Presi a calci e a manate, ma anche ricevuti con noncuranza, branditi come un fastidio e subito regalati a qualcun altro, quasi che scottassero nelle mani: i fiori confezionati in splendidi bouquet uno più bello dell’altro sono stati vissuti come un oggetto indesiderato di cui liberarsi al più presto da tutti gli ospiti del Festival di Sanremo appena conclusosi. Quello che normalmente dovrebbe essere un gradito omaggio, un mazzo di fiori, è stato vissuto come un orpello inutile di cui non si sente il bisogno. Sia dagli uomini, che fino a questa edizione non venivano omaggiati florealmente, sia dalle donne.
Non è esattamente la pubblicità giusta per la floricoltura ligure che, fin dal lontano 1945 con il vivaista Amilcare Rambaldi, concertò per creare proprio il Festival della Canzone italiana per fare pubblicità alla città di Sanremo e ai magnifici fiori recisi del Ponente ligure.
Tanti modi per bistrattare i fiori di Sanremo
Senza ricordare ancora il gesto scellerato di Blanco distruttore di rose, è bastato guardare come gli altri cantanti e ospiti hanno accolto il mazzo destinato a ognuno di loro. Raramente elevato al cielo in uno sfogo liberatorio, più facilmente portato come si porta un ombrello. Qualcuno ha tentato persino di rifiutarlo o lo ha regalato ad altri dello staff (sarà stato un omaggio sincero?), intero o sfilando singoli fiori per singole persone (forse per il Fantasanremo?). Altri li hanno addirittura lanciati in platea: quale gesto più macroscopico di disinteresse? Quasi tutti lo hanno abbandonato nello studio di Radio2, come ha candidamente dichiarato Ema Stockholma durante una diretta con Amadeus in pieno Festival, aggiungendo un terribile appello: «Non regalate più fiori, perché tanto ce li lasciano qui e siamo già pieni». Sottinteso: neanche noi li gradiamo e sappiamo cosa farcene…
Ci fosse stato un cantante o un ospite che, ricevendoli, avesse esclamato: «Che belli!», o addirittura li avesse guardati(nessuno, ricevendoli, li ha degnati di uno sguardo!), o perfino avesse provato ad annusarli (c’erano anche le violacciocche…) che è un gesto istintivo per chi ama i fiori.
Il massimo dell’apprezzamento è venuto da Lazza, classe 1994, che ha girato tutta la platea dell’Ariston per donarli alla mamma, talmente commossa da non farci capire se, almeno lei, li apprezza anche di per sé e non solo per il tenero gesto del figliolo.
Insomma: se il 73esimo Festival di Sanremo doveva essere la vetrina del fiore ligure da mostrare all’Italia e all’Europa, l’obiettivo è stato completamente mancato. Tempo, fatica e soldi buttati via da centinaia di persone, dai florovivaisti e loro dipendenti fino ai fioristi che hanno confezionato le composizioni e ai corrieri che le hanno trasportate all’Ariston.
E se il protocollo non cambia (ed è lo stesso ormai da parecchi anni), il rischio è quello di ripetere il flop di anno in anno. Allora, che fare?
5 azioni promo per i fiori di Sanremo
Concretamente, ci sono piccole ma preziose azioni che le Associazioni italiane di Floricoltori possono mettere in campo a ridosso della manifestazione (7-10 giorni prima dell’inizio).
- Un comunicato stampa che riepiloghi quante (e quali) aziende floricole liguri forniscono i fiori per il Festival di Sanremo, quali fiori saranno (basta il nome italiano, visto che si tratta di varietà), chi saranno i fioristi a eseguire le composizioni e con quali criteri. Con una decina di foto di fiori/fioristi/composizioni floreali. Quest’anno invece è arrivato solo uno scarno comunicato di Confagricoltura Liguria, senza foto, che parlava di «12 floreal designer sfidatisi» senza dire chi ha vinto e «I bouquet vincitori sono un tripudio di garofani, bocche di leone, strelizie e altre cultivar liguri per la sezione “Sanremo anni 60”, mentre per la sezione “Sanremo d’oggi” dominano ranuncoli, anemoni ed eucalyptus». Un po’ poco, se l’intento era quello di farsi pubblicità…
- Un video promo in cui riassumere il comunicato stampa (basta un minuto, con sottotitoli). Sicuramente da promuovere sui siti delle Associazioni floricole, ma anche delle aziende vivaistiche coinvolte. Se possibile, anche sul portale della Regione Liguria e delle TV private e media liguri. E magari anche come promo di Sanremo nell’ambito del Prima Festival o fra le pubblicità di Rai1 durante le cinque serate di Festival.
- Una riunione con il regista e i cameramen, i conduttori del Festival e i cantanti in gara – perché si immagina che sia poco possibile coinvolgere anche tutti gli ospiti – per spiegare loro l’importanza di questi mazzi di fiori ai fini pubblicitari, affinché la regia li inquadri almeno ogni tanto in primo piano (negli anni ’80, quando ornavano il bordo-palco, la regia era indottrinata a riprenderli costantemente…), i conduttori ne sottolineino la bellezza e i cantanti/ospiti non facciano a gara per liberarsene (perlomeno, non a favor di telecamere!).
- Secchi d’acqua dietro le quinte, dove gli omaggiati possano abbandonare il bouquet indesiderato, in modo che le maestranze possano prenderselo e portarselo a casa ancora vitale e non disseccato: ci sarà qualcuno fra i tecnici e gli operai che si sentirà onorato ad avere uno di questi bellissimi (e costosi) mazzi firmati…
- Infine, azzardiamo anche quest’ultima proposta: vasi per fiori anche nei camerini e nelle stanze d’albergo (e ristoranti? Visto che spesso mangiano dopo la trasmissione) di conduttori/cantanti/ospiti. Magari ci sono già, magari non serviranno, però a qualcuno fra il centinaio di personaggi coinvolti nel Festival può far piacere tenere i mazzi nella propria stanza, fino al ritorno a casa. Almeno, a noi che le piante le amiamo piace pensarla così!