Due sono gli alberi da frutto che più di frequente i comuni cittadini provano a riprodurre da seme, quasi per gioco: il limone e l’avocado. Il primo (e gli agrumi in generale) perché il piccolo seme sembra maneggevole e facile a germogliare; il secondo perché l’enorme seme incuriosisce e permette, per il metodo di germinazione, di vedere la nuova pianta che nasce; entrambi infatti spesso si piantano in case con bambini, per farli assistere al miracolo della vita che germoglia.
Ciò non toglie che si possa provare con qualunque tipo di seme ricavato da piante alimentari – anche pomodori o zucche –, con la differenza che le piante orticole rimangono comunque annuali, mentre quelle da frutto sono perenni legnose, e quindi ci si può realmente ritrovare con una pianta alta un metro che continua a crescere e che produce frutti così così o non li produce affatto.
Cosa si può seminare?
Tutte le piante da frutto legnose a portamento arboreo: Pomacee come melo, pero, cotogno, nashi; Drupacee come ciliegio, albicocco, pesco, prugno e susino; agrumi quali limone, arancio, mandarancio, mandarino, pompelmo; e poi nespolo giapponese e germanico, giuggiolo, azzeruolo, vite, olivo, noce, nocciolo, mandorlo, per terminare con actinidia e fichi. Non il kaki perché generalmente il frutto è partenocarpico, ossia non fecondato, cioè non contiene semi.
Alberi da frutto: come disporre il seme
Ça va sans dire, ovviamente voi preleverete il seme da frutti appena mangiati e giudicati molto gustosi. Allora sciacquateli il prima possibile sotto l’acqua corrente, perché non devono mantenere residui di polpa che potrebbe farli marcire, e lasciateli asciugare su un foglio di carta assorbente.
Dopodiché una premessa: il seme vero e proprio è sempre contenuto all’interno di un guscio più o meno rigido, una “buccia” (tegumento) come nel caso degli agrumi o delle Pomacee, ma anche di nespolo giapponese, fichi e kiwi, o una scorza legnosa come per albicocco, pesco, noce ecc.
Allora le procedure si differenziano. I semi con la buccia si appoggiano su un foglio di carta assorbente sempre leggermente umido steso su un piattino e, quando si aprono e incominciano a far uscire il germoglio e la radichetta (ci vogliono dai 7 ai 20 giorni), si interrano a 1 cm di profondità (cercando di rispettare il verso radice-germoglio) in un vasetto di plastica da 12 cm con metà torba e metà sabbia da tenere anch’esse sempre leggermente umide. Posizionate il vasetto all’ombra luminosa all’aperto, tranne nel caso degli agrumi germogliati in autunno-inverno, che invece vanno tenuti in casa ma in una stanza fresca. Nella primavera successiva rinvasate in un contenitore del 20 oppure, se sono già trascorsi almeno 9 mesi, potete anche piantare direttamente in giardino o frutteto; se la pianta è più giovane (meno di 9 mesi), dovrà trascorrere un altro anno in vaso prima di essere messa a dimora in piena terra. Se il seme non germoglia entro un mese, potete gettarlo.
Nel caso di semi con guscio legnoso, interrateli direttamente in un vaso di plastica del 12 con una miscela di ¾ di torba e ¼ di sabbia di fiume, da tenere sempre leggermente umida; il vaso deve stare all’esterno anche durante l’inverno, ma riparato dalle precipitazioni. Il germogliamento dipende dalla stagione di semina: da marzo in poi avverrà entro un mese (ma attendete un totale di due mesi prima di svuotare il vaso causa fallimento), mentre da ottobre in poi si verificherà la primavera successiva da marzo (aspettate fino a maggio prima di alzare bandiera bianca).
Nota: il seme del nespolo del Giappone perde rapidamente germinabilità, quindi va seminato subito dopo averlo estratto dal frutto (entro un paio di giorni), anche in terra. Anche fichi e kiwi vanno seminati il prima possibile. Tutti gli altri vanno seminati entro un anno dalla raccolta.
Lo strano caso del seme di avocado
Per ottenere la germinazione del seme di avocado esiste un metodo collaudato e assai spettacolare, anche da proporre ai bambini per avvicinarli alle meraviglie della natura e del giardinaggio. Ed è anche molto facile ottenere una nuova pianta da seme: ponete il nòcciolo, con l’apice verso l’alto, in sospensione su un bicchiere (infilzandolo appena con tre stuzzicadenti appoggiati sul bordo) in modo che solo il fondo sia a contatto con l’acqua. In un mese uscirà una radichetta, da far irrobustire per un altro mese. Poi ponete la piantina in un vasetto di 20 cm di diametro, con un tutore alto 1 m, con terriccio per acidofile, torba, terra da giardino e sabbia in parti uguali. Attenzione: la crescita è molto rapida anche in casa, ma l’avocado mal sopporta i rinvasi; per questo il primo contenitore deve essere molto grande, in modo da allontanare l’operazione di rinvaso.
La nuova pianta da frutto e i suoi frutti
Altra premessa: tra la semina e la produzione dei primi frutti possono passare anche 5-10 anni. Naturalmente ipotizzando di essere nella zona geografica dal clima confacente alla specie: un avocado nato a Milano non fruttificherà mai. E ipotizzando anche che si tratti di specie autofertili: lo stesso avocado necessita di un compagn* per poter produrre frutti.
Ebbene, questi primi frutti possono essere di tre tipi: in pochi fortunatissimi casi, abbastanza simili per morfologia, dimensioni e sapore alla pianta madre (ammesso che vi ricordiate ancora dimensioni e sapore di quel frutto mangiato 10 anni prima); nella maggioranza dei casi saranno più piccoli, spesso molto più pelosi (es. pesche e albicocche) e con poco succo (es. agrumi); infine in una piccola parte dei casi non si verificherà proprio la fruttificazione.
Attenzione, i primi due anni di produzione spesso portano a frutti poco gradevoli anche nel caso di alberi da frutto di varietà certificate: la pianta è ancora in fase di assestamento in quel terreno, e potrebbe non sfruttare appieno i nutrienti del suolo. Prima di dichiarare un frutto immangiabile, assaggiatelo al terzo anno: se anche dopo 3 anni resta sgradevole, questo sarà il suo prosieguo per sempre.
Cosa vale la pena di seminare perché è facile ottenere un risultato accettabile? Il ciliegio (ciliegie piccole e leggermente amarognole ma gradevoli), il nespolo giapponese (spesso uguale alla madre), il melo (mele piccole e a volte asprigne ma piacevoli), il fico (è buono anche il selvatico, sebbene a volte un po’ stopposo), noce, nocciolo e mandorlo (per tutti, frutti un po’ più piccoli e a volte con guscio più duro).
Cosa invece dà sempre risultati pessimi? Pesco e albicocco (frutti piccoli, duri, pelosissimi ma con buccia difficile da staccare), limone e agrumi in genere (esperìdi piccoli, durissimi e senza succo).
Perché capita questo fenomeno? Innanzitutto perché il seme deriva da riproduzione sessuata, quindi oltre la madre c’è anche un padre (ignoto) e non è detto che dall’unione scaturiscano piante figlie con frutti gustosi, sicuramente saranno diversi da quelli della madre. Poi da seme si ottengono piante selvatiche, cioè non manipolate dall’uomo: i frutti selvatici non hanno caratteristiche accettabili dai palati odierni, altrimenti avremmo continuato a cibarcene senza intraprendere fin dall’epoca Romana la strada della selezione e miglioramento genetico. In genere le piante da frutto da seme vengono utilizzate in vivaio come portainnesto, perché sono molto robuste e crescono velocemente: si chiamano “franco” (es. ciliegio innestato su franco).
Cosa fare con un albero da frutto da seme che non produce buoni frutti
È evidente che, se la piantina non produce frutti o li produce immangiabili, le strade sono due: estirparla oppure innestarla. L’innesto è la soluzione migliore: permette di ottenere esattamente le varietà desiderate, risparmiando alcuni anni di tempo rispetto alla piantagione dell’astone acquistato in vivaio, perché gli innesti in genere fruttificano già dal secondo anno.
L’innesto è obbligatorio per gli agrumi (da seme si ottengono solo piante selvatiche, con le spine, dai frutti piccoli e senza sugo), gli albicocchi e i peschi, ed è consigliabile per l’olivo (olivastro con drupe molto piccole, non utilizzabili da tavola e difficili da molire al frantoio) e per la vite (acini piccoli, difficilmente utilizzabili per il vino).
Attenzione: gli innesti attecchiscono meglio su piante entro i 5-6 anni d’età, anche se nulla vieta di innestare oltre questo limite, non più il tronco bensì i rami. Quindi, se il vostro albero da frutto da seme iniziasse a produrre frutti a partire dal quarto anno, aspettate il quinto anno per assaggiare la nuova produzione e, se non vi soddisfa, nella primavera o estate del sesto anno procedete con l’innesto.