ginkgo biloba
In autunno le foglie del ginkgo si tingono di giallo oro.
Il Ginkgo biloba è un albero particolare, spettacolare soprattutto in autunno quando si tinge d’oro che “piove” leggero nell’aria

Ha 250 milioni di anni ma non li dimostra ed è il più antico albero deciduo che sia sopravvissuto fino ai giorni nostri: il Ginkgo biloba (famiglia Ginkgoacee) è un maestoso e svettante albero piuttosto comune nei giardini pubblici e privati impiantati all’inizio del secolo scorso (dal che si deduce che si tratti di una specie ben più che longeva, fino a 1.000 anni!) e ripreso da qualche amministrazione comunale come alberatura stradale negli anni ’90. Incautamente, verrebbe da dire, perché è una pianta dioica, vi sono cioè piante con fiori solo maschili e piante che portano solo fiori femminili, che poi producono un frutto simile a una grossa ciliegia, di color albicocca, di aspetto cereo, che emana un odore mefitico quando viene calpestato. Per questo motivo si preferiscono le piante maschili, ma il sesso femminile è in netta maggioranza: fino a quando, di solito verso il ventesimo anno di età, non vengono prodotti “fiori”, non è possibile distinguere la pianta maschile dalla femminile…

E il ginkgo è una delle piante più lente nella crescita: il massimo ottenibile, per una pianta in piena terra, in terreno fresco e profondo (quindi non argilloso, dove peraltro questa specie può ugualmente vivere), leggermente umido, con esposizione soleggiata, è di 5 cm l'anno... Si può quindi dire che il ginkgo è una pianta “da meditazione”, adatta a chi non ha l’impazienza di vedere l’albero adulto, bensì a chi desidera lasciare un bell’albero in eredità a figli e nipoti...

Salvato nei templi buddisti

ginkgo
Il ginkgo può superare i 20 m d’altezza.

Per molto tempo si ritenne che il ginkgo fosse scomparso: lo si conosceva soltanto attraverso i fossili, che si ritrovavano in un’area molto estesa, praticamente in tutto l’emisfero Nord, perché allo stato spontaneo non esisteva più. Poi, alla fine del XVII secolo, Engelbert Kaempfer, chirurgo e botanico tedesco, scoprì in Giappone questa pianta così speciale e ne rimase così colpito da battezzarla “ginkgo”, da un termine giapponese che significa “albicocca d’argento”, con riferimento al colore dei frutti. L’albero è stato salvato nei giardini dei templi religiosi in Cina, Giappone e Corea, dove è molto presente: l’esemplare più grande e forse il più vecchio si trova nella terra del Sol Levante, nel giardino del tempio buddista di Zempukuji: la circonferenza del tronco è di 9 m per 20 m di altezza e un cartello afferma che risale al 1232.

La prima pianta in Europa fu introdotta nel Giardino botanico di Utrecht attorno al 1750; in Italia compare poco più tardi nell’Orto botanico di Padova dov’è tuttora viva e vegeta. L’Orto botanico di Parma, per la sua unicità e in ricordo del primo esemplare introdotto nel 1791, ha adottato il Ginkgo biloba come simbolo.

Com'è fatto il Ginkgo biloba

Albero che può raggiungere i 40 m d’altezza e gli 8 m di diametro. Il tronco è diritto, con corteccia liscia e grigio-argenteo da giovane, poi costoluta e marrone scuro. I rami sono orizzontali o rivolti verso l’alto; la chioma è piramidale, rada all’inizio e più densa a maturità. Le foglie hanno la tipica forma a ventaglio con nervature che partono tutte dal picciolo. Sono di colore verde tenero che si tinge d’oro prima di cadere. È una specie dioica (esistono piante femminili e piante maschili): gli amenti sono portati dagli esemplari maschio, mentre gli ovuli si trovano a coppie sugli esemplari femmine. La maturità sessuale si ha verso i 30-40 anni e l’impollinazione, anemofila, avviene a primavera. La fecondazione è ritardata di 4-6 mesi, un ovulo abortisce e l’altro cade non ancora maturo. Il seme termina la maturazione a terra e germina nella primavera successiva. Il frutto assomiglia a una ciliegia gialla pruinosa, la cui polpa emana un odore nauseabondo.

Foglie uniche

È l’unico rappresentante esistente della famiglia delle Ginkgoacee, a sua volta appartenente al gruppo delle Gimnosperme (la divisione vegetale superiore più antica, in cui gli organi riproduttivi non sono evidenti), come le Conifere, con le quali però ha in comune solo il tipo di “fiore”, non racchiuso in un ovario. Le foglie sono bilobate (donde lo specifico biloba assegnato da Linneo), solcate da nervature a ventaglio e disposte alterne sui rami: nel Giurassico e nel Cretaceo tutte le piante possedevano questo tipo di foglia, evidentemente la più evoluta per l’epoca ma poi decisamente sorpassata da tutte le altre tipologie (lanceolate, cuoriformi, penninervie, parallelinervie ecc.) che oggi vediamo comunemente. Di tutte queste antichissime piante è rimasto solo il ginkgo, che sfoggia foglie diversissime da quelle attuali, a ricordarci il suo primato.

In autunno, tra la metà di ottobre e quella di novembre, da verde pisello si tingono d’oro e, alla prima giornata di vento intenso, “piovono” a terra come leggerissimi ventagli dorati, stendendo il tappeto d’oro sul prato.

Ginkgo imperturbabile in coltivazione

Questo “fossile vivente” resiste al gelo (fino a –35 °C), alla neve e ai venti freddi, all’inquinamento urbano e alla siccità (va però annaffiato bene nei primi anni dopo l’impianto). Lento nella crescita, va aiutato con concimazioni azotate in primavera ed estate. Preferisce esposizioni soleggiate o a mezz’ombra. Gradisce terreni acidi e non pesanti, ma si adatta anche a situazioni non ottimali (detesta però il suolo argilloso). Nei primi anni si può concimare con stallatico secco in autunno. Non va potato: i rami tagliati tendono a seccarsi; tuttavia, la pianta giovane va “cimata” leggermente per ottenere anche una buona impalcatura laterale, visto che il ginkgo da giovane tende a crescere più in altezza che lateralmente.

ginkgo frutti
I frutti si formano solo nella pianta femminile del ginkgo.

Speriamo che “non” sia femmina

  • Il riconoscimento del sesso nel ginkgo è molto difficile perché non esistono caratteri evidenti prima della maturità sessuale (produzione di “fiori”). La diceria empirica secondo cui i rami ad angolo acuto verso l’alto corrisponderebbero a individui maschi e quelli con angolo retto a femmine è una fake news. I vivai più seri, per la coltivazione, offrono individui maschili ricavati asessuatamente mediante innesto.
  • I frutti, inoltre, non emettono solo uno sgradevole odore, dovuto agli acidi carbossilici in decomposizione, che rende spiacevole la passeggiata in prossimità di pavimentazioni o sentieri. Infatti, lo schiacciamento della polpa umida e scivolosa e la durezza del nocciolo possono indurre pericolose cadute. Infine la polpa del frutto è velenosa per ingestione, anche se dubitiamo che alcuno possa pensare di mangiarsela…
  • Invece in Estremo Oriente i semi sono considerati una prelibatezza e vengono mangiati dopo averli arrostiti.
Ginkgo biloba, non solo fossile vivente - Ultima modifica: 2024-08-20T06:31:36+02:00 da Elena Tibiletti