giardino del casoncello
Il glicine insieme alla vite canadese copre la facciata del Laboratorio del Giardino del Casoncello.
Il Giardino del Casoncello, sulle prime colline di Bologna, è un’oasi naturale ricca di colori, profumi e atmosfere impagabili

Il Giardino del Casoncello è un luogo magico a 30 minuti da Bologna, quello dove i bambini possono incontrare la Maga Viola e gli adulti meravigliarsi di fronte a “stanze”, passaggi, tunnel e salottini vegetali ognuno diverso. Un posto da visitare per bearsi della natura libera di esprimersi, con un aiutino da parte dell’uomo per indirizzarla verso le forme più belle e godibili a qualunque età.

Una storia lunga 40 anni

giardino del casoncello rosa queen elisabeth
Rosa 'Queen Elisabeth' piantata più di 40 anni fa, come si evince dal tronco.

Maria Gabriella Buccioli ne è la tenutaria, ex insegnante prestata al teatro per bambini e poi convertita a contadina-giardiniera per il classico “scherzo del destino”: un’eredità rappresentata da un podere da un paio di ettari sulle prime colline bolognesi, completamente incolto da decenni, con alcuni edifici tutti più vicini a ruderi che ad abitazioni. Una decisione importante, presa insieme al marito Lucio Filippucci, disegnatore di Martin Mistére e Tex: rendere nuovamente fruibile un pezzo di collina, e le relative case, per… all’inizio non lo sapevano neppure loro, ma poi, man mano che gli spazi si aprivano e gli immobili venivano ristrutturati, l’idea è emersa forte e chiara: farne luoghi di espressione della natura, guidata gentilmente dall’uomo, in cui tutti – dai piccoli in età di asilo agli anziani – possano vedere la bellezza delle piante e della microfauna che le circonda, meravigliandosi a ogni passo per quanto si osserva e si ascolta.

Dai rovi alle piante da sottobosco

Il recupero del podere del Casoncello incomincia negli anni ’80 aprendosi la strada in mezzo ai rovi, migliaia di piante cresciute selvaggiamente per 40 anni, scoprendo dietro di loro i resti della casa padronale, degli zii di Gabriella, sventrata da una bomba caduta in cucina – al cui posto oggi troneggia una gigantesca robinia – e lasciando che sia la Natura stessa a ripiantare negli spazi liberati dai tralci spinosi.

Natura accompagnata gentilmente da Gabriella che, nei decenni, ha cercato per il giardino piante “insolite”, ma adattabili all’Appennino bolognese, come Lunaria annua ‘Alba’ che si alterna con la classica specie violetta, Stachys lanata resistente al caldo e alla siccità, Brunnera macrophylla (“sosia” del Myosotis o nontscordardimé, presente anche in versione a fiori bianchi), Euphorbia characias dalle grandi ombrelle di “fiori” (si chiamano “ciazi”) verdi con occhio scuro, o i molti lillà fra cui uno diverso dal solito Syringa vulgaris: S. persica è piccolo, dal portamento quasi prostrato ed è tardivo nella fioritura, sempre rosa-lilla a pannocchie piccole e scomposte.

Sulle scarpate a lato strada del Casoncello

Sulle sponde di proprietà che fiancheggiano la strada comunale, Gabriella ha ottenuto che la trincia degli operatori ecologici addetti allo sfalcio si alzi, lasciandole l’onere di contenere la vegetazione secondo criteri conservativi seppur in regola con la circolazione stradale. Resistono così i grossi cespugli di Phlomis fruticosa, i tappeti di Geranium molleo robertianum, l’edera che lambisce l’asfalto.

Vero vanto, tra aprile e maggio, è una Rosa banksiae var. normalis, dai fiori semplici e candidi, che si estende per una quarantina di metri lungo la scarpata superiore, dalla casa d’abitazione inglobando il forno a legna e arrivando fino alla curva, in una cascata candida che non conosce le forbici: la posizione è strategica perché consente alla pianta di espandersi fintanto che lo vorrà (ed è questa la giusta disposizione per le rose rampicanti e sarmentose: non dovrebbero mai sentire le lame del potatoio!).

Un’altra Rosa banksiae, ma ‘Lutea’, copre in giallo la parete opposta della casa padronale. Ai suoi piedi si stendono sparzio (Spartium junceum) e ginestre dei carbonai (Cytisus scoparius) in varietà commerciali, intervallati dai cisti, fra i quali spicca l’autoctono Cistus salviifolius o cisto femmina, tappezzante a foglia grigia coperta di corolle candide in maggio.

Giganteschi cespugli di Erica arborescens anticipano la primavera già a marzo riempiendosi di minuti fiori candidi, in contrasto con un cespuglio di Cotinus coggygria ‘Royal Purple’ (regalato) dal fogliame color porpora in primavera-estate e rosato in autunno prima di cadere.

Piante in regalo

Fra i regali ricevuti c’è anche Pancratium illyricum, giglio dai fiori candidi proveniente dalla Sardegna e ora naturalizzato anche al Casoncello, profumatissimo. E poi la monumentale ferula (Ferula communis) dai più scambiata per un finocchio selvatico (del resto sono entrambe Ombrellifere o Apiacee), alta oltre 2 m, con un fusto di 10 cm di diametro e gigantesche ombrelle di fiori gialli. Scompare in autunno e si riforma in primavera: originaria del Sud Italia, può essere utilizzata per realizzare tutori, vista la durezza dei suoi fusti. Il Cornus florida ‘Rubra’ dalla fioritura rosata fa compagnia ai cugini autoctoni, come Cornus mas o corniolo dalle cui drupe Gabriella ricava una squisita confettura. Le ortensie, tutte regalate, richiedono invece annaffiature di soccorso in queste estati sempre più secche: sarebbero inadatte al Casoncello, ma Gabriella salva tutti gli esseri viventi...

Piante da annusare al Casoncello

Addentrandosi nel giardino del Casoncello, è un trionfo di piante da annusare (e anche da assaggiare, almeno alcune). Si parte con Teucrium marum, tappezzante suffruticosa dal sentore intenso, secondo Gabriella particolarmente gradito ai gatti, perfetta per muretti a secco e sponde aride e assolate. Poi c’è l’insolito Xanthoxylum piperitum o pepe cinese, più conosciuto come bonsai e qui acclimatato in un grosso cespuglio dalla fragranza speziata. E che dire delle aromatiche, da salvia e rosmarino a timo e melissa? Tutte rigorosamente da accarezzare per annusarsi poi le dita.

Piante del bosco e non

Nei prati, piccole radure fra alberi di roverella (Quercus pubescens) e robinia (Robinia pseudacacia), spuntano liberi i trifogli e le pratoline, falciati solo nei sentieri dove condurre i visitatori e nelle restanti parti lasciati intatti a beneficio dei numerosi insetti impollinatori, a partire dalle api (che fino a pochi anni fa allevava anche Gabriella). Ai bordi delle radure, spiree, kolkwitzie e deuzie segnano di rosa e bianco i mesi che vanno da aprile a giugno. Nel sottobosco striscia la pervinca (Vinca major), colorando di blu il terreno. L’angolo delle felci è uno spettacolo in primavera, quando le fronde emergono arrotolate e lanuginose, per poi spiegarsi distese solo a maggio inoltrato: Phyllitis scolopendrium e Dryopteris filix-mas meravigliano i visitatori primaverili con le loro “codine pelose”. Gli ellebori la fanno da padrone, anche perché, seppure al Casoncello siano in varietà coltivate, sono di casa sull’Appennino emiliano. Si alternano ai molti Geranium che, dai bordi strada, si estendono anche al sottobosco, loro habitat ideale.

Del resto Gabriella moltiplica le specie che desidera si diffondano: dalla Brunnera in versione candida ai Geranium, dalle lunarie alla Phlomis, espiantando gli esemplari in eccesso (o, come dice lei, “esuberanti” anziché infestanti, parola che non le piace), allevandoli per qualche mese in vivaio e poi ripiantandoli dove le sembra che possano stare bene.

Phyllostachis aurea

Alcune “stanze”, sia nel bosco sia alla fine dell’orto, sono delimitate da bambù (Phyllostachys aurea), che crescono possenti – anche 1 m al giorno – fino ai 10 m d’altezza: ascoltare le loro fronde che stormiscono al vento, mosse dai fusti elastici e al contempo durissimi, è un vero piacere dei sensi.

L’edera (Hedera helix) si arrampica su quasi tutti gli alberi: è un trionfo di vita, innocuo perché – come si dovrebbe ben sapere – NON è una pianta parassita, semplicemente aggancia le proprie radici aeree alle cortecce (o ai muri) per innalzarsi verso la luce, senza però nuocere all’albero che fa loro da supporto.

La “siepe morta”

Al confine occidentale di proprietà, in bilico su un calanco molto profondo, è stata realizzata una “siepe morta” su modello inglese, con l’intento di mantenere al di fuori del giardino i caprioli e i cinghiali che devastano le piante e il terreno in cerca di cibo (che peraltro abbonda nel territorio circostante).

"Siepe morta"

Si realizza piantando con la mazza robusti pali di castagno, alti 2 m, giustapposti a distanza di 50 cm e distanziati di 80 cm sulla fila. All’interno si gettano i residui di potatura del giardino: ramaglie lunghe di qualunque tipo, fino a riempire completamente l’intercapedine. Quest’anno Lucio ha dato un tocco decorativo intrecciando all’apice dei pali i flessuosi rami di salice a formare il colmo della recinzione.

In Gran Bretagna ne esiste anche una versione “viva”, dove, anziché riempire con ramaglie di risulta, si piantano alla base i rami di salice affinché dalle talee possano germogliare nuove piante. Una buona idea anche per le latitudini italiane.

Il “nevone” del 2012

Solo nelle favole tutto va sempre bene. Al Casoncello la nevicata e il fortunale del 2012 fecero numerosissime vittime fra i vetusti alberi preesistenti. Alcuni, quelli completamente irrecuperabili, vennero tagliati per farne legna e scaldare l’abitazione. Qualcuno è rimasto, morto e con le radici all’aria, a memento della forza della Natura. Altri vennero trasformati in “tunnel”, sorretti da ciocchi tagliati a misura, per creare angoli suggestivi e passaggi fascinosi, particolarmente graditi ai bambini. Altri ancora, soprattutto maestosi alberi da frutto (meli, susini, ciliegi), hanno visto una meticolosa copertura dell’apparato radicale denudato, sebbene la loro posizione sia rimasta “sdraiata”, e tuttora vegetano e producono in abbondanza: «Prima dovevo utilizzare le scale per raccogliere i frutti – racconta Gabriella – e quelli in cima rimanevano per gli uccelli. Ora invece li raccolgo rimanendo con i piedi per terra!».

L’orto del Casoncello

L’orto, scendendo sotto la radura dei ciliegi (di cui uno sdraiato) al termine della proprietà, è situato in una conca (per raccogliere l’umidità), è bordato da una foresta di bambù e conserva ancora un “cerchio di memoria”, ossia una circonferenza di rovi che, negli anni ’80, ricoprivano tutta la piana prima che Gabriella e Lucio aiutati dal contadino di fiducia la disboscassero. «Bisogna sempre conservare il ricordo di cosa è stato, per non dimenticare la fatica» spiega Gabriella.

Gli ortaggi, coltivati secondo stagione, vengono in parte seminati e in parte trapiantati su una terra che non viene mai vangata, ma semplicemente concimata e addizionata di compost autoprodotto. Il profilo delle aiuole non rimane mai nudo: Gabriella semina spinaci (che mangia anche) o senape (che viene poi utilizzata come pacciamatura). In realtà tutte le piante “in esubero” (comunemente “infestanti”) finiscono come copertura del terreno, se non vengono ripiantate in altro luogo.

Alle specie classicamente alimentari, dai pomodori al basilico, nell’orto del Casoncello si affiancano specie spontanee commestibili, come la borragine o l’erba di San Pietro (Tanacetum balsamita) o il luppolo (Humulus lupulus) – «esuberante, da contenere anche prelevando i germogli ottimi commestibili» commenta Gabriella – o il farinello (Chenopodium bonus-henricus) da impiegare come gli spinaci. E poi ci sono specie utili nella difesa delle piante come la consolida (Symphytum officinale) e altre di uso fitoterapico come la Leonurus cardiaca. I tageti sparsi qua e là difendono le aiuole dell’orto dai Nematodi. Fanno veglia dai bordi del prato sotto i ciliegi le orchidee spontanee, a partire da Orchis purpurea.

Tutto naturale, senza chimica

Naturalmente né nell’orto, né in tutto il giardino, né sulle scarpate bordo strada ecc. è mai stato utilizzato un prodotto chimico: il concime deriva dal compost autoprodotto, dalla cenere di pura legna prodotta dalla stufa d’inverno, e dalla costante pacciamatura (ma Gabriella preferisce chiamarla “copertura”) di residui di vegetazione, sfalcio dell’erba compreso, che pian piano si decompongono riportando nutrienti al suolo.

Quanto agli insetti nocivi: «Hanno diritto di esistere e vengono contenuti spontaneamente dagli altri animali che se ne nutrono: qualche afide non ha mai fatto male alle piante» spiega Gabriella. Del resto, in questo “paradiso naturale” senza particolare disturbo antropico tutti sono bene accolti, dalle formiche fino ai numerosi uccellini per i quali sono dislocati sugli alberi parecchie casette-nido, diverse a seconda della famiglia di uccelli interessata, dalle cince ai rampichini.

Solo gli istrici non sono molto ben visti, dato che divorano con entusiasmo tutti i bulbi di Lilium: Lucio ha installato un dissuasore a ultrasuoni, la cui efficacia è in fase di sperimentazione. Caprioli e cinghiali invece sono stati fermati di là dalla “siepe morta”, dopo che Gabriella e Lucio hanno passato mesi, all’inizio dell’avventura di coltivazione, a dormire in tenda per spaventarli e impedire che arassero i prati appena seminati.

In maggio e poi…

Questo è il racconto di ciò che potete trovare al Casoncello all’inizio di maggio. Ma da marzo a novembre (e anche in pieno inverno, per gli intenditori) è possibile vedere tante altre meraviglie naturali una più stupefacente dell’altra. Maria Gabriella Buccioli è sempre disponibile, su appuntamento, a guidarvi nel suo splendido Giardino!

https://giardinidelcasoncello.net

Danni al Giardino del Casoncello

Scrive Lucio Filippucci sulla sua pagina Facebook giovedì 11 maggio 2023:
«Questa mattina una squadra di tagliatori della ditta Latel s.r.l. è entrata scavalcando la recinzione all'interno dei Giardini del Casoncello, senza chidere permesso e provocando danni irreparabili al Giardino botanico. La motivazione è "ci ha mandato L'ENEL per i lavori di fibra ottica". Non so chi e come abbia autorizzato questi barbari ma di sicuro oggi partirà denuncia circostanziata ai carabinieri nei confronti dei responsabili. I danni sono ingenti: rose e piante rare tagliate a raso, probabile chiusura del giardino al pubblico, disdetta di tutte le prenotazioni e danno fisico e morale alla curatrice del giardino. Oltre la denuncia ai carabinieri la cosa è già in mano ai nostri avvocati».

Giardino del Casoncello, bellezza spontanea - Ultima modifica: 2023-05-15T06:03:38+02:00 da Elena Tibiletti