Pierre Magnol era un signore paffuto, la testa ammantata da un’improbabile lunghissima parrucca riccioluta, come usava portare nella buona società francese del ‘600. Dalla tranquilla pianura di Montpellier, in gioventù si recò sulle vette di Alpi e Pirenei per studiarne la flora, diventando rapidamente così autorevole da meritarsi un posto nella storia: fu lui, infatti, a inventare il concetto di ‘famiglia botanica’, uno dei cardini della classificazione scientifica tuttora in uso. E dunque merita che il suo nome sia stato dedicato dal botanico Plumier a un gruppo di piante splendide e conosciute come le magnolie, che dall’America e dall’Asia sono venute a popolare parchi e giardini d’Europa, a partire da metà ‘700.
In Italia, nel corso del 18° secolo, non c’era parco nobile senza le sue magnolie, destinate a diventare esemplari giganteschi alcuni dei quali ancora oggi esistenti.
Magnolia, albero antichissimo
Prima ancora che apparissero le api sulla Terra, in epoche remotissime, le magnolie già popolavano i boschi di 20 milioni di anni fa, come testimoniano reperti fossili di Magnolia acuminata, ma ci sono tracce dell’esistenza delle magnolie che contano ben 100 milioni di anni. La necessità di garantirsi la possibilità di fecondazione e riproduzione aveva indotto le antiche specie di magnolia ad affidarsi dunque non alle api e altri insetti impollinatori oggi presenti sul pianeta, bensì a insetti camminatori, simili a scarabei; per evitare che essi si cibassero dei fiori, l’evoluzione ne ha determinato l’ingrossamento: ecco il perché della carnosità dei petali e dell’ingrossamento degli stami.
Nel tempo, le magnolie hanno assunto direzioni evolutive diverse; dove il clima lo consentiva sono nate le specie sempreverdi, come l’americana Magnolia grandiflora, con le sue foglie lucide e i fiori spettacolari dal profumo intenso. In Oriente, sulle montagne della Cina e del Giappone, hanno preso piede invece le specie caducifoglie. E nello scorcio di fine inverno, fino ad aprile, è a loro che dobbiamo alcuni dei più affascinanti spettacoli della stagione. Sono infatti le magnolie di origine orientale a regalarci l’esplosione di corolle rosa, bianche o violette sui rami ancora nudi.
Magnolia giapponese o orientale
Magnolia obovata, spontanea nelle foreste di alta montagna in Giappone e nelle non lontane isole russe Kurili, dove cresce sulle pendici di vulcani attivi, è all’origine di molte comuni magnolie giapponesi coltivate oggi. Le sue foglie sono così grandi da essere usate in Giappone per avvolgere e conservare i cibi. L’altra specie ‘madre’ delle magnolie moderne è M. denudata, coltivata nei templi buddisti già 600 anni prima di Cristo. Oggi è il fiore ufficiale della città di Shangai. E poi c’è la cinese magnolia di Mulan, M. liliflora. A lungo fu chiamata magnolia giapponese, sebbene non sia di origine nipponica. L’equivoco nacque perché i primi navigatori britannici la portarono in Europa dal Giappone, dove veniva coltivata nei giardini dei nobili.
La specie ibrida Magnolia x soulangeana, molto diffusa nei nostri giardini, è derivata dall’incrocio della Liliflora con la Denudata. Fu Monsieur Solange-Bodin il creatore di questa varietà, nata a Nantes intorno al 1830. Queste magnolie coltivate hanno foglie più piccole, ma per contro sono i fiori a essere stati migliorati attraverso lunghi processi di ibridazione. Fin dall’epoca della sua diffusione in Europa, infatti, i vivaisti hanno compreso che era possibile ottenere molte varietà, sia dalle specie con fiore a forma di tulipano, sia da quelle con fiore stellato. Magnolia stellata, di origine giapponese, e l’affine Magnolia kobus, da cui è probabilmente derivata, hanno una fioritura emozionante: i petali candidi e profumati si aprono sugli steli nudi e sottili. Hanno anche il pregio di fiorire in giovane età e di crescere lentamente: un vantaggio per i piccoli giardini nei quali, da marzo-aprile, esse danno spettacolo. Solo dopo una ventina d’anni si può dire che la M. stellata abbia raggiunto le sue dimensioni adulte, non superiori ai 4 metri per 3 di larghezza. La magnolia stellata si è poi naturalizzata in alcune aree del Nord America; la sua diffusione in Europa è dovuta al ‘cacciatore di piante’ Charles Maries, che la mise in coltivazione presso i celebri vivai britannici Veitch alla fine dell’800.
Sempre derivata dalla M. kobus c’è l’ibrido Magnolia x loebneri ‘Leonard Messel’, una delle più belle, con fiori molto grandi, resistente anche alle gelate tardive.
Di magnolie orientali ce ne so poi molte altre. M. sieboldi ha grandi fiori a inizio estate, sull’albero già ammantato di bel fogliame; M. campbelli, al contrario, fiorisce a fine inverno, la sempreverde M. delavayi ha fiori profumati a forma di coppa. Tra le più fragranti c’è Magnolia officinalis, la specie utilizzata in erboristeria; i cinesi la chiamano Houpu, e ne utilizzano la corteccia nella medicina tradizionale orientale.
Magnolia americana
Ma le magnolie vivono allo stato spontaneo anche nel continente americano. Dopo la conquista del Messico, il re Filippo II spedì nel 1570 il suo scienziato di corte, Francisco Hernandez, a caccia di magnolie. A lui è dedicata M. hernandezii, colombiana, non coltivata a scopo ornamentale.
Le magnolie americane sono per la maggior parte sempreverdi e con fiori estivi; oltre alla nota M. grandiflora c’è la graziosa magnolia di Virginia e la M. tripetala, dalla bella colorazione autunnale. Diffuse soprattutto nella costa orientale e nel Sud, le magnolie sono il fiore ufficiale dello stato del Mississipi.
Magnolie da collezione
Una visita primaverile alla collezione Eisenhut nel parco del Gambarogno è la ricetta ideale per diventare dei fans delle magnolie. Qui, nel clima fresco del Canton Ticino, nelle sponde svizzere del lago Maggiore, il vivaista Otto Eisenhut ha creato una collezione che conta quasi 1000 diverse tipologie di magnolie, oltre a camelie e numerosi altri arbusti da fiore e da foglia. Incoraggiato dal grande botanico Sir Peter Smithers, Eisenhut ha realizzato il sogno della sua vita, un parco di enorme valore scientifico ma anche un luogo emozionante per la bellezza e la diversità che vi sono ospitate. Il momento più eclatante è compreso tra fine marzo e metà maggio.
Coltivare le magnolie primaverili
- Poche e semplici le regole di coltivazione per queste piante robuste, poco soggette alle malattie, resistenti all’afa estiva e all’inquinamento, capaci di vivere bene anche in città. Una bella magnolia fiorisce ogni anno nel cuore di Milano, proprio dietro al Duomo, e la metropoli lombarda accoglie numerosi bellissimi esemplari che, insieme al glicine, rallegrano le giornate primaverili.
- Nei climi freschi, con suolo tendenzialmente acido e mai arido, con generose irrigazioni estive nei primi due-tre anni, l’attecchimento e lo sviluppo sono favoriti, ma da adulta la pianta resisterà bene anche alla siccità estiva.
- Il bello delle magnolie primaverili è la loro chioma irregolare ammantata di fiori: è dunque necessario lasciare spazio a sufficienza per un ottimale sviluppo, anche perché è meglio potare il meno possibile; i tagli si limitano esclusivamente alla pulizia da rami danneggiati o troppo sporgenti.
- Le magnolie caducifoglie consentono un’ottimale illuminazione del suolo in inverno: potrete quindi coltivare sotto la loro chioma fioriture precoci quali tulipani, narcisi, crochi e anemoni, piante che sbocciano in simultanea con la magnolia e poi vanno in riposo quando appare la fitta corona di foglie, che renderà però difficile se non impossibile la crescita di un prato impeccabile.
- In autunno, le foglie coriacee cadono dopo aver assunto sfumature gialle; vanno raccolte subito perché difficilmente si decompongono, e non sono adatte al compostaggio se non in piccola proporzione con altro fogliame, e solo ben tritate.
- La riproduzione della magnolia non è faccenda per frettolosi. Il seme germoglia con estrema lentezza e la riproduzione per margotta è altrettanto lenta; si tratta però di una pianta ampiamente coltivata in Italia, e i giovani esemplari hanno costi accettabili, conviene quindi acquistare piante già pronte per il trapianto della posizione definitiva in quanto non amano i traslochi.
Un trucco anti-gelo
Le magnolie a fioritura molto precoce, come la M. stellata e la fragrante ‘Leonard Messel’, vanno piantate in zone protette dal vento e non esposte al sole del primo mattino, che favorirebbe uno sviluppo dei boccioli troppo precoce e quindi più soggetto all’azione del gelo.
Un profumo che guarisce dalla tristezza
Nel continente americano le grandi magnolie sempreverdi hanno avuto un posto importante nelle tradizioni dei nativi. Le popolazioni indigene affidavano al potere dei fiori, espresso dal loro intenso profumo, la capacità di guarire da vari malanni, e dalle foglie si estraeva un infuso considerato febbrifugo. In Cina è stata documentata l’esistenza di un prontuario farmaceutico di oltre 1000 anni fa, nel quale si citava l’efficacia della magnolia contro vari problemi tra cui la tristezza. E infatti i principi attivi estraibili da alcuni tipi di magnolia, il magnololo e l’onochiolo, hanno proprietà ansiolitiche e antidepressive. I fitoderivati di magnolia trovano oggi impiego. L’onochiolo ha anche effetti positivi sull’attività cardiaca, e di recente un gruppo di studiosi di Atlanta ha dimostrato la sua efficacia per combattere i tumori, avviando una sperimentazione in tal senso.
Certo è che un bagno rilassante tra vapori profumati alla magnolia non può che dimostrare il suo potere anti-tristezza: la fragranza dai toni sottili e pungenti incanta i sensi e che impregna la pelle con le note forte e gentili di questa bella pianta.
Un grande albero generoso e longevo
La magnolia sempreverde a fiore estivo, Magnolia grandiflora, è un albero a grande sviluppo, che può raggiungere i 20 metri (esistono anche forme nane, a crescita lenta). Pianta resistente, tollera anche occasionali severe potature per conservare una forma definita; nei piccoli giardini è spesso usata nelle varietà coniche, che però sono senz’altro meno belle rispetto agli esemplari lasciati a chioma espansa.
Le belle e coriacee foglie durano sull’albero circa due anni, poi cadono; il ciclo non è uguale per ogni foglia, pertanto il risultato è che c’è una perdita e ricambio di foglie pressoché costante, più accentuata in giugno-luglio con l’arrivo del caldo. Poco soggetta alle malattie, tollera anche posizioni semiombreggiate, ma se volete avere tanti fiori, grandi e intensamente profumati, trovate un luogo molto soleggiato e irrigate tanto, nei primi anni, avendo cura di evitare ristagni idrici radicali.