L'azzeruolo o lazzeruolo (Crataegus azarolus) è un alberello appartenente alla grande famiglia delle Rosacee che produce piccoli frutti simili a mele, commestibili e comunque allegri come decorazione.
La specie ha molti nomi locali e non tutti lo conoscono con l’esatto termine italiano. Proprio alla sua curiosa introduzione nel nostro Paese deve con ogni probabilità il nome di “pomo imperiale”, ma si chiama anche gasariolo, lazzeruolo, nazzeruolo, razzeruolo. Un tempo molto diffusa come pianta da siepe, specie per i confini dei possedimenti ecclesiali, veniva coltivata insieme a sorbi e pruni selvatici. I frutti erano talmente pregiati che, per il dono di un cesto di “lazzeruole bianche e rosse”, nel 1769 Ferdinando IV di Borbone ammise il donatore al “bacio della sua mano destra”.
Com'è fatto l'azzeruolo
Si tratta di una pianta molto simile al biancospino (C. monogyna) ed è un cespuglio o piccolo albero a crescita lenta (molto longevo, può dar vita a tronchi anche di 2 m di circonferenza), che può raggiungere al massimo gli 8 m d’altezza (ma si conoscono esemplari di 12 m d’altezza). La corteccia è nerastra e screpolata; i rami hanno spine rade. Le foglie sono intere alla base, con tre lobi divergenti dentati, leggermente tormentose, brevemente peduncolate. I fiori sono profumati, bianchi (ma rosa o rossi nelle varietà ornamentali), riuniti in infiorescenze a corimbo, con fioritura tra maggio e giugno. Sono un irresistibile richiamo per api, vespe e altri insetti che fanno del nettare il loro principale alimento.
I frutti dell'azzeruolo
I frutti, di forma globosa e di colore diverso a seconda dei tipi, maturano dalla metà di settembre: hanno la forma di una piccola mela, dal diametro di 2-4 cm, che contiene fino a 5 semi a volte di grosse dimensioni, in proporzione a quelle del frutto. A seconda del colore del frutto, si distinguono le varietà “moscatello” o azzeruolo bianco (che in realtà è color giallo citrino), azzeruolo giallo (il migliore per sapore) e azzeruolo rosso. Sono un cibo ricercato dagli uccelli, in particolare merli e tordi. La maturazione si compie tra settembre e ottobre. I frutti devono essere staccati con una cesoia poco prima della completa maturazione; dopodiché si stendono per qualche giorno sulla paglia o su graticci in un locale fresco e asciutto. Prolungando l’asciugatura, si possono essiccare, per conservarle poi in barattoli di vetro ben chiusi.
I frutti freschi sono dissetanti, rinfrescanti, diuretici e ipotensivi; essiccati esplicano azione cardiotonica, ipotensiva e antiossidante (come anche le foglie). La polpa è croccante e più o meno succosa secondo le varietà; ha sapore dolce-acidulo, simile a quello delle nespole giapponesi, e può divenire farinosa se il frutto è troppo maturo; il profumo è molto intenso. I frutti si possono consumare tal quali, oppure trasformati in confetture e gelatine o sciroppati.
Coltivare l'azzeruolo
È una pianta rustica e poco esigente perché cresce bene in quasi tutti i terreni (fanno eccezione quelli molto argillosi o umidi o freddi), anche se preferisce suoli asciutti, piuttosto sabbiosi e soleggiati. Anche la posizione deve essere esposta a sud e riparata dai venti freddi.
Si può propagare per seme (non il bianco, che ha semi non germinabili), ma è molto lento a crescere e a fruttificare, per cui è meglio l’innesto, di solito su biancospino, ma anche su pero franco, cotogno o nespolo selvatico: i primi due portainnesti causano una maggiore crescita verso l’alto, con spogliazione della parte basale, che obbliga a potature annuali per riequilibrare la vegetazione e per favorire la produzione di frutti (vanno quindi salvaguardati i rami a fiore, rispetto a quelli a foglia).
È tra le specie che più facilmente vengono interessate dal colpo di fuoco batterico (Erwinia amilovora): per questo motivo in Emilia Romagna vige il divieto di piantagione di specie del genere Crataegus.