L’autunno è generalmente il periodo di ‘riassetto’ delle bordure dopo l’esplosione di crescita nei mesi caldi, che prevede la rimozione di foglie, steli e fiori avvizziti di molte erbacee perenni e alcuni arbusti. Questa pratica tradizionale rimane importante sia per ragioni estetiche che pratiche, in particolare quando riguarda materiale vegetale in stato di decomposizione che accumulandosi sul terreno potrebbe contribuire alla diffusione di marciumi basali durante la stagione fredda. Ci sono tuttavia valide ragioni per adottare un metodo più selettivo nell’eliminare la vegetazione appassita. La fine della fioritura non significa, per esempio, che la pianta abbia esaurito il suo contributo in giardino, anzi varie specie invecchiano con grazia mantenendo integra l’ossatura portante che sosteneva petali o fiori e capsule di semi.
L’importanza della struttura
Le spighe essiccano naturalmente sugli steli e assumono nel corso della stagione interessanti sfumature di grigio, beige, rame o cacao rimanendo ornamentali a lungo, a loro agio sia tra i cromatismi autunnali che impreziosite da una spolverata di brina o una nevicata invernale. Gli esemplari che offrono maggiore impatto sono in genere da ricercarsi tra specie che producono infiorescenze coriacee con sagoma ben definita, sostenute da steli robusti, resistenti agli estremi climatici, in particolare a periodi di piovosità eccessiva o forti venti, che giocano un ruolo fondamentale nella durata del materiale secco.
La struttura portante di molti Eryngium è solida e durevole e la spiga fiorifera, simile a quella del cardo, presenta un cono centrale, coperto durante l’estate di fiorellini minuti, circondato da un pizzo di vistose brattee finemente intagliate, che emanano riflessi azzurri o argentei. Dopo la fioritura si essica gradualmente mantenendosi intatta a lungo. Eryngium giganteum, originario del Caucaso, è una specie monocarpica, cioè che muore dopo la fioritura ma si propaga spontaneamente da seme in condizioni ideali. L’intera pianta sprigiona riflessi argentei, particolarmente metallici in E. g. ‘Silver Ghost’, noto anche come ‘Miss Wilmott’s Ghost’. Numerose le varietà erbacee, tra le migliori E. amethystinum (diffuso in Sicilia e nelle aree alpine), E. alpinum, E. x tripartitum ed E. bourgatii, per l’intensa colorazione del fogliame spinescente che varia dal blu elettrico all’ametista. Pur non presentando difficoltà colturali, gli Eryngium si accrescono tramite radice a fittone, che preferisce in genere terreni sabbiosi (o ben lavorati) con buon drenaggio, in posizioni soleggiate.
La forma incisiva e la robustezza delle spighe di Acanthus spinosus lo rendono un prezioso alleato per effetti invernali, si mantengono infatti perfettamente ordinate fino a primavera, mentre il fogliame appassito, utile per proteggere i cespi basali in posizioni fredde, può essere gradualmente rimosso se poco estetico. La tendenza dell’acanto a disseminarsi può costituire però un problema se non desiderato, perché le piantine germinano con facilità e si ancorano saldamente al terreno.
Buone associazioni
Nonostante le notevoli dimensioni dell’infiorescenza, la rosetta basale di Verbascum olympicum è di semplice inserimento in tutte le situazioni drenate al sole, produce una spettacolare fioritura estiva a candelabro che si protrae per varie settimane e, dopo la dispersione dei semi, le spighe annerite si stagliano come punti esclamativi nella luce invernale.
Contrastano bene con le caratteristiche sfere spinose di Echinops ritro, altra perenne interessante di simile statura e quelle globulari tipiche dei cardi, selvatici o ornamentali, compreso il carciofo. Associando specie con spighe fiorifere di forme e altezze diverse, per esempio rotonde, affusolate e piane, si possono realizzare interessanti giochi di trama, efficaci sia al momento della piena fioritura che nei mesi successivi, quando durante la graduale evoluzione dal bocciolo al seme, queste composizioni in tinte pacate traggono forza dal contrasto di linea e di tessuto piuttosto che cromatico.
Le infiorescenze piatte di Sedum spectabilis ‘Herbstfreude’ e ‘Matrona’ sono utili in tutte le situazioni, si aprono dapprima in graziose nuvole di piccoli fiori rossi o porpora, tipici del genere, che mutano poi lentamente verso un colore ramato e perdurano fino alla primavera.
Molto simili nella forma anche le varietà ornamentali di Achillea, dalla classica A. ‘Cloth of Gold’ (gialla, circa 1.4 m) alle più recenti introduzioni in rosso (A. ‘Summerwine’), arancio (‘Feuerland’ e ‘Terracotta’) o rosa fucsia (A. ‘Rose Madder’), tutte di altezza contenuta tra 50-80 cm e fiori che durano a lungo. Come le precedenti, Sedum e Achillea sono piante robuste per tutti i tipi di clima, di ottimo effetto in qualsiasi schema.
Un buon contrasto di forma è provvisto da Phlomis russeliana, specie erbacea per situazioni siccitose ornata da belle capsule sferiche disposte a diverse altezze sullo stelo che dapprima sostengono i fiori tubolari giallo pallido, tipici delle Labiatae, poi si induriscono fino a diventare legnose e si aprono per liberare i semi.
Altri elementi di facile associazione sono i fiori a margherita di Echinacea (prevalentemente rosa o bianche), Rudbeckia (gialle, arancio, cacao) ed Helenium (rosse, arancio e mattone), piante vigorose e rustiche che rallegrano le bordure in successione dall’estate all’autunno. Dopo la caduta dei petali, il prominente cono centrale sostenuto da steli sottili ed eretti che le caratterizza, si annerisce e, in massa, costituisce un elemento di forte interesse nell’intreccio di trame.
(tratto da “C’è chi invecchia bene”, di L. Ferrari, Giardinaggio n.10, 2009)