L'ape è carica di significati simbolici attribuitele nei secoli, ed è presente nell'arte e nella letteratura dagli albori della civiltà
L'ape è da sempre considerata un animale prezioso: nella storia dell'arte vi è una moltitudine di rappresentazioni storiche dell'ape in tutte le epoche e culture. Questo piccolo insetto accompagna l'uomo da sempre ed è considerato simbolo di dolcezza e purezza ma anche di saggezza e operosità lavorativa, e l'uomo ha sempre riconosciuto la sua indiscutibile l'importanza all'interno dell'ecosistema.
Nell'arte araldica l'ape è presente in varie casate nobiliari per rappresentare il simbolo di sovranità.
L'ape è modello di grandi insegnamenti: la simbologia di questa preziosa creatura porta l'uomo a riflettere sull'importanza del lavoro di gruppo, della cooperazione e della condivisione per uno stesso comune obiettivo.
Gli antichi Babilonesi, nel 1.600 a.C., veneravano Mithra, dio che veniva rappresentato nelle sacre scritture come un leone che teneva nelle sue fauci un’ape. Per gli antichi Egizi l'ape nata dalle lacrime di Ra aveva un origine divina e aveva il potere di riportare in vita dal regno dei morti il defunto se entrava nella sua bocca.
Per gli antichi Greci, Celti e Germani, l'ape produttrice di miele e pappa reale era simbolo di abbondanza e ricchezza, il suo sparire nei mesi freddi invernali e il ritorno in primavera veniva interpretato come l'eterna rinascita e il rinnovarsi della natura.
I Greci erano soliti consacrarla alla luna, consideravano l'ape un animale sacerdotale per la sua purezza e la vicinanza al mondo e al profumo dei fiori.
Nella religione, Zeus veniva chiamato Melisseo, ovvero uomo-ape, poiché, secondo la leggenda, da bambino venne nutrito dalle api di Creta e da esse avrebbe preso il colore dell'oro.
Nell'antica Roma l'ape è presente come simbolo di virtù, nella religione cristiana l'ape è il simbolo dello spirito santo, la sua rinascita primaverile dopo la sparizione invernale veniva associata alla resurrezione di Cristo. Secondo frate Bernardo da Chiaravalle, Sant'Ambrogio dice dell'ape: "la Chiesa è come un alveare in cui tutti i suoi membri cercano di acquisire solo il meglio ed evitare la superbia." L'ape viene raffigurata nelle rappresentazioni di Giovanni Crisostomo e Santa Rita da Cascia, l'ape viene raffigurata anche nello stemma di Papa Urbano III Barberini, ed è presente anche nell'emblema della famiglia Bonaparte.
In ambito profano l'ape regina, per molto tempo considerata un maschio, è stata eretta a simbolo della regalità.
Lo stemma gigliato francese è infatti una stilizzazione dell'alveare, nella Francia Imperiale era associata a nobiltà e ricchezza.
La prima testimonianza artistica dell'ape risale a ben 9.000 anni fa, nel Neolitico. Sulle pareti di una grotta della Spagna, precisamente a Cueva de la Araña, sono stati ritrovati raffigurati un alveare di api e un cacciatore di miele. Nel tempo e in giro per il mondo le api si trovano in ogni forma di arte, nel Medioevo vengono rappresentate in modo molto stilizzato, lo scultore Gian Lorenzo Bernini realizzò una delle opere scultoree più famose in tutto il mondo rappresentante le api, "la Fontana delle Api".
Anche in letteratura l'ape viene citata dai più grandi scrittori, tra i quali Dante Alighieri che nel XXI canto del Paradiso della Divina Commedia per parlare degli angeli le usa come metafora "Sì come schiera d'api che s'infiora/una fiata e una si ritorna/là dove il suo laboro s'insapora."
L'insetto d'oro viene nominato da numerosi poeti italiani quali: Lorenzo de' Medici, Pascoli, Trilussa; nella letteratura europea e americana parlano di api anche Pablo Neruda nella sua "Ode all'Ape" che elogia anche il suo aspetto combattente, Emily Dickinson, Sylvia Plath, e infine Alda Merini che scrive "sono una piccola ape furibonda".
Questo impollinatore così prezioso per l'equilibrio dell'ambiente ma anche tanto a rischio, ha assunto negli ultimi decenni un nuovo significato simbolico: quella di sentinella degli squilibri ambientali e di quanto ci occorra per il futuro del nostro mondo.