusto, ha necessità di penetrare in profondità nel terreno, anche per ricercare riserve d’acqua.
Si riproduce spontaneamente mediante seme (varietà a fiore semplice): attenzione, perché la germinazione può assumere i caratteri di un’infestazione e le nuove piantine sono estirpabili con facilità solo nelle prime settimane dopo la nascita. In caso contrario svilupperanno radici profonde impossibili da estrarre, se non effettuando uno scavo tutt’intorno alla pianta. È tuttavia possibile traslocarla in altra collocazione, con ottime probabilità d’attecchimento.
Conviene legare a un solido e robusto tutore ben infisso nel terreno i fusti del malvone per evitare che si abbattano a terra con il vento.