Alla famiglia delle Cornacee appartiene il genere Cornus che, oltre a numerosi esemplari ornamentali, annovera due specie spontanee, C. mas, il corniolo, e C. sanguinea, il sanguinello, i cui frutti neri e attraenti vanno evitati perché, pur non essendo tossici, provocano fastidiosi disturbi gastrointestinali. Del resto, la natura li ha dotati di un sapore amaro molto sgradevole: si utilizzano solo per tingere le stoffe. Il corniolo, invece, contiene cornina, tannino, calcio, glucosio, acido malico, mucillagini e coloranti, che nell’insieme hanno azione febbrifuga, astringente e rinvigorente.
La coltivazione
È una bella pianta ornamentale, che rallegra il giardino già in febbraio con la sua fioritura precoce e lo decora dalla tarda estate fino all’inverno grazie ai frutti che maturano in modo scalare: sulla stessa pianta si possono ammirare bacche verdi, gialle, arancio e rosse.
Coltivarlo è facile: ideale per giardini di pianura e collina, non soffre il freddo e non richiede potature, ama i terreni calcarei ma non aridi e il sole. È una pianta molto longeva (oltre 50 anni).
Come si raccoglie
È una pianta spontanea che si trova in tutt’Italia con l’esclusione delle isole e della Val Padana, dalla pianura fino a 1.400 m d’altitudine, nelle radure e ai margini dei querceti e dei castagneti. Si utilizzano foglie, frutti e corteccia: dato che la decorticazione è un’operazione complessa, limitatevi alla raccolta di frutti e foglie, tagliando con un paio di cesoie i gambi delle foglie e dei frutti, che si dispongono al sole in un unico strato; quando saranno essiccati, si conservano in sacchetti di carta pesante, al buio. In erboristeria sono facilmente reperibili i preparati essiccati.
Rimedi naturali con il corniolo
• Per scacciare un inizio d’influenza: lasciate in infusione per 10 minuti 5 g di foglie secche in una tazza di acqua bollente, filtrate, dolcificate con miele di timo e bevetene tre tazze al giorno.
• Per abbassare la febbre: infondete per 10 minuti 15 g di foglie e frutti in una tazza di acqua bollente, filtrate, dolcificate con miele di timo e assumetene tre tazze al giorno.
• Per tonificare e rinvigorire l’organismo (solo per adulti): in un vaso da 2 l a chiusura ermetica ponete 500 g di bacche fresche mature ben lavate e asciugate, 400 g di zucchero, la scorza di un limone, la buccia e il torsolo di una mela Renetta del Canada, e grappa fino a un dito sotto l’orlo; chiudete ed esponete al sole. Quando lo zucchero si sarà sciolto, mettete il vaso al buio e al fresco a riposare per 6 mesi, quindi filtrate e imbottigliate. Bevetene un bicchierino al giorno, dopo pranzo, per 15 giorni.
Fra realtà e leggenda
• Originario dell’Europa sud-orientale e dell’Asia occidentale, nell’antichità era coltivato al posto di peschi e albicocchi, allora sconosciuti. Presso i Greci era sacro ad Apollo: i soldati impegnati nella guerra di Troia, per procurarsi il legno necessario alla costruzione del Cavallo dell’inganno, tagliarono proprio il boschetto di cornioli dedicato al dio sul monte Ida, che dominava Troia. Per placare l’ira del dio, da allora in poi i Greci dovettero istituire nel mese di agosto delle feste annuali in suo onore, chiamate Karneia e della durata di nove giorni.
• I rami, grazie alla resistenza del legno (il latino Cornus indica che è duro come il corno), venivano modellati da Persiani, Greci e Romani per ricavarne le aste di giavellotti, lance e frecce; le foglie, ricchissime di tannini, servivano per conciare le pelli; i frutti erano usati per confezionare uno sciroppo dal sapore acidulo; il seme veniva spremuto per ottenerne l’olio da bruciare nelle lampade; tutta la pianta si impiegava per colorare di giallo i tessuti.
• Narra la mitologia che Romolo, fondando la città di Roma, aveva scagliato dall'Aventino un giavellotto di legno di corniolo, che si conficcò così profondamente sul Palatino da mettere addirittura radici: l'albero, divenuto enorme, era oggetto di venerazione tanto che, quando deperiva tutta la città entrava in allarme e si precipitava a innaffiarlo. L'imperatore Caligola, sprezzante di ogni leggenda, lo estirpò per effettuare nelle vicinanze dei lavori edilizi.