In Toscana da oltre un decennio le pinete vengono monitorate per scongiurare una rapida ecatombe, sotto gli attacchi di una nuova cocciniglia, Matsucoccus feytaudi.
L’insetto è originario delle regioni atlantiche di Francia, Spagna, Portogallo, Marocco, dove non nuoce minimamente ai pini e, a partire dal 1950, è stato introdotto nella Francia sud-orientale, da dove è arrivata negli anni ’90 in Liguria (ma secondo altre ricostruzioni si trattò di una partita di legname infestato proveniente dal Marocco) e nel 2005 in Toscana.
Com'è fatta la cocciniglia vampiro
Compie una generazione l’anno. Le femmine adulte tra marzo e maggio depongono circa 300 uova ciascuna nelle fessure delle cortecce, protette da un ovisacco ceroso bianco.
Da metà aprile a inizio giugno nascono le neanidi, giallastre e ovali, lunghe 0.3-0.4 mm. Queste, in breve tempo, si disperdono sulle piante ospiti per fissarsi nelle fessure delle cortecce inserendo gli stiletti boccali nella parte viva per nutrirsi.
Le neanidi mobili sono lo stadio più pericoloso dell’insetto perché vengono facilmente diffuse dal vento e da altri mezzi. Poi si fissano e, all’inizio dell’autunno, perdono le zampe e divengono “cisti” nerastre tondeggianti. Da esse tra dicembre (maschi) e febbraio (femmine) fuoriescono gli adulti, che si accoppiano già da marzo.
I danni che provoca
Colpisce esclusivamente il pino marittimo (Pinus pinaster): si attacca alla corteccia succhiandone la linfa elaborata a mo’ di vampiro e inoculandovi tossine.
L’albero aggredito si arrossa dalla base verso l’apice, “piange” abbondante resina, s’indebolisce e diventa facile preda di altri parassiti: nel giro di due-cinque anni, diventa uno scheletro secco e viene chiamato dagli esperti “morto in piedi”.
Il rischio concreto è che la pineta attaccata si secchi nel giro di pochi anni: per questo è in vigore la lotta obbligatoria con il D.M. 22/11/1996, GU n. 285 del 5/12/1996, che impone per gli alberi colpiti l’abbattimento, la scortecciatura e la bruciatura dei residui.
La prevenzione e la lotta
La prevenzione consiste nel mantenere in ottimo stato vegetativo i pini marittimi, eliminando gli alberi già indeboliti o stentati.
Quelli invece già attaccati vanno abbattuti e scortecciati, bruciandone i residui. A livello familiare possono avere efficacia le trappole a colla cosparse di feromoni, che invischiano i maschi.
Sono allo studio cloni di P. pinaster resistenti al parassita, ma nel frattempo più di un centinaio di ettari di pinete toscane sono stati abbattuti e sostituiti con giovani latifoglie…