Amate le piante d'appartamento, ma siete un po' stufi delle "solite" piante che trovate in vendita perfino al supermercato? Provate qualcosa di insolito, dalla zamioculcas all'"antica" erba miseria, dalla pianta-pipistrello alla ludisia...
Zamioculcas, pianta di moda
Pensiamo alla Zamioculcas zamiifolia: lucida, carnosa, quasi indistruttibile. Nessuno, fino alla sua scoperta, l’aveva mai sentita (figuriamoci vista), se non il suo fortunato scopritore, nelle pianure steppiche del Kenia, e qualche appassionato coltivatore di piante rare. Poi un giorno, un noto produttore di oggetti d’arredamento l’ha lanciata sul mercato, come se fosse un cuscino, uno scendiletto o poco più.
Da allora non c’è stata rivista, più o meno patinata, che non l’abbia fotografata, inserendola in salotti e open-space, cucine e studi, accanto a divani, chaise-longue, caminetti, tavoli in acciaio e cristallo, a volte persino box-doccia. E così il tarlo che sta in ognuno di noi ha cominciato il suo instancabile lavorio, fino ad approdare all’unico, prevedibile, epilogo: devo averla.
“Antiche” chamaedoree sparirono per sempre da uffici pubblici e sale d’aspetto di medici e dentisti, per essere sostituite da lei, la pianta così bella da sembrare finta. Spathiphyllum: spariti! Beaucarnee: sparite! Tutti rimpiazzati dalla esotica keniana che ha il vantaggio di star bene con poca luce e poca acqua (ma non bisogna esagerare con la scarsezza di cure, altrimenti anche la Zamioculcas zamiifolia si lascia andare, perdendo dapprima la sua lucida levigatezza, poi le foglioline apicali, fino a seccarsi).
Le piante "antiche" tornate di moda in varietà nuove
Oggi in realtà, la difficoltà è orientarsi in un inarrestabile vortice di novità. Anche le piante sembrano seguire inevitabilmente le mode e non sempre il loro successo è decretato da quello che dovrebbe essere un requisito fondamentale: la facilità di adattamento alla condizioni ambientali che siamo in grado di offrire loro.
Se non si vuole rischiare di incorrere in cocenti delusioni, perché non scegliere qualche pianta di sicura riuscita, già ampiamente sperimentata? “Vecchia”, in questi casi, non vuol dire per forza abusata o troppo vista. È il caso, ad esempio, della versione argentata del caro e inossidabile potos, dall’ostico nome di Scindapsus pictus o di alcune varietà dell’altrettanto indistruttibile “miseria”, come Tradescantia zebrina, più adatta però come pianta da veranda che da appartamento, perché necessita di molta, moltissima luce, pena vederle perdere le spettacolari iridescenze nei toni del rosa, argento e “lie de vin” di cui le foglie si adornano come gioielli.
Lo stesso dicasi per alcune nuove cultivar che, essendo varianti di croton e di dieffenbachie sono state ampiamente sperimentate in decenni di coltivazione, pur garantendo infinite variegature, macchie, marezzature, screziature, come nel caso della Dieffenbachia 'Reflector', più simile a un camaleonte che alla sua “sorella” tradizionale.
Se in casa avete un luogo dove poter appendere delle piante e volete provare qualcosa di nuovo, perché non tentare con le Hoya? La più comune, l’H. carnosa, è forse un po’ troppo “rampante” per poter essere usata come ricadente, ma alcune cultivar lo sono sicuramente di più. Un suggerimento: tanto più le foglie sono spesse e carnose tanto più le innaffiature dovranno essere distanziate, ma qualche nebulizzazione non guasta comunque.
Hoya wayetii potrebbe essere per voi un ottimo inizio, con quelle sue foglie bordate di color cioccolato.
Se invece avete gusti “insoliti”, la scelta potrebbe ricadere su Tacca chantrieri, meglio conosciuta come “pianta pipistrello” e Ludisia discolor, splendida orchidea terricola originaria del Sud-Est asiatico. Grottesca e inquietante la prima, quanto è raffinata la seconda, ma entrambe irresistibili.
Se ancora non siete soddisfatti, perché non buttarsi su una delle nuove selezioni di Philodendron, come “Fan ban” oppure “Congo”, dalle foglie di uno splendido color cuoio che trascolora nel rame, fino al verde scuro?
Anche le felci potrebbero essere un’ottima soluzione, se beninteso avete un luogo adatto: in questo caso vi consiglio di provare Microsorum diversifolium, la felce canguro. Lucido, coriaceo, tenace come l’edera, col passare del tempo rivestirà completamente il contenitore con i suoi strani rizomi scagliosi.
(Tratto da “Insolite ospiti in salotto” di D. Pessina, Giardinaggio n.12, 2008)