Crispus, crispa, crispum: a descrivere meglio con un’immagine il significato di questo vocabolo è forse la Sparassis crispa, un fungo abbastanza raro e commestibile dal sapore simile a quello della nocciola e dalla forma molto curiosa. Sembra l’incrocio fra un cavolfiore e una spugna marina, composto da fitte lamine arricciate: incontrarlo per caso in un bosco deve essere esperienza abbastanza sorprendente.
Crespi e ricciuti possono essere i capelli, increspato e ondeggiato il mare mosso dalla brezza, arricciato il legno, ma anche le foglie. E poi significa anche elegante e ricercato. Niente male, insomma, per tutte quelle piante che inglobano nel nome questo termine che ne mette in evidenza una notevole peculiarità morfologica.
Anchusa, parente della borragine
Per restare in tema con gli incontri spontanei, Anchusa crispa, volgarmente chiamata buglossa sarda, è una pianta erbacea perenne originaria della Sardegna. Osservando il fiore azzurro intenso, che compare tra marzo e giugno, si capisce subito la sua appartenenza alla famiglia delle Borraginacee, ma ciò che la caratterizza è il portamento strisciante e la forma delle foglie dal margine ondulato. Ama il pieno sole e tollera il calpestio purché occasionale, altrimenti rischia di scomparire.
Cisto increspato, per il Sud
Cistus crispus è il cisto increspato o cisto a foglie crespe, anche se a ben guardare anche il fiore appena si apre sembra stropicciato. I cisti caratterizzano la flora tipica della macchia mediterranea, in particolare questo è diffuso nel Mediterraneo occidentale dalla Spagna all’Italia (Sicilia), Marocco e Tunisia. Ama dunque il pieno sole, il caldo e il secco con un terreno ben drenato. È un arbusto alto circa mezzo metro, sempreverde, dalle foglie grinzose di un verde tenue, pelose e con i margini increspati. Da aprile fino a giugno produce una grande quantità di fiori rosa scuro che di primo acchito possono sembrare rose selvatiche.
Incontrandolo lungo il percorso durante una passeggiata primaverile viene voglia di appropriarsene estirpandone un esemplare, ma attenzione: oltre che essere un’idea eticamente discutibile, il rischio è quello di sradicare una pianta inutilmente andando incontro a grosse delusioni. Molto meglio recidere qualche ramo da piante vigorose e robuste per avere buona probabilità di ricavare talee che attecchiranno. A patto che l’arbusto non sia in fiore.
Anemone giapponese, anche in vaso
Una specie che non può mancare sul terrazzo o in giardino per la stagione autunnale è l’anemone giapponese: originario della Cina e molto usato in Giappone, è una pianta rustica, facile da coltivare e che si espande con grande facilità. Una vagabonda che garantisce grandi soddisfazioni in una stagione, l'autunno, dove le fioriture scarseggiano. E anche durante l’inverno, quando produce i semi: piumetti bianchi molto decorativi.
Fra questi, Anemone x hybrida ‘Crispa’ ha foglie grandi e arricciate, un fiore semplice rosa e un portamento più compatto degli altri anemoni. Sta bene al sole e in ombra luminosa.
Clematide dai fiori a ricciolo
Nella Clematis crispa invece, il ricciolo va cercato nel fiore: una piccola campanella color azzurro porpora dai sepali ondulati e quasi bianchi ai margini che si arricciano verso l’alto. È stata una delle prime clematidi non europee a essere introdotta dall’America nei nostri giardini nel 1726. Ha uno sviluppo ridotto che non supera i due metri di altezza, un portamento compatto e fiori profumati dalla primavera fino alla tarda estate.
Come per tutte le clematidi, è importante che il piede della pianta stia in ombra, magari alla base di una rosa sulla quale farla crescere liberamente.
(di Marianna Merisi)