La Cina è il Paese d’origine di varie specie frutticole tra cui il giuggiolo (Ziziphus sativus). La sua domesticazione risalirebbe a circa 7.000 anni fa, già 2.000-3.000 anni or sono era assai diffuso nel Nord della Cina mentre il primo riferimento a descrizioni varietali risale all’anno 600, quando vengono citate 11 varietà di giuggiole.
Nei secoli successivi questo numero aumenta notevolmente e dalle 72 cultivar nel '300 si arriva alla pubblicazione più recente e completa del 1993 che ne descrive analiticamente 700. Amplissima è dunque la variabilità genetica di questa specie, che offre piante e frutti con caratteristiche assai variegate, ma per lo più sconosciute al di fuori della Cina.
In Italia è presente fin dal tempo dei Romani. Andare in brodo di giuggiole è un vecchio modo di dire riferito a chi manifesta grande felicità: il merito va al liquore di giuggiole, una sferzata di energia positiva. Le giuggiole sono uno di quei frutti “dimenticati” per molti anni e oggi riproposti grazie al lavoro di vivaisti attenti e appassionati.
Si usava piantarne uno vicino a casa perché considerato portafortuna e capace di indurre nelle donne la procreazione di figli maschi, chissà perché.
Com'è fatto il giuggiolo
Il giuggiolo appartiene alla Famiglia delle Rhamnaceae. È arbusto o piccolo albero di 2-5 m d’altezza, dall'aspetto piuttosto contorto, con rami irregolari e spinosi (ogni nodo presenta una coppia di piccole spine), sottili e ricurvi sotto il peso dei frutti; la corteccia delle branche è rugosa, di colore rosso bruno.
Le foglie, caduche, piccole, alterne, di forma ovata, sono lucenti e coriacee, presentano stipole spinose e pagina ondulata.
I fiori piccoli e verdastri appaiono in giugno.
I frutti assomigliano a olive più o meno grandi, sono di forma ovale o rotonda, color rosso-marrone scuro a maturità; la polpa è soda, compatta, di sapore gradevolmente acidulo, di colore verde tenue, prima croccante e poi farinosa, e racchiude un seme pungente.
Le giuggiole (o zizzole) maturano gradualmente dalla metà di agosto fino a ottobre.
Cina, la patria del giuggiolo
Delle circa 100 tra specie e varietà di giuggiolo reperibili nel mondo, ben 18 sono presenti in Cina e due di esse sono particolarmente importanti: Z. spinosus e Z. jujuba Mill., conosciuti come giuggiolo selvatico e giuggiolo coltivato con 4 varietà botaniche (inermis, lageniformis, tortuosa e carnosicalis).
Ancora oggi la Cina è il maggior produttore mondiale di giuggiole, meglio conosciute come chinese dates (datteri cinesi), red dates (datteri rossi) o chinese jujube (giuggiole cinesi, per distinguerle dalle indian jujube, le giuggiole indiane, appartenenti a differente specie).
Per quanto riguarda l’Italia non esistono cultivar selezionate, ma solamente dei tipi indicati genericamente a frutto lungo e a frutto corto, entrambi dotati di buone caratteristiche organolettiche e di buona produttività, e la coltivazione è più diffusa nel Centro-Nord Italia.
Come si coltiva il giuggiolo
- Il giuggiolo ha un accrescimento molto lento, così come la messa a frutto: il picco produttivo è intorno a 20-25 anni, per poi calare progressivamente. Poiché la pianta comincia a fornire frutti dopo vari anni, conviene comprare un esemplare in autunno già con i frutti, per avere la certezza che ha già raggiunto la capacità di fornire il raccolto
- È in grado di adattarsi a vari tipi di terreno, resiste a situazioni di forte aridità grazie a un apparato radicale molto sviluppato in profondità; predilige suoli leggeri, non umidi, neutri o sub-alcalini.
- Vive in zone con clima temperato con minime invernali non inferiori a 10° C e con estati lunghe e calde. La pianta può subire danni da gelate precoci nel periodo autunnale, per cui in ambienti settentrionali la coltivazione è possibile solo in particolari microclimi come in prossimità dei laghi o in colline ben esposte. Resiste dall’Emilia Romagna in giù, meglio se in posizione soleggiata e riparata dai venti invernali.
- Piantatelo tra l’autunno e la primavera e bagnatelo generosamente nel primo anno, ma poi, una volta attecchito, avrà bisogno di poche cure e scarse irrigazioni, solo nei periodi di lunga siccità estiva.
- Concimate con letame maturo quando la pianta viene messa a dimora, negli anni successivi utilizzare concime a lenta cessione a fine inverno o inizio primavera e irrigare le piante più giovani nei mesi estivi.
- Si moltiplica per seme (ma la germinazione richiede circa due anni e la crescita è molto lenta) o tramite i polloni che crescono numerosi alla base dei fusti delle vecchie piante.
- Nei primi anni dalla piantagione può essere necessario intervenire con tagli nella parte bassa della chioma, lasciando poi che tenda ad assumere la forma naturale. Non richiede potature se non per occasionali pulizie della chioma, a fine inverno.
- Non è soggetto a malattie o parassiti.
- Si può coltivare anche in vaso, di diametro 32 cm per una pianta alta 70 cm.
Raccolta e utilizzo delle giuggiole
La raccolta delle giuggiole deve essere effettuata quando le drupe sono ben sode e di colorazione bruna sulla maggior parte della superficie.
Il consumo delle giuggiole è solitamente fresco: marmellate, sciroppi, confetture, gelatine, canditi, dolci, bevande alcoliche e liquorose (il famoso brodo di giuggiole), mentre in Asia è frequente un uso di frutti secchi (datteri cinesi), in salamoia, in alcol e aceto.
In cosmesi viene utilizzato nella preparazione di maschere emollienti e idratanti per pelli secche, e in erboristeria per la preparazione di decotti espettoranti ed emollienti con effetto lenitivo e antinfiammatorio. I semi contengono composti organici con proprietà lenitive.
Oltre a essere impiegata come pianta ornamentale e da rimboschimento, il suo legno molto duro di colore rosso viene utilizzato in ebanisteria.