Le clematidi sono di gran moda: ci conquistano perché, quando fioriscono, si riempiono di grandi fiori a stella in tutte le tinte fredde, bianco, azzurro, blu, viola, porpora, rosa, rosso, anche bicolori. E i fiori sono semplici, semidoppi o doppi, un tripudio di petali in formato extralarge. Le corolle si inerpicano ovunque, grazie ai lunghi tralci che s’insinuano dappertutto: dal traliccio al gazebo, dalla pergola al berceaux, dal tubo della grondaia alla ringhiera del balcone, le clematidi decorano con eterea bellezza ogni tipo di spazio esterno, dal più piccolo come un balconcino al più grande come un giardino dove poterne mescolare diverse, per regalarci una fioritura lunga 6 mesi.
Le SPECIE di clematidi più consigliate
Si annoverano circa 400 fra specie e varietà di clematidi, che si differenziano per il colore e la forma (semplici, semidoppi, doppi) dei fiori, l’epoca di fioritura (solo in primavera, solo in estate, in primavera e in tarda estate) e la resistenza al gelo (la maggioranza di esse è molto rustica, tanto da vivere sulle Alpi). Sulle Alpi mettiamo C. alpina e C. montana; in Val Padana C. sieboldii, C. armandii, C. orientalis e C. tangutica; nel Meridione C. balearica; in vaso C. crispa, C. alpina e C. lanuginosa, tanto per fare qualche esempio.
I fusti esili e volubili si avviluppano da soli attorno al supporto (pali, recinzioni, colonne, tralicci): crescono di 2-3 m l’anno in giardino, e di 80 cm in vaso. Creano una copertura leggera e non fitta, attraverso la quale passano i raggi del sole e si vedono le strutture sottostanti di sostegno.
Le 3 specie PASSEPARTOUT
Se siamo in cerca di una copertura rapida e durevole nel tempo e nelle quattro stagioni per una rete, una recinzione, una pergola, un gazebo, un traliccio ecc., pensiamo a Clematis armandii, una delle più rustiche tra le clematidi sempreverdi, e l’unica clematide in grado di creare una copertura uniforme e densa. Ha tralci a crescita veloce (più di 1 m l’anno), raggiungendo fino agli 8 m di lunghezza: fissiamo i rami ai supporti. Ha foglie di media dimensione, lanceolate, di colore verde scuro, cuoiose; all’inizio della primavera produce fiori grandi (anche 8 cm di diametro), a stella, numerosi, di colore bianco, dal profumo di miele e di mandorle. In vaso è coltivabile solo fornendo una vasca da 80 cm di lato.
C. orientalis è molto rustica e vigorosa, coprendo rapidamente le pergole: è indicata per il giardino, oppure per grandi terrazzi ponendola in un vaso da 40 cm iniziali fino a 60 cm finali. Le sue varietà raggiungono un’altezza di circa 8 m, e hanno apici sottili e fragili con foglie finemente divise in tre foglioline dentellate. I fiori appaiono da giugno a settembre, e presentano corolle giallo dorate con stami color porpora.
C. tangutica è invece più contenuta per dimensioni, raggiungendo “solo” i 5 m d’altezza: può stare anche su terrazzi più ridotti, in contenitori da 35 a 50 cm. Ha foglie pennate profondamente divise, e fiori gialli e campanulati (fino a 4 cm di diametro) che appaiono dall’estate all’autunno, seguiti dalle decorative capsule dei semi.
Gli ibridi di clematidi
Verso la fine dell’estate possiamo ammirare le corolle rosse e rosa appartenenti agli ibridi del gruppo di C. texensis, come ‘Duchess of Albany’ e ‘Sir Trevor Lawrence’. Queste piante vanno potate in inverno a circa 1 m d’altezza ed, essendo un po’ meno rigogliose delle specie, si adattano a diverse collocazioni, incluso il vaso, che deve partire da 30 cm per un esemplare giovane. Vanno collocate al riparo da correnti dominanti, perché folate di vento intenso potrebbero anche farle staccare dai supporti. Sono adatte per ricoprire muri o pergolati, dove la loro leggerezza non rende soffocante l’insieme. C. texensis viene classificata come clematide semi-erbacea o sub-arbustiva, e si allunga infatti solo fino a circa 2 m.
Fra le varietà ibride consigliabili ci sono ‘Niobe’ a fiore porpora, ‘The President’ o C. jackmanii a fiore viola, ‘Multi Blue’ a fiore blu, ‘Ville de Lion’ rosa carico, ‘Nelly Moser’ bianco e rosa.
Piantare le clematidi
Se abbiamo un giardino, anche piccolo, mettiamola in piena terra, tenendo presente che Clematis alpina, C. montana, C. jackmanii, ‘Multi Blue’, ‘Snow Queen’, ‘The President’ vivono benissimo anche sulle Alpi, e tutte le altre, ibridi inclusi, dalle Prealpi in giù, ma non al mare perché temono i venti salmastri. Mettiamole a dimora in autunno al Sud, in primavera avanzata al Nord; se però le coltiviamo in vaso, piantiamole solo in primavera. Interriamo i primi 10-15 cm sopra il colletto, cioè piantamole in profondità, con un buon drenaggio di 5 cm di ghiaia sul fondo della buca oppure di 3 cm di argilla espansa dentro al vaso.
Tutte le clematidi vogliono “testa al sole, piede all’ombra”: in piena terra è bene pacciamare il piede con materiale organico (foglie, rametti, cortecce ecc.) rinnovato ogni primavera, che aiuti a mantenere fresco l’apparato radicale. In alternativa, e in vaso, collocare intorno alla clematide gruppi di erbacee perenni, che svolgano la stessa funzione “raffrescante”. Oppure copriamo la base della pianta con una tegola appoggiata al tutore.
Vogliono un terreno ricco di humus, non calcareo, fresco e fertile, ben drenato ma non arido; in vaso aggiungiamo un ottimo substrato di marca. Quanto al vaso, teniamo presente che, per un esemplare alto 50 cm serve un contenitore del diametro minimo di 40 cm.
Ovunque le mettiamo, forniamo subito il sostegno di metallo o legno lungo cui indirizzarle: i fusticini sono delicatissimi e non reggono il vento. Va posto a circa 30 cm di distanza e inizialmente la pianta va guidata mediante legacci, poi procederà spontaneamente. Nel vaso è comodo mettere direttamente un traliccio, più o meno largo secondo le dimensioni del contenitore, che va accostato a un eventuale supporto fisso che vogliamo far coprire dal fogliame durante la bella stagione.
Le cure sono MINIMALI
Se le clematidi sono in piena terra, annaffiamole per i primi 3 anni dopo l’impianto; in seguito non avranno più bisogno. In vaso, invece, da aprile a settembre, servono annaffiature quasi quotidiane.
In giardino è sufficiente concimarle tre volte l’anno, in marzo, giugno e settembre con un buon prodotto granulare a lenta cessione. In vaso, invece, bisogna aggiungere all’acqua d’irrigazione ogni 20 giorni un buon prodotto liquido per piante da fiore da marzo a settembre.
Ed è facile anche riprodurle: basta prelevare, fra giugno e agosto, porzioni di tralcio lunghe 15 cm da rami legnosi semi-maturi (cioè dell’anno precedente), che abbiano almeno due gemme alla base. Si interrano, private delle foglie tranne due, in un vasetto con una miscela di torba e sabbia inumidite. Si pone all’ombra all’aperto e, mantenendo sempre appena umido, si attende la primavera successiva, quando nelle talee attecchite spuntano le nuove foglioline.
Hanno pochissimi nemici: alla ripresa primaverile possono subire danni da parte di lumache in piena terra, e afidi e ragnetto rosso in vaso, da combattere rispettivamente con lumachicidi a base di fosfato ferrico (non tossico per uomo e animali superiori), piretro (che non va MAI irrorato sui fiori perché è tossico per le api), e vaporizzazioni e irrorazioni di propoli o sapone molle.
Clematidi per il giardino in MONTAGNA
C. montana è una clematide caducifoglia originaria dell’Himalaya, molto rustica, ideale per coprire un muro perché si allunga fino a 9 m. In aprile-maggio si copre di fiori di colore bianco o rosa pallido con stami giallo oro. Le varietà ‘Rubens’ e ‘Tetrarose’ hanno fiori rosa carico e foglie leggermente sfumate di porpora.
POTARE le clematidi
- Clematidi a fioritura primaverile (C. macropetala, C. montana, C. alpina, C. chrysocoma e loro ibridi e varietà). Fioriscono presto in primavera (tra aprile e giugno secondo le zone e le specie), sui getti prodotti l’anno precedente. Vanno potate all’impianto a 40 cm di lunghezza dei tralci, a cui segue, in tarda primavera-inizio estate, il taglio dei rami che hanno fiorito fino a 5-6 cm dall’impalcatura principale. Verranno così prodotti nuovi tralci robusti che non vanno potati durante l’inverno, perché dovranno fiorire la primavera successiva. È invece fondamentale riordinare con la potatura verde estiva le specie vigorose come C. montana e C. chrysocoma, che richiedono comunque grande spazio.
- Clematidi a fioritura estiva (C. jackmannii, C. viticella e loro varietà). In fiore da giugno a settembre, se si decide di potarle l’operazione va effettuata in febbraio, lasciando 40-50 cm di tralci dal suolo: la fioritura sarà strepitosa e l’ingombro della pianta contenuto. Se invece si preferisce una pianta rigogliosa (es. per nascondere la vista ai vicini lungo una recinzione), è preferibile potare ad anni alterni o anche lasciare l’esemplare indisturbato fino a 5-6 anni di seguito. La fioritura sarà meno ricca e con fiori più piccoli, ma la copertura regalata dal fogliame sarà eccezionale.
- Clematidi rifiorenti (in primavera e inizio autunno; ‘Nelly Moser’, ‘The President’, ‘William Kennet’, ‘Henryi’, ‘M.me le Coultre’, ‘Duchess of Edinburgh’ ecc.). Producono molti fiori grandi sulla vegetazione dell’anno precedente all’inizio della primavera e poi una ridotta quantità di corolle più piccole in tarda estate sulla vegetazione dell’anno in corso. Possiamo non potarle mai, fino a quando il disordine obbliga a una potatura invernale completa: l’anno successivo fioriranno solo a fine estate. Oppure possiamo seguire la potatura di quelle a fiori estivi, aggiungendovi il taglio dei rami precedenti a 30 cm dalla base subito dopo la fioritura primaverile.
Tutte queste potature valgono per piante singole. Non potiamo soggetti intrecciati fra loro o ad altri arbusti.
Clematis Wilt, il seccume della clematide
Il seccume della clematide (Clematis Wilt) colpisce in particolare gli ibridi a grande fiore e soprattutto le giovani piante nella fase in cui crescono velocemente, e può portare a un vero e proprio collasso della pianta, soprattutto nel delicato momento di pre-fioritura. La causa della malattia è un fungo patogeno (Phoma clematidina). Nel giro di una notte, uno o più tralci della clematide appassiscono completamente come se fossero stati staccati dal resto della pianta. Questa parte appassita non si riprenderà più e deve essere tagliata ed eliminata (non nel compost). Va asportata ogni porzione dell’apparato aereo che manifesti i sintomi del fungo, eventualmente anche fino al colletto: i nuovi germogli dovrebbero ricrescere sani. La parte che rimane e tutto il terreno circostante devono essere abbondantemente irrorate con un fungicida chimico o rameico. A volte la pianta rigetta dalla parte sottostante il taglio, altre volte muore del tutto. Questo è il motivo per cui in genere si suggerisce di interrare due nodi (cioè piantare in profondità l'esemplare), che possano rigettare dopo un taglio. Il fatto che alcune varietà abbiano una più bassa probabilità di essere colpite dalla malattia non vuol dire, purtroppo, che non ne possano essere colpite. Solo le piante cosiddette “resistenti” sono immuni da una data malattia, ma fra le clematidi attualmente non esiste ancora il carattere di Resistenza. Il problema interessa soprattutto il gruppo di C. texensis, che annovera piante meno robuste e la cui collocazione riparata favorisce le condizioni adatte per lo sviluppo fungino, ma anche gli ibridi a fiori grandi, selezionati per altre qualità che non la robustezza e la resistenza alle crittogame.