Alla fine di novembre è tradizione comprare stelle di Natale e alberi di Natale nei garden center o rivendite agrarie, ma quest’anno potrebbe non essere così semplice: ci sono infatti Amministrazioni locali, comunali o regionali, che nella Zona Rossa o Arancione, hanno interpretato l’ultimo DPCM del 3 novembre scorso in maniera restrittiva, imponendo la chiusura ai garden center, agrarie, fiorai e negozi di piante.
Così come sono stati chiusi, in alcuni Comuni, gli angoli dedicati a piante e fiori all’interno di molte strutture come centri commerciali, supermercati e ipermercati. E anche i punti vendita che superano i 250 metri quadri – molti garden superano facilmente queste dimensioni – sono stati serrati. Infine, ci sono sindaci che hanno impedito la vendita anche agli ambulanti di piante e fiori all’interno dei mercati agricoli cittadini per la vendita di generi alimentari.
Perché i garden devono restare aperti
Ebbene, secondo Coldiretti il DPCM 3-11-2020 consente l’attività di vendita di piante e fiori perché considerata un completamento e uno sbocco della filiera agricola, regolarmente attiva. E segnala che: «L’ingiusta chiusura di garden e dettaglio di fiori e piante mette a rischio i circa 13,5 milioni di alberi di Natale veri e di stelle di Natale che ogni anno trovano spazio nelle case degli italiani in occasione delle feste, secondo una tradizione consolidata».
Coldiretti sconsiglia l’acquisto di alberi di Natale di plastica, perché arrivano molto spesso dalla Cina e, non solo consumano petrolio e liberano gas ad effetto serra per la loro realizzazione e il trasporto, ma impiegano oltre 200 anni prima di degradarsi nell’ambiente.
Al contrario, gli alberi naturali sono coltivati nei vivai soprattutto nelle zone montane e collinari in terreni marginali altrimenti destinati all’abbandono, e contribuiscono a migliorare l’assetto idrogeologico delle colline e a combattere l’erosione e gli incendi.
Compriamo piante e fiori italiani
Quindi rechiamoci nei punti vendita, nella speranza che le Autorità revochino le ordinanze di chiusura nelle Zone Rosse e Arancioni, e oltre all’albero natalizio e alle stelle di Natale, comperiamo anche i ciclamini e le altre tipologie di piante in vaso e di fiori recisi: sono tutti già pronti per la vendita ma rischiano di venire nuovamente – come in primavera – buttati.
Il danno sarebbe gravissimo per un settore che ha già pagato un conto da oltre 1,5 miliardi di euro a causa della pandemia, per i limiti a matrimoni, eventi e cerimonie, con la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro, dai vivai fino ai negozi.
Diamo tutti una mano a questo comparto chiave del made in Italy agroalimentare, che produce un valore di 2,57 miliardi di euro grazie a 27mila imprese con circa 200mila posti di lavoro, ma che ora si trova in gravissime difficoltà.