Sapevate che piante e mitologia sono molto vicine? Tantissime piante hanno preso infatti il nome da miti e leggende dell'antica Grecia e da Roma antica
Molte delle piante già note ai tempi dei Greci e dei Romani sono nobilitate da leggende legate agli Dei o agli eroi dell'epoca, che possiamo far rivivere ospitando quegli alberi e fiori nel nostro spazio verde: piante e mitologia in casa nostra!
Piante e mitologia: 4 alberi nobili
- Abete. È dedicato a Cenide, la ninfa amata da Poseidone, che volle essere trasformata in uomo. Prese il nome di Cineo, divenne un imbattibile guerriero e fu proclamato re dei Lapiti. Diventò così superbo da piantare nel centro della piazza la sua lancia realizzata con legno di abete e chiese ai sudditi di venerarla con sacrifici. Zeus, per punirlo di tanta superbia, ordinò ai Centauri a ucciderlo, percuotendolo con tronchi di abete e conficcandolo al suolo per farlo diventare un albero di abete.
- Cipresso. Ciparisso, bellissimo giovane amato da Apollo, viveva in compagnia di un maestoso cervo dalle corna d’oro, suo grande amico: un giorno d’estate, scagliando per gioco un giavellotto, il ragazzo trafisse mortalmente il cervo. Disperato, non sopportando il rimorso e il dolore per la sua perdita, Ciparisso si tolse la vita senza che Apollo riuscisse a salvarlo. Il dio potette solo esaudire il suo ultimo desiderio, quello di rimanere in lutto perenne ed evidente: lo trasformò quindi nell’albero il simbolo del dolore e della tristezza, il cipresso. L’albero fu consacrato ad Ade/Plutone, dio degli inferi: si riteneva che le anime dei defunti arrivassero colà con le sembianze di cipresso.
- Pino. La casta ninfa Piti, dovendo scegliere fra due spasimanti, Pan, dio dei boschi e della sessualità, e Borea, dio del vento del Nord, preferì Pan, scatenando le ire di Borea, che soffiò così forte da farla cadere da una rupe. Pan, per salvarla, la tramutò all'istante in un pino, abbarbicato sulla roccia. Ancora oggi, quando in autunno soffia Borea (la tramontana), Piti piange, lasciando cadere gocce di resina trasparente dalle pigne.
- Pioppo. Fetonte, figlio di Elio dio del Sole, guidando il carro del Sole, si avvicinò troppo alla terra con il rischio di incendiarla e per questo fu colpito dal fulmine di Zeus, precipitando nel fiume Eridano, sulle cui sponde le Eliadi, rattristate dalla morte del fratello, furono trasformate in pioppi.
3 arbusti soprannaturali
- Corniolo. Presso i Greci era sacro ad Apollo: i soldati impegnati nella guerra di Troia ebbero l'infausta idea, per procurarsi il legno necessario alla costruzione del famoso Cavallo dell'inganno, di tagliare proprio il boschetto di cornioli dedicato al dio sul monte Ida, che dominava Troia; per placare l'ira di Apollo, da quel momento in poi i Greci dovettero istituire nel mese di agosto le feste annuali in suo onore, chiamate Karneia e della durata di nove giorni. Secondo i Romani, Romolo, fondando la città di Roma, aveva scagliato dall'Aventino un giavellotto di legno di corniolo, che si conficcò così profondamente sul Palatino da mettere addirittura radici: l'albero, divenuto enorme, era oggetto di venerazione tanto che, quando deperiva, tutta la città entrava in allarme e si precipitava a innaffiarlo; fu l'imperatore Caligola, sprezzante di ogni leggenda, a estirparlo per effettuare nelle vicinanze dei lavori edilizi.
- Edera. Il dio Dioniso, per impedire che un suo giovane amico, Cisso, potesse perdere la vita nelle acrobazie spericolate che eseguiva nelle feste in suo onore, lo trasformò in una pianta simbolo di attaccamento e fedeltà, il Cissus e, per estensione, l’edera. A questa pianta, nell’antichità, venivano attribuite virtù terapeutiche contro l’ebbrezza da vino e Dioniso era spesso raffigurato con una corona d’edera sul capo.
- Fillirea (Phillyrea latifolia). Da Filira, ninfa del mare figlia di Oceano, di bellezza tale che Cronos, il più giovane figlio del cielo e della terra e padre di Zeus, se ne innamorò. Per eludere la moglie Rea, il dio trasformò se stesso e Filira in una coppia di cavalli, dal cui amore nacque il centauro Chirone: Filira, alla vista dell'aspetto mostruoso del figlio, implorò gli dei di trasformarla in albero, e le sue preghiere furono accolte.
Piante e mitologia: 12 fiori sacri
- Acanto. Della ninfa Acanto s’incapricciò Apollo, ma poiché ella non lo ricambiava, il dio tentò di rapirla. La ninfa reagì graffiando il volto del dio del sole, il quale la trasformò in una pianta spinosa e amante del sole, l’Acanthus.
- Achillea. A ricordo dell’eroe greco Achille, discepolo del centauro Chirone, esperto nella cura delle malattie mediante le erbe e considerato il padre dell’erboristeria, che imparò tanto bene l’arte terapeutica da riuscire a curare, con questa pianta, le ferite di Telefo, re di Misia. Le proprietà dell'achillea come vulnerario, cioè come curativo e cicatrizzante delle ferite, sono state sfruttate nei secoli, tanto che nell’Ottocento in Francia e Germania i carpentieri, facili a ferirsi, la tenevano sempre a portata di mano. La medicina moderna ne ha confermato la validità.
- Adonis. Secondo i Greci, ciò che rimane di Adone, figlio di Teia (o Cinira), re di Cipro, e di Mhyrra (o Smyrne), sua figlia: il giovane con la sua straordinaria bellezza fece invaghire Afrodite che, per sottrarlo alla sguardo degli dei, lo nascose in un cofano. Ma Persefone, a cui Afrodite aveva confidato l’accaduto, s’impossessò del cofano, rifiutando di restituirlo. Per risolvere la contesa si rivolsero a Zeus, il quale decretò che il giovane trascorresse quattro mesi con la prima, quattro con la seconda e i restanti mesi come più gli aggradasse. Ma Afrodite barò, indossando ogni giorno la cintura che la rendeva irresistibile, così da indurre il bell’Adone a scegliere di trascorrere con lei anche i quattro mesi che avrebbe potuto restare da solo. L’arrabbiatissima Persefone riferì la cosa al compagno della dea dell’Amore, Ares che, gelosissimo, si trasformò in un cinghiale che lo ferì a morte. Afrodite tramutò allora ogni goccia del sangue dell'amato in un fiore dalla corolla rossa, chiamato Adonium. Vedi anche Fragole e Rosa.
- Anemone. Anemos era una ninfa che faceva parte della corte di Chloris, la dea dei fiori (Flora). Di lei s’innamorarono due venti, Zefiro e Borea (tramontana) che, litigando fra loro, scatenavano terribili bufere. Allora Chloris, seccata per l’effetto negativo sui suoi fiori, trasformò anche Anemos in un fiore, l’anemone, condannandolo a schiudersi precocemente e a subire le violente carezze di Borea che disperde nell’aria ancora fredda i suoi fragili petali. Quando Zefiro, il delicato venticello primaverile, giunge sulla terra, l’anemone è ormai avvizzito, ridotto allo stelo, sul quale non resta che il ricordo dell’originaria bellezza.
- Centaurea. Dal centauro Chirone (figlio di Cronos e di Filira, figlia di Oceano), primo “vero erborista” della storia, il quale scelse una centaurea per curarsi una ferita a un piede causatagli da una freccia avvelenata con il sangue del serpente Idra, scagliata da Eracle. Le odierne centauree risultano però prive di poteri cicatrizzanti.
- Fiordaliso (Centaurea cyanus). Dedicato a Cyanus, il ragazzo di cui si era innamorata la dea Flora, la quale un giorno trovò l’amato morto in un campo pieno di fiordalisi, ai quali diede il nome dell’amore perduto.
- Girasole. Clizia, figlia di Oceano è una delle ninfe amate da Apollo il quale, a un certo momento, si innamora di Leucotoe, figlia del re Orcamo. Il dio del Sole si trasforma nella madre della ragazza per introdursi nella sua stanza e sedurla. Clizia, gelosa, riferisce l'accaduto a Orcamo che, in preda all'ira, fa seppellire viva la figlia in una buca profonda. Disperato, Apollo cosparge il punto di sepoltura con un nettare profumato: in quel punto nasce la pianta dell’incenso (Plectranthus). Clizia, ripudiata da Apollo, passa i giorni a seguire con lo sguardo il percorso del carro del Sole, finché, consumata dal dolore, si trasforma in girasole, il fiore sempre rivolto verso il Sole. Secondo altre versioni, si sarebbe invece trasformata in eliotropio, altro fiore che si volge verso il sole.
- Loto. Per i Greci (ma anche per tutte le civiltà afro-orientali: Egitto, Cina, Giappone e India) era il simbolo del Sole perché apre i suoi petali di giorno, dopo un caldo abbraccio con i raggi solari. Poiché cresce nell'acqua, gli si riflette accanto la pallida immagine lunare, ed era quindi identificato anche con la Luna. E dato che l'acqua è quanto di più puro esiste, il fiore nato nell’acqua incarnava fisicamente la purezza, sia materiale, sia spirituale.
- Ninfea. Nymphaea era la ninfa delle fonti che, innamorata di Eracle e non corrisposta, morì di dolore. Gli dei, mossi a pietà, la tramutarono nello splendido fiore.
- Papavero. L’avvelenamento causato dall’oppio, estratto dal Papaver somniferum, viene definito “meconismo”, da Mecone, giovane amato dalla dea greca Demetra che, non potendo vivere con lui, lo trasformò in papavero da oppio per alleviargli la pena d'amore.
- Tagete. Secondo la leggenda, un contadino etrusco vide un giorno una zolla di terra sollevarsi in alto e trasformarsi in un fanciullo, a cui diede il nome di Tagetes. Il fanciullo ebbe una vita brevissima: morì subito dopo aver insegnato agli Etruschi la scienza della divinazione.
- Violetta tricolore (Viola tricolor). È stata creata allo scopo di fungere da foraggio gentile per una mucca. Narra infatti la leggenda che Zeus si fosse innamorato della ninfa Io, figlia del fiume Inaco e, per proteggerla dalle ire di Era, sua legittima consorte, la trasformò in una mucca bianca. L'operazione però non sfuggì a Era, che pretese per sé la mucca, affidandola ad Argo, mostro dai 100 occhi. Zeus allora incaricò Ermes di recuperarla e di condurla in un pascolo nascosto dove, per allietare la prigionia di Io, creò per lei un'erba profumata e tenera: la violetta tricolore.
13 piante dai profumi divini
- Alloro. Nasconde la ninfa dei boschi Dafne (il nome greco del lauro) amata da Apollo; per sfuggirgli, sul punto di essere raggiunta, ella chiese al padre Peneo, dio fluviale della Tessaglia, di trasformarla in pianta: divenne perciò un alloro. Purtroppo, il tenace Apollo prese sotto la propria protezione la pianta, che divenne consacrata al dio e venne piantata in abbondanza intorno ai templi dedicati ad Apollo, e in particolare a Delfi, sede dell'oracolo. A Tebe si celebrava la Dafneforia, grande festa dove si portava in processione un ramo d'olivo cinto di alloro, in onore di Apollo, dio del sole: l'alloro simboleggiava il trionfo della luce sulle tenebre e dell'apertura del conscio sull'ignoto; bastava infatti dormire sulle lucenti foglie per conoscere il futuro.
- Artemisia. Dedicata ad Artemide, dea protettrice delle piante medicinali che giovano all'organismo femminile, delle quali fa parte l’artemisia.
- Garofano (Dianthus). Legato a Diana, dea della caccia, la quale irritata dall’insistenza dello sguardo di un pastorello, gli strappò gli occhi e li gettò sul bordo del sentiero, notando solo a questo punto che erano belli; per ricordarseli, li trasformò in garofani. Etimologicamente, Dianthus significa “fiore di Zeus”.
- Giacinto. Hyacinthus era un bellissimo giovane, figlio di Diomede, che amava molto Apollo. Zefiro, invidioso, mentre gareggiava con il dio del Sole nel lancio del disco, deviò la traiettoria del disco altrui, che colpì il giovane uccidendolo. Dal suo sangue nacque il fiore del giacinto.
- Giglio. Mentre la dea Era allattava Eracle, concepito insieme a Zeus, una goccia di latte, caduta dal suo seno, diede origine al giglio. Ma Afrodite, gelosa del candore di questo fiore, fece cadere nel suo calice lunghi stami gialli, il cui polline macchia le dita di chi lo coglie.
- Iris. Fiore dai colori appariscenti, dedicato a Iris, la dea greca dell'arcobaleno, che possedeva ali e mantello di colori variopinti.
- Melissa. Pianta mellifera, ha preso nome dalla ninfa Melissa (che in greco significa “ape”), la quale scoprì per prima come si raccoglie il miele, con cui allevò Zeus a Creta.
- Menta. Dalla ninfa Menthe, figlia del fiume infernale Cocito, che venne trasformata in pianta da Persefone, moglie di Ade, dio degli Inferi, gelosa dell'amore nato tra i due. Da allora, Menthe visse lungo le acque del padre Cocito, divenendo in Grecia il simbolo dell'amore.
- Mirra. Mhyrra (o Smyrne), figlia di Teia (o Cinira), re di Cipro, si innamorò del proprio padre e lo sedusse con l'inganno. Per evitare la collera paterna, fuggì in Arabia, dove gli dei la trasformarono nell'albero della mirra che, dopo nove mesi, si spaccò per dare alla luce Adone. Secondo un altro mito, fu Afrodite che, odiando Mhyrra perché non le rendeva omaggio, e per vendicarsi le ispirò l’insana passione per il padre; con l’inganno la figlia riuscì a giacere con lui per 12 notti consecutive, ma quando il padre scoperse l’incesto, si avventò contro Mhyrra con il pugnale: lei supplicò gli dei di renderla subito invisibile ed essi la trasformarono nell’albero della mirra (Commiphora mhyrra).
- Mirto. Secondo la mitologia greca prende il nome da Myrsine, una fanciulla uccisa per invidia dal giovane che era stato da lei battuto nei giochi ginnici: Atena, impietosita dalla vicenda, trasformò la fanciulla in un arbusto odoroso. Successivamente Afrodite, uscita nuda dal mare e inseguita dai satiri, trovò rifugio in un bosco di mirti.
- Narciso. Prende nome dal giovane che si innamorò della propria immagine riflessa nell'acqua di un laghetto e, per raggiungerla, annegò. Eros, impietosito, lo trasformò nel solare fiore.
- Rosa. In origine era di colore bianco e consacrata ad Afrodite, ma quando Ares, geloso della relazione di Adone con la moglie, lo uccise, il sangue del giovane rese le rose rosse.
- Timo. Nacque dalle lacrime di Arianna, emesse a causa dell'abbandono dell'amato Teseo. Il pianto “profumato” attrasse però le attenzioni di Dioniso che la prese subito in sposa.
Piante e mitologia: 5 frutti degli dei
- Fragole. Presso i Romani non potevano mancare nelle feste dedicate al dio Adone: quando egli morì, la sua innamorata Venere pianse di disperazione e ogni sua lacrima si trasformò, sulla terra, in cuori rossi, le fragole appunto. Vedi anche Adonis.
- Melo. Gea, la grande madre terra, diede una mela a Era, sposa di Zeus, come dono nuziale auspicio di fecondità. Zeus, conquistato dalla bontà del frutto, fece in modo da possedere addirittura un proprio albero personale ed Eracle, sottoponendosi alle sue "sette fatiche", fu costretto a sottrarre le mele d’oro proprio dalla pianta di Zeus, che era presidiata dalle Esperidi. Infine, una mela donata da Paride ad Afrodite (che promise al giovane la bella Elena, moglie di Menelao, come sposa) fu il "pomo della discordia" che scatenò la guerra di Troia.
- Melograno. Chiamato anche Side, dal nome della fanciulla andata in sposa a Orione, che la gettò nell'Ade perché aveva sfidato Era, moglie di Zeus, in una gara di bellezza. Anche nell'Antico testamento la melagrana simboleggia la femminilità e, nella mistica cristiana, prende un significato spirituale, fino a considerare il frutto e i suoi semi espressione della perfezione divina.
- Sambuco. In Grecia la pianta era ritenuta dono degli dei e abitazione delle ninfe dei boschi, le Amadriadi.
- Vite. Dedicata a Dioniso in Grecia: gli si offriva il vino nuovo in dicembre durante le Lenee (festa del torchio) e in febbraio durante le Antesterie, e lo si ingraziava per il futuro raccolto in marzo con le Grandi Dionisie. A Roma era dedicata a Bacco, in onore del quale, al momento del raccolto si tenevano i Baccanali, sfrenate feste orgiastiche di ringraziamento.
(A cura di Elena Tibiletti - Pubblicato su Giardinaggio 4/2013)