L’attacco del colpo di fuoco batterico (Erwinia amylovora) è un vero colpo di fulmine: in sole due settimane, in estate, interi rami si seccano all’improvviso; le foglie, di color bruno scuro, sembrano bruciate, ma sono ancora morbide e rimangono attaccate ai rami; eventuali frutti, avvizziti, restano sulla pianta.
Che cos'è il colpo di fuoco batterico
Il colpo di fuoco batterico è una malattia causata da un batterio, originario degli Stati Uniti e giunto in Nord Europa negli anni ’50. In Italia è arrivata negli anni '90 con casi sporadici in Puglia, Sicilia ed Emilia-Romagna dove, nel 1997, si verificò la prima epidemia.
Il batterio Erwinia amylovora, veicolato dagli insetti pronubi, infetta l’albero attraverso le gemme e i fiori.
In Italia dal 1994, colpisce le Rosacee coltivate e ornamentali: pero e pero ornamentale calleryana, melo e melo ornamentale ('Ballerina', 'Golden Hornet', floribunda), cotoneaster (bullatus, buxifolius, 'Coral Beauty', dammeri, salicifolius), cotogno e cotogno giapponese, biancospino (Crataegus monogyna, C. oxyacantha) e azzeruolo (C. azarolus), nespolo di Germania (Mespilus), agazzino (Pyracantha coccinea, P. yunnanensis), fotinia e sorbi (Sorbus aria, S. aucuparia), almeno 150 specie diverse appartenenti a 37 generi.
In Emilia Romagna ha falcidiato i pereti da reddito, ed è soggetto alla lotta obbligatoria attraverso il D.M. 10/9/1999, GU n. 243 del 15/10/1999: le piante colpite vanno estirpate, non esistendo altri mezzi di difesa. Nelle zone più soggette sussistono ulteriori obblighi: il divieto di mettere a dimora nuovi esemplari di specie interessate, la piantagione di materiale certificato sano, la presenza di sufficiente spazio vitale fra un arbusto e l’altro, la riduzione delle concimazioni azotate, l’assenza di irrigazioni soprachioma. In Emilia-Romagna dal 2001 è ininterrottamente in vigore il divieto d'impianto di esemplari del genere Crataegus.
Il ciclo biologico del batterio
Il ciclo biologico del batterio si avvia in primavera al rialzo delle temperature e dell'umidità. Si riattivano i cancri formatisi nella stagione precedente, allargandosi verso i nuovi germogli. L'infezione procede dal basso verso l'alto. Contemporaneamente si avviano le infezioni secondarie, ossia veicolate dagli insetti, dal vento e dalle piogge. Le nuove infezioni avvengono a carico di fiori oppure micro- e macroferite da potatura, grandine, sfregamenti, vento o punture di insetti e vanno dall'alto verso il basso.
Il periodo della fioritura è il peggiore perché i fiori favoriscono la moltiplicazione del batterio e il transito degli insetti impollinatori. Appena arrivato su un nuovo fiore, il batterio penetra nei tessuti e scende nella pianta, seccando tutto il rametto e via via scendendo lungo i rami dell'esemplare. Quanto più lunga sarà la fioritura, tanto maggiore il rischio d'infezione.
Le zone cancerose non eliminate prontamente continuano a infettare, attraverso insetti, vento e pioggia, per tutta la stagione mediante l'emissione di essudati vischiosi.
In autunno le basse temperature portano il batterio al "riposo".
Che danno provoca
All’improvviso, uno o più rami si seccano incurvandosi all’apice, le foglie arrossiscono intensamente, poi diventano color bruno scuro rimanendo attaccate ai rami divenendo cuoiose. Da qui il nome comune di colpo di fuoco batterico.
I germogli, fiori o frutti, avvizziti, restano sulla pianta anneriti. La corteccia dei rami e del tronco presenta lesioni con arrossamenti e fuoriuscita di un essudato; la malattia però è presente anche oltre i limiti visibili esternamente del cancro: i rami apparentemente sani, all'interno sono arrossati. Nell’arco di poche settimane la pianta muore perché l'infezione procede dall'alto verso il basso.
La malattia si sviluppa rapidamente in condizioni di alte temperature e umidità.
Come prevenire il colpo di fuoco batterico
Dato che la malattia si diffonde attraverso il materiale di propagazione infetto, è fondamentale impiegare materiale sano, preferibilmente prodotto in zone non infette.
Preferire specie meno soggette al colpo di fuoco batterico: pero corvino (Amelanchier laevis), nespolo del Giappone (Eriobotrya japonica), Cotoneaster adpressus, C. horizontalis, C. franchetii, C. microphyllus, meli ornamentali 'Liset' e 'Profusion'.
Evitare di fornire un eccessivo vigore alle piante: ridurre le annaffiature e le concimazioni azotate. Non irrigare a pioggia, bensì sottochioma.
Gli attrezzi da potatura non trasmettono la malattia durante l'inverno (batterio a riposo), ma viceversa la propagano dalla primavera all'autunno: in queste stagioni bisogna sempre disinfettare le forbici (con alcool o candeggina) nel passare da un esemplare all'altro.
Come combattere il colpo di fuoco batterico
1) Ispezioni ogni settimana per individuare i sintomi;
2) irrorare con sali di rame le piante dopo potature, in fioritura, piogge, grandinate;
3) espianto degli esemplari malati come previsto dalla lotta obbligatoria, (D.min. 10/9/1999, GU n. 243 del 15/10/1999, Reg. Esec. Ue 2019/2072, D.min. 13/08/2020: l'Italia è divisa in zone indenni e non, nelle prime bisogna prevenire l'arrivo e monitorare che non vi siano arrivi, nelle seconde vige l'espianto. In ogni caso, ogni sintomo sospetto va segnalato al Servizio Fitosanitario Regionale per opportuna verifica);
4) riduzione delle concimazioni azotate;
5) evitare le irrigazioni soprachioma;
6) dalla primavera, nelle aree a rischio, ispezionate periodicamente alberi e cespugli di Rosacee, e al primo sospetto asportate (tagliare ad almeno 70 cm di distanza dalla parte malata nel legno sano) e bruciate le parti colpite e disinfettate con rame, che va irrorato anche in inverno e a sfioritura avvenuta sui fruttiferi.