Per chi ha un frutteto di dimensioni amatoriali, o ha disposto qualche pianta da frutto nelle vicinanze della casa, certi ripensamenti sono quasi inevitabili. Se l’alberello che si vorrebbe trapiantare non ha superato i tre anni dalla messa a dimora, l’operazione è possibile senza particolari problemi o attrezzature, con la quasi certezza di attecchimento anche nella nuova collocazione.
Per prima cosa, entro fine ottobre si scava la buca quadrata destinata a ricevere la pianta: sarà profonda 70-80 cm, col lato di 80-90 cm. Sul fondo si distribuiscono 5-6 kg di letame maturo, che poi si coprono con 20 cm di terra fine. Lo spostamento vero e proprio deve avvenire quando la pianta è nella fase di riposo vegetativo: al Centro-Sud il periodo va da fine novembre a febbraio, al Nord si prolunga a marzo. Il periodo ideale, in assenza di gelate, è però compreso nelle tre settimane tra il 25 novembre e il 15 dicembre.
L’estirpazione va fatta scavando una zolla con un raggio di 30-40 cm dal tronco, recidendo man mano le radici che si incontrano: più grande sarà la zolla, meno probabile sarà la crisi da trapianto. Si passa quindi alla messa a dimora nella nuova collocazione, riempiendo la buca di terra in modo che le radici si trovino alla stessa profondità che avevano in origine. Bisogna quindi potare la chioma, per riequilibrarla in rapporto all’apparato radicale. Se occorre, inoltre, bisogna predisporre un tutore di sostegno, cui legare il tronco.
L’anno successivo, in primavera ed estate occorre irrigare il terreno con generosità ma senza causare ristagni d’acqua, in modo da favorire la crescita di nuove radici. In autunno, invece, per un raggio di 1-1,5 m dal ceppo bisognerà interrare leggermente una decina di kg di letame maturo, mentre nella primavera successiva si distribuiranno sulla stesa superficie due etti di concime ternario 20-10-10 (i numeri indicano le percentuali di azoto, fosforo e potassio).
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